LECCO – L’Api di Lecco guarda positivamente al rallentamento dei negoziati riguardanti il Trattato di Libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti (Ttip), segno evidente della volontà delle istituzioni europee di ripensare alcune condizioni, nonostante si auspicasse da più parti una ratifica in tempi brevi. La posizione di Api deriva dal fatto che l’attuale versione del trattato avrebbe gravi ricadute su almeno cinquanta aziende lecchesi attive nei settori alimentare, tessile, metalmeccanico, elettronico e della plastica, conseguenze che l’Associazione dei Piccoli e Medi Industriali intende scongiurare.
“Siamo da sempre sostenitori convinti del libero mercato, nella convinzione che gli accordi commerciali promuovano gli investimenti e creino nuove opportunità per le imprese – ha dichiarato Luigi Sabadini, presidente dell’Api di Lecco – ma è dal 2014 che ribadiamo con decisione, sia come Confapi e soprattutto a livello europeo come Cea Pme (Confederazione Europea delle Associazioni delle Piccole e Medie Imprese) che la rimozione degli ostacoli al libero scambio e agli investimenti non può essere fatta a scapito delle Piccole e Medie Industrie. Grazie alle nostre pressioni finalmente la situazione sta cambiando: se la Francia ha dichiarato che il Ttip non è all’ordine del giorno, anche il nostro Ministro dello Sviluppo Economico ha escluso firme e ratifiche a breve. Sono segni incoraggianti della volontà di un attento e serio ripensamento anche di alcune clausole previste dalla bozza del trattato che penalizzerebbero gravemente le imprese del nostro territorio e del nostro Paese”.
Questi, secondo Api, gli elementi del trattato attualmente più preoccupanti, poiché danneggerebbero per un verso le aziende e per l’altro i consumatori italiani:
Corti arbitrali: per la risoluzione delle controversie, il Ttip prevede l’istituzione di una corte arbitrale internazionale. I processi in regime arbitrale, tuttavia, oltre a formulare sentenze a porte chiuse e a non ammettere appello, durano mediamente quattro anni e prevedono un costo superiore a sette milioni di euro, evidentemente non sostenibile da aziende di piccole o medie dimensioni. La proposta di Api è, quindi, di pensare in primo luogo a come sfruttare al meglio le istanze giuridiche nazionali già esistenti e non creare una giustizia parallela, per di più troppo costosa.
Armonizzazione degli standard: è essenziale valutare con attenzione i rapporti di forza che andrebbero a instaurarsi tra aziende statunitensi ed europee. Per esempio, ad oggi gli esportatori del settore elettronico o metalmeccanico per poter commercializzare i propri prodotti negli Stati Uniti devono ottenere fino a 50 documenti di certificazione e autorizzazione, quando agli americani basta un’unica procedura per esportare in tutti i 28 Stati dell’Unione: si mette in atto in questo modo una gravissima distorsione della libera concorrenza che il Ttip attualmente non si preoccupa ancora di risolvere.
Consiglio di regolazione: si tratta dell’ente preposto dal Ttip a regolare l’armonizzazione degli standard tra Unione Europea e Stati Uniti. Questo organo non prevede il coinvolgimento delle istituzioni rappresentanti gli interessi delle Pmi. Api sostiene, invece, che il Consiglio di regolazione non debba assolutamente agire in maniera indipendente e senza coinvolgere gli imprenditori di aziende medio-piccole, altrimenti si ha motivo di temere che su regole e standard futuri detteranno legge solo le grandi società.
Protezione dei consumatori: mentre in Italia e in Unione vige il principio di precauzione, secondo il quale i prodotti possono essere messi sul mercato solo a seguito di numerosi test e dell’ottenimento di autorizzazioni specifiche, negli Usa, sulla base del principio del follow-up, le aziende possono commercializzare immediatamente, senza sostenere ulteriori costi o ritardi, con la possibilità di una causa legale solo a posteriori. Per l’Associazione Piccole e Medie Industrie la tutela del consumatore finale è di importanza fondamentale e gli standard raggiunti in Unione devono essere assolutamente difesi e garantiti anche dalle imprese statunitensi. Le nostre aziende sarebbero, inoltre, gravemente danneggiate in termini di competitività se gli esportatori americani non si attenessero ai vincoli dettati dal principio di precauzione.
Sulla scorta di quanto rimarcato con forza anche dal presidente di Confapi Maurizio Casasco, in visita sul nostro territorio in occasione dell’Assemblea Annuale dell’Api di Lecco dello scorso 28 giugno, l’Associazione torna a ribadire che il Parternariato Transatlantico per il commercio e gli investimenti è imprescindibile, ma non è possibile cedere a troppi compromessi: le Pmi, asset strategico dell’economia lecchese, italiana ma anche europea, devono essere tutelate e sostenute.