LECCO – Riceviamo e pubblichiamo.
“Viene da chiedersi, perché il direttore Generale dell’Ospedale, Lovisari, ha iniziato in questi giorni a parlare sulla stampa, di alienazione di villa Eremo, cioè della vendita di questo pezzo della città di proprietà dell’Ospedale Manzoni. Lovisari giustifica in due modi questo pensiero. Il primo perché la villa, nelle condizioni in cui è rappresenta un pericolo per il quartiere. Il secondo è di carattere economico, l’ospedale infatti non avrebbe i soldi per sistemarla. Ma sorge ovvia la domanda su questo secondo punto, perché fino ad ora non è stata restaurata dallo stesso ospedale lasciando andare questo bene letteralmente in malora? Queste note, gettano sul campo non pochi interrogativi. In realtà agli occhi di molti, l’ospedale, non ha di fatto saputo gestire in modo adeguato e consono alla sua entità e realtà storica questo bene che rappresenta un pezzo di quella storia di Lecco che non deve e non può essere mercificata. Non è inoltre ammissibile la leggerezza con cui lo stesso Lovisari, come per lavarsi la coscienza con la città, possa poi auspicarsi un utilizzo della villa a fini istituzionali da parte dell’acquirente pensando ad un centro per la ricerca o di professionalità per il territorio ben sapendo invece che la villa stessa proprio per la sua caratteristica ed ubicazione, una volta venduta, diverrebbe invece un pezzo appetibile per fini edificatori. Questa operazione immobiliare che Lovisari vorrebbe compiere, deve far seriamente riflettere i cittadini lecchesi per diversi motivi ma soprattutto per la scarsa lungimiranza economica per la quale si è arrivati fino a questo punto.
In questi anni infatti l’ospedale ha messo in cantiere numerosi progetti, costati cifre faraoniche di danaro pubblico. Ricordiamo la Cardiochirurgia, ultima nata di una serie di cardiochirurgie Lombarde che ci fa essere in Lombardia, ben oltre la media europea della necessità per abitante, ma costata circa 20 milioni di euro senza contare quanto già venne spesso nel vecchio ospedale in via Ghislanzoni dall’allora Rotasperti, frutto economico in questo caso, di un lascito da parte di una generosa famiglia della zona. Il progetto di realizzare i trapianti di rene a Lecco e la sua preparazione, che di fatto è stato un flop, poiché nell’ospedale di Lecco realmente, è stato realizzato un solo intervento di trapianto renale. A tutti noi cittadini che frequentiamo per vari motivi il Manzoni, è evidente il danaro pubblico gettato per il sistema di gestione del parcheggio a pagamento messo in atto dall’allora direttore generale Rotasperti e mai utilizzato ed oggi, a breve, ancora da ricostruire se si partirà con il pagamento dei parcheggi. I lavori di sistemazione all’esterno del Pronto Soccorso, lavori tutt’altro che di poco valore economico ma realmente utili di questi tempi? Infine è di pochi giorni fa la notizia dei soldi spesi per profumate consulenze, circa 3 milioni di euro, in parte sicuramente per dare qualità all’ospedale ma alquanto bizzarre e opinabili per quanto riguarda la voce “Eventi Emozionali Outdoor” dell’importo di ben 48810 euro usati per far sentire i dirigenti ospedalieri “ Una Squadra” (affermazione riportata sulla stampa locale)!
Viene da chiedersi, ma in questi anni perché non si è fatto un progetto con Regione Lombardia, visto i soldi buttati dall’ospedale, progetto orientato invece a risanare villa Eremo di proprietà, val la pena ricordarlo ancora una volta, proprio di questo Ospedale. Una restaurazione pensando a sinergismi con l’Università per fare quella ricerca tanto auspicata oggi dal Direttore Lovisari. Ricerca e nello stesso tempo ottimizzazione di un bene con il quale si sarebbero potute fare moltissime altre cose molto più concrete per il territorio. Una a caso per tutte. Proviamo a pensare in quale stato si lavora al centro Psico Sociale, posto ancora in via Ghislanzoni, nel vecchio ospedale. Pensiamo in quale stato si trovano i pazienti di fatto curati dentro ad un cantiere, quello del Politecnico. Queste sono decisamente cose su cui soffermarsi quando si mette nell’ordine degli interventi un progetto di alienazione dei beni pubblici. Deve far pensare anche come sono stati spesi dei soldi pubblici ed è giusto considerare se fin qui si è badato più alle apparenze che alle reali necessità da parte dell’azienda ospedaliera del territorio.
Siano concessi questi pensieri, del tutto legittimi almeno su quanto è visibile all’esterno di questo grosso apparato pubblico, che è tra le prime azienda lecchesi in termini di fatturato e il cui direttore generale si sforza di gestirla più come un azienda privata che un bene a disposizione della collettività e come tale a carico economico dei contribuenti.
Quindi riterrei importante considerare questa iniziativa di alienazione di villa Eremo, come una mediocre operazione immobiliare che ha avuto come causa iniziale una scarsa attenzione di chi ha amministrato e sta amministrando l’ospedale ma che ancora una volta i cittadini purtroppo stanno pagando e pagheranno sia perché rischiano di perdere un bene storico della città sia perché ancora una volta i soldi pubblici sono stati buttati dalla finestra senza fare ciò di cui c’è invece bisogno. E in questo momento tutto ciò fa molto male soprattutto alle nostre tasche di cittadini ma anche come utenti di una sanità che sembra essere sempre più utilizzata da chi la dirige come un proprio palcoscenico o nelle migliori ipotesi come un documentario dell’istituto Luce. I cittadini guardano. Grillo Docet.
Alberto Panzeri