L’Ats Brianza cerca strutture per l’isolamento dei malati Covid non gravi
Gli albergatori : “Non siamo ospedali, il nostro personale non è preparato per questo”
LECCO – I numeri della pandemia tornano a salire, meno nel lecchese rispetto ad altri territori, ma con la crescita del contagio torna anche la preoccupazione. Se in ospedale al momento la situazione sembra sotto controllo, l’Ats Brianza, su indirizzo di Regione Lombardia, ha cominciato una nuova ricerca di posti disponibili per ospitare quei malati Covid non gravi.
Si tratta di “soluzioni alternative al domicilio – spiega ATS – laddove lo stesso non fornisca condizioni adeguate a effettuare il corretto isolamento del soggetto (casi sospetti e successivamente accertati, contatti di caso)” quindi “consentire l’accoglienza e isolare in strutture adeguate persone potenzialmente contagiose (COVID-19 positive), asintomatici/paucisntomatici, per ridurre il rischio di diffusione dell’epidemia in contesti familiari, in situazioni abitative collettive o non idonee”.
Il bando (due per la precisione, uno dedicato alle persone in stato di fragilità) punta a raccogliere “manifestazioni di interesse da parte di enti e soggetti diversi titolari di strutture alloggiative alberghiere o di altra soluzione di ospitalità sul territorio, compresi appartamenti”.
Il termine per avanzare le adesioni è fissata al 23 ottobre. ATS riconoscerà 70 euro al giorno per camera occupata, un compenso che può salire ad 80 euro se l’albergo è in grado di fornire anche servizi aggiuntivi sanitari, come il monitoraggio della temperatura corporea e della saturimetria dei pazienti, coordinamento dell’attività di esecuzione dei tamponi, mantenere i contatti con Guardia Medica o le unità operative Usca in caso di necessità.
Federalberghi: “Non siamo operatori sanitari, piuttosto chiudiamo”
Il bando è stato accolto con una certa freddezza dagli operatori del settore alberghiero che, pur provati da una stagione non certo soddisfacente, non vedono appetibilità nella proposta di Ats:
“Per le grosse strutture, con costi di gestione importanti, non è pensabile ed è controproducente a mio avviso, piuttosto chiudiamo per riaprire in primavera, così come molti hanno già previsto. Forse è più facilmente ricevibile per operatori piccoli ma sempre con tante incognite anche perché significherebbe dare un’esclusiva, rinunciando ad altra clientela, impensabile fare coesistere malati e turisti – spiega Severino Beri, presidente di Federalberghi Lecco e direttore del Royal Vittoria e Villa Cipressi di Varenna – il personale degli alberghi è stato formato in questi mesi rispetto alle misure anti-Covid, quindi per la pulizia e per la sanificazione dei locali, ma ben diverso è fare assistenza a dei malati per la quale servono figure infermieristiche”.
Per Beri “è più opportuno cercare strutture in disuso di enti pubblici, stabili o caserme non utilizzati, oppure altre strutture sanitarie”. Nei mesi scorsi era stato allestito a tale scopo parte dell’ospedale di Bellano, una proposta che era stata avanzata dal Comune era quella di predisporre l’ex Ferrhotel, già centro di accoglienza per i migranti.
“Le strutture principali ora si preparano a chiudere dopo una stagione super corta – aggiunge Beri – qualcosa siamo riusciti a fare questa estate, meno degli altri anni mancando i turisti americani, ma abbiamo lavorato bene con l’Europa e anche gli italiani hanno riscoperto i laghi”.
Tra gli operatori c’è chi ha già dato il suo contributo, come l’Hotel Alberi di Lecco: “Durante la pandemia abbiamo già ospitato il personale medico in servizio all’ospedale e l’equipe arrivata dalla Romania – ci spiegano – diverso è ospitare dei malati in quarantena, cosa per la quale crediamo sia giusto se ne occupino le strutture sanitarie, anche perché oggi stiamo lavorando a regime”.
Anche in Brianza, all’Hotel San Martino non si esprimono al momento positivamente sul bando anche perché la situazione dopo il lock down è ritornata alla normalità.
Il sindacato Uil: “Siamo in ritardo, serve una cabina di regia”
“Apprendiamo che l’Ats Brianza cerca alberghi per far alloggiare i pazienti COVID-19 positivi, per evitare i contagi ai familiari. Questo noi della Uil Fpl del Lario lo avevamo chiesto in pieno lockdown” ricorda in una nota il segretario sindacale Massimo Coppia.
“Ma soprattutto – aggiunge – chiedevamo fortissimamente una ‘cabina di regia’. Lo scopo era quello di fare rete sul territorio lecchese con tutti gli attori istituzionali, proprio allo scopo di allocare i pazienti positivi e che non necessitavano di un ricovero ospedaliero. Allora avevamo ragione noi e l’idea era percorribile. Dispiace constatare il ritardo e che poteva essere meglio gestita anche con l’aiuto del sindacato confederale della Uil del Lario. Resta ben inteso che la Uil Fpl del Lario rimane ed è sempre disponibile a dare il proprio contributo ai tavoli istituzionali, laddove vengano indetti”.