A Palazzo delle Paure un pomeriggio tra aneddoti e ricordi di alpinisti, storici e giornalisti di montagna
Una monografia approfondita sull’alpinista lecchese che ripercorre i suoi 100 anni di vita
LECCO – Grandi nomi dell’alpinismo e grandi firme del mondo montagna ieri, martedì, a Palazzo delle Paure di Lecco dove è stato presentato lo “Speciale Meridiani Montagne” dedicato a “Riccardo Cassin e la Grignetta”.
“Una monografia approfondita sull’alpinista lecchese che ripercorre i suoi 100 anni di vita, sia sotto il profilo alpinistico sia umano – ha detto Paolo Paci, direttore scientifico di Meridiani Montagne -. Inoltre, è focalizzata sul gruppo delle Grigne, dai tempi delle prime esplorazioni alpinistiche alle ultime realizzazioni e contiene un ritratto della Lecco degli
anni Trenta. Cassin può essere considerato l’inventore dell’alpinismo moderno, ha dato un impulso incredibile all’alpinismo degli Anni ’30”.
Lo speciale, però, contiene anche i tratti più inediti del grande alpinista: il Cassin padre, nonno e bisnonno o il Cassin imprenditore. A parlarne la nipote Marta Cassin, Fondazione Riccardo Cassin; Alessandro Gogna, alpinista e storico dell’alpinismo; Eugenio Pesci, alpinista e filosofo; Anna Masciadri, giornalista e Alberto Benini, scrittore e storico dell’alpinismo.
Ognuno di loro è partito da un ricordo per approfondire un tratto particolare di quello che è stato definito un uomo geniale: “Cassin è la storia del ‘900: ha vissuto le due guerre mondiali e con lui l’alpinismo lecchese ha fatto il salto di qualità” ha ricordato Anna Masciadri. Mentre Eugenio Pesci si è soffermato sulla sua “grandissima capacità di ricordare i particolari di vie anche non sue. Era prodigioso nella capacità di ricordarsi dove aveva piantato un chiodo. Riviveva quei momenti con una partecipazione che mi aveva colpito molto. Viveva di arrampicata con un amore profondo che univa l’aspetto tecnico all’aspetto umano”.
Alessandro Gogna è tornato al giorno in cui l’aveva conosciuto: “Avevamo appena ripetuto la sua via alla Nord Est del Badile in invernale e aveva voluto incontrarci. Mi ha stupito la fiducia che aveva concesso a un gruppo di giovani sconosciuti – ha ricordato -. Noi la fiducia la chiediamo sempre ma non la diamo mai, ma le persone grandi sono quelle capaci di concederla facilmente. Per Cassin il bicchiere era sempre mezzo pieno”. E poi i ricordi della nipote Marta e della volontà di costituire una fondazione per non disperdere l’immenso patrimonio di storia lasciato dal nonno: “Per noi è un onore e un dovere continuare a parlare del nonno – ha detto -. Ho iniziato a lavorare con lui alla fondazione e ho continuato dopo la sua morte, ancora oggi ogni cassetto che apriamo ci regala ancora moltissime sorprese. Io sono sempre più orgogliosa di tutto ciò che ci ha lasciato e poi c’è l’aspetto più intimo perché colui che viene ricordato nel mondo era prima di tutto mio nonno”.
Compito di Alberto Benini tracciare il quadro storico in cui Cassin è cresciuto: “Cassin si inserisce in una Lecco in evoluzione dove lui è sì più intelligente degli altri ma soprattutto, non essendo nato qui, è capace di mantenere lo sguardo di quello che arriva da fuori. Esistono alpinisti bravi? Di sicuro esistono alpinisti vecchi e Cassin ha vissuto 100 anni”.