Metalmeccanica: a Lecco s’impenna la cassa integrazione

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LECCO – Cresce la cassa integrazione per le aziende metalmeccaniche: a Lecco si è passati da 814.778 ore nel 2011 a 1.193.239 ore nel 2012. A settembre di quest’anno la percentuale di ore di C.I.G. rispetto al totale generale, è stata del 60%. A rilevarlo uno studio sugli ammortizzatori sociali realizzato dalla Fiom Cgil Lombardia sulla base dei dati Inps. L’aumento si è verificato in tutta la regione, anche se quella lecchese è tra le province lombarde dove si è riscontrato maggiore ricorso agli ammortizzatori sociali, insieme a Bergamo, Sondrio e Pavia.

Guardando ai dati complessivi della regione, lo scorso mese le ore di cassa integrazione nel settore metalmeccanico sono state 7.510.791, mentre nel settembre 2011 sono state 6.886.474. Anche per quanto riguarda gli altri comparti lombardi (tra i quali il tessile, il chimico, dei trasporti, etc.) emerge un aumento da 17.964.885 ore nel 2011 a 18.530.670 nel 2012.

Considerando invece il periodo da gennaio a settembre del 2011 e confrontandolo con quello di quest’anno si vede che la cassa integrazione per i meccanici in regione Lombardia è leggermente diminuita, passando complessivamente da 72.888.397 ore nel 2011 a 68.711.046 ore nel 2012. Cresciuto, invece, il dato generale dei diversi settori lombardi, con un passaggio da 164.560.243 ore nel 2011 a 173.784.531 ore nel 2012.

“E’ preoccupante – dice Mirco Rota, segretario generale Fiom Cgil Lombardia – il fatto che in alcune province fortemente industrializzate come Bergamo, Lecco, Mantova e Varese ci sia stato un forte aumento della cassa integrazione. Un utilizzo massiccio degli ammortizzatori sociali anche per il 2013 metterebbe a dura prova il sistema produttivo lombardo soprattutto per quanto riguarda le piccole e medie imprese. Per questa ragione è necessario che anche da parte della Regione si valutino tutte le iniziative per fare ripartire l’economia, garantendo la cassa in deroga anche per il 2013”.

“Non ci si può occupare solo di schieramenti e primarie – conclude Rota – anche perché i dati dimostrano che l’unica cosa che è stata rottamata sono le imprese e migliaia di posti di lavoro”.