Partecipata la Commissione IV del Comune di Lecco che ha messo a fuoco un problema in crescita
Presenti i vertici del Soccorso Alpino lombardo e lecchese, il responsabile di Areu Lecco e il Cai regionale
LECCO – Sicurezza in montagna e possibili strategie locali e proposte su scala regionale, è questo il tema su cui, ieri sera, si è confrontata la Commissione IV del Comune di Lecco, alla quale hanno preso parte anche i vertici del Soccorso Alpino lecchese e lombardo: Luca Vitali presidente regionale, Marco Anemoli Delegato della XIX Delegazione Lariana, Massimo Mazzoleni e Giorgio Molteni rispettivamente capo e vice capostazione della Stazione di Lecco; con loro sono intervenuti anche il presidente del Cai regionale Emilio Aldeghi e il Responsabile Areu Lecco Dottor Mario Cerino.
Ad accendere i riflettori sul tema della sicurezza in montagna e sulla necessità di intraprendere azioni di formazione e in-formazione è stato Alessandro Spada capo della stazione del Soccorso Alpino Valsassina e Valvarrone che proprio dalle pagine del nostro giornale, ha lanciato un appello chiedendo la “creazione di un tavolo di lavoro aperto ad enti, associazioni, istituzioni, media e liberi cittadini per dare vita ad un progetto di educazione alla montagna”.
Troppi incidenti, troppi morti sulle montagne lecchesi con numeri in costante aumento soprattutto nel post Pandemia, dati che hanno portato Spada a richiamare l’attenzione di tutti i possibili “attori” in gioco per trovare possibili soluzioni atte a recuperare la “cultura della montagna”.
A Lecco, il primo a raccogliere l’invito è stato il consigliere di minoranza Filippo Boscagli arrivando cosi alla convocazione della Commissione di ieri sera.
Ad aprire i lavori è stata la presidente, la consigliera Anna Sanseverino, che ha subito lasciato la parola all’assessore allo Sviluppo Lago-Montagna Giovanni Cattaneo. Lo stesso Cattaneo ha sottolineato come: “Le nostre montagne sono una zona di frontiera che attira visitatori e turisti molti dei quali frequentano la montagna senza tuttavia un’adeguata preparazione e conoscenza del territorio. Serve quindi un dialogo coordinato fra i vari enti coinvolti per arrivare ad avere risposte concrete sia sul fronte della prevenzione che del coordinamento”.
Ad elencare i principali motivi che generano incidenti in montagna sono stati il Delegato Anemoli e il capo stazione Mazzoleni: “Con il post Pandemia abbiamo assistito ad un’impennata di presenze in montagna e di conseguenza di interventi di soccorso. Uno dei motivi principali è la mancanza di cultura della montagna da parte di molte persone che l’approcciano con superficialità, con scarsa conoscenza del territorio e poca consapevolezza dei pericoli e delle difficoltà che caratterizzano l’ambiente montano. Altre persone affrontano escursioni senza l’adeguata preparazione o un equipaggiamento consono”.
Quasi come un monito, Anemoli e Mazzoleni hanno ricordato che: “La montagna è di tutti, ma non è per tutti“.
E la dimostrazione arriva spesso dalla disinformazione della gente e dalla superficialità con cui affrontano un’escursione. “Molte persone stabiliscono la meta affidandosi ai social, alle foto, ai racconti che leggono in Rete, senza avere la minima idea di dove andranno a finire e quale sentiero dovranno affrontare – hanno evidenziato Anemoli e Mazzoleni – Sui social e più in generale in internet appare tutto semplice e a portata di mano, ma quando ci si trova in prima persona in montagna tutto cambia e di fronte all’austerità dell’ambiente molti vanno in panico e chiedono aiuto, o c’è chi non è capace di orientarsi e si perde”.
A sottolineare questo aspetto è stato anche il presidente regionale del Cnsas (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico) Luca Vitali: “Vediamo sempre più persone che camminano con il naso sul telefono e quando lo alzano si trovano in difficoltà e a volte è troppo tardi. Il Soccorso Alpino ha il compito di soccorre ma ritengo che abbia anche il dovere di informare e fare prevenzione. Il compianto Daniele Chiappa, uno dei padri fondatori del Soccorso Alpino, si augurava che il Soccorso fallisse per mancanza di lavoro raggiungendo così lo scopo di ‘educare alla montagna’. Oggi purtroppo siamo ben lontani da quell’ambizioso traguardo che si era prefissato Chiappa”.
E’ stato inoltre affrontato il tema delle corse in montagna, le skyrace: “Sono tante, troppe e siccome necessitano della presenza, in chiave sicurezza, del Soccorso Alpino spesso ci privano di risorse e personale”, hanno sottolineato i vertici del Soccorso insieme al Dottor Cerino responsabile di Areu Lecco. Quest’ultimo si è poi detto favorevole nel “lavorare ad una programmazione degli eventi che sia più attenta e precisa al fine di gestire meglio tempi e risorse”.
Il presidente regionale del Cai Emilio Aldeghi ha sottolineato come sia necessario: “Partire dai dati precisi per capire come si generano i problemi in montagna, quali sono le maggiori cause degli incidenti e della richiesta di soccorsi così da focalizzarsi su un’azione ben precisa e concreta dato che tutto e subito non si potrà fare”. Il presidente Aldeghi ha poi motivato la diminuzione di partecipazione ai corsi Cai, sopratutto rivolti ai giovani, con l’aumento dei costi: “Molte famiglie non si possono permettere queste spese e rinunciano. Forse su questo fronte il Comune potrebbe intervenire sostenendo o compartecipando alla spesa là dove ve ne sia la necessità”.
Alla discussione hanno preso parte anche i consiglieri Filippo Boscagli, Paolo Galli, Corrado Valsecchi, Chiara Frigerio, Saulo Sangalli e Giacomo Zamperini.
Da questo primo incontro è emersa in tutta evidenza la necessità di “fare informazione”.
Come ha sottolineato il presidente regionale del Soccorso Alpino Vitali: “Fare informazione è la chiave. Dobbiamo lavorare in questa direzione a vari livelli lasciando il ‘come’ ad esperti di comunicazione che verranno interpellati. Fondamentale anche il lavoro con le scuole del territorio lecchese, dove per altro il Soccorso Alpino farà ingresso con un libro a fumetti che verrà pronto a breve. Mentre resta da capire come raggiungere le persone che vivono fuori dai confini lecchesi”.
Tema sentitissimo dunque quello della sicurezza in montagna che in questo primo incontro ha trovato disponibilità assoluta da parte dei presenti ad intraprendere un percorso che porti a trovare soluzioni efficaci volte a fare informazione e a rigenerare quella “cultura della montagna” che si è persa.
Tra le proposte di intervento emerse, oltre al lavoro nelle scuole, è stato richiesto un maggior coinvolgimento di tutte le realtà associative legate alla montagna e un puntuale coordinamento, così come un maggior coinvolgimento dei rifugisti veri custodi della montagna, e a quello delle Guide Alpine con la possibilità di tornare a realizzare il bollettino settimanale sulle condizioni dei sentieri e del meteo per il weekend che veniva diramato fino a pochi anni fa. Proposta anche l’istituzione di una sorta di numero verde al quale poter chiedere informazioni utili.
Un problema che, da quanto è emerso, necessita di due soluzioni: una rapida, da poter spendere nell’immediato, perchè acculturare la massa nel giro di poco tempo è impossibile; e una a lungo raggio, attraverso iniziative di formazione nelle scuole, nel mondo dell’associazionismo per recuperare appunto la “cultura della montagna”.
Dopodiché vi è un altro aspetto che deve essere affrontato sul medesimo piano dal quale scaturisce, per evitare di non raggiungere gli interlocutori, e riguarda la Rete, internet.
Sempre più persone usano il telefono, gli smartphone, per muoversi, informarsi, leggere, navigare, socializzare e se si vuole IN-Formazione, nella doppia accezione di informare e formare la gente alla “cultura della montagna” è gioco forza necessario passare soprattutto da quello strumento di comunicazione. Il mondo virtuale si è declinato nei fatti in tutta la sua evidenza: incidenti, richiesta di soccorsi e di intervento.
Se l’obiettivo è quello di raggiungere la massa, chi di dovere non potrà prescindere dal tenere in considerazione questo aspetto per dare una risposta utile e dagli effetti immediati, affiancando poi altre azioni, attraverso come detto le scuole, le associazioni del territorio e altre iniziative che troveranno spazio.