LECCO – Rivoluzione in vista per le tariffe delle mense scolastiche: la Giunta comunale di Lecco ha messo a punto un’ipotesi di modifica al sistema tariffario che passerebbe da un suddivisione in quattro fasce in base ai limiti di reddito ad un modello basato invece sull’indicatore ISEE ed articolato in ben 37 differenti ripartizioni.
Attualmente, i costi a carico delle famiglie per il servizio di ristorazione scolastica partono da un minimo di 1,55 euro a pasto ad un massimo di 5,30 euro; nel mezzo ci sono altre due tariffe (2,60 euro/ 4,20 euro) corrispondenti ad altrettanti livelli di reddito ed una tariffa per gli studenti non residenti in città di 5,70 euro.
Le modifiche al vaglio della Commissione consigliare porterebbero ad un innalzamento della tariffa minima ad 1,70 euro e di quella per gli studenti non residenti a 6,10 euro (praticamente il prezzo pieno del pasto pagato all’azienda fornitrice del servizio); la riforma principale, però, è il frazionamento nelle oltre trenta diverse tariffe rivolte a circa 2276 studenti.
Secondo i dati resi noti dai tecnici comunali, dei 313 alunni che oggi pagano la tariffa minima per pasto, prevista dalla fascia D, saranno solo in 46 a mantenere tale tariffa (seppur aumentata di 15 centesimi), i restanti 267 verrebbero spalmati sulle altre fasce tariffarie; lo stesso avverrebbe per gli oltre 1200 che appartengono alle attuali fasce B e D, mentre rimarrebbero sostanzialmente invariati nei numeri di quanti si ritroverebbero a pagare la tariffa massima (da 830 utenti a 865).
“E’ una ridistribuzione che vuole stabilire una maggiore equità nel pagamento del servizio – ha spiegato l’assessore all’Istruzione, Francesca Bonacina – E’ chiaro che se si potesse far pagare solo meno ne saremmo tutti contenti, ma oggi ci sono famiglie che pagano la stessa tariffa di altre che hanno redditi di molto superiori ai loro”.
Riguardo all’innalzamento della tariffa minima, l’assessore ha spiegato: “Da almeno quattro anni questa tariffa è rimasta bloccata, senza mai applicare l’indicizzazione Istat, per la nostra scelta di lavorare sulle fasce medio-alte; nell’ottica di questa ricalibratura si è però ritenuto opportuno mantenere le tariffe in equilibrio anche per quanto riguarda la minima, che costituisce il punto di partenza del nuovo sistema”.
Per abbattere il prezzo pagato dai non residenti, invece, l’Amministrazione guarderebbe alla convenzione con gli altri Comuni anche se, per ora, i risultati sono non allettanti: come confermato dall’assessore Bonacina, al momento si sono convenzionati solo Pescate, Galbiate, Garlate e Malgrate. Altra nota riguarda un ulteriore esborso del Comune rispetto agli stanziamenti già previsti, che varierebbe da poco più di 7 mila euro ad un massimo di 30 mila euro.
Il progetto è già al centro della discussione istituzionale, ma a giudicare dai dubbi esposti praticamente ad unanimità dalla Commissione consigliare, potrebbe subire modifiche prima della sua approvazione.