LECCO – Siamo donne e uomini, singoli e associazioni, che da anni cercano d’interrogarsi e d’impegnarsi prima di fronte all’arrivo dei migranti in cerca di lavoro, e delle loro famiglie, e ora a quello di uomini, donne e bambini cacciati dalle loro terre da guerre, fame e disperazione.
Ci rivolgiamo, ringraziando, alle amministrazioni comunali, alle parrocchie, alle associazioni e alle singole persone che da mesi con umanità, fatica e impegno accolgono all’interno della propria comunità chi, con un braccialetto ancora al polso e un numero dato a Lampedusa o in un porto siciliano, sbarca sulle nostre “coste” dopo un viaggio in autobus e una traversata del deserto e della Libia, ben più violenta e terribile di quella in mare.
Li ringraziamo per questa capacità politica e umana di avere uno sguardo, di vedere i fenomeni migratori nella loro dimensione umana, perché pensiamo che dobbiamo tornare a vedere con gli occhi ciò che abbiamo sotto gli occhi, cioè degli esseri umani come noi.
Con la logica del respingimento,dei muri, dell’esternalizzazione dei confini spinati, uomini, donne, bambini con nomi, storie, vite, vissuti diversi diventano vuoti numeri e statistiche o peggio ancora rifiuti da abbandonare.
Accogliere vuol dire restituire a queste persone come priorità il loro volto, la loro identità unica e irripetibile, con la speranza che il dolore vissuto serva qualcosa per loro ma aiuti anche noi che accogliamo a ritrovare una dimensione della vita capace di empatia umana e solidale.
Smarrirla fa diventare più poveri e soli noi stessi, prima ancora che gli altri, e genera al fondo il timore, più o meno consapevole, di ritrovarci noi in un prossimo futuro a fronteggiare il mondo inumano che abbiamo contribuito a creare.
Dobbiamo riprendere la nostra memoria collettiva di quando l’Europa era un continente di migranti, di bombardati, di sottoposti a feroci dittature, di razzismi verso gli italiani e gli irlandesi, ma anche di resistenza, di affermazione dei diritti umani, di dialogo, di aiuto ai popoli che uscivano dal colonialismo.
Sappiamo che non è facile, ma sappiamo anche che è possibile, perchè nel DNA profondo della storia dell’umanità si è formato il “noi” prima dell’ ”io” e questo, anche volendolo, non si può cancellare. E l’esperienza ci dice che se ci si mette in rete, si trovano insospettate alleanze e compagni e compagne di viaggio.
Per questo esprimiamo grande apprezzamento per lo sforzo in atto nel nostro territorio di provare a dare una risposta collettiva a questo tema attraverso l’Accordo per un’accoglienza diffusa, giunto ora all’avvio concreto. Si tratta di un percorso complesso, a cui si sommano alcune reazioni locali, comunque isolate, anche se di eccessivo risalto mediatico. Ma riteniamo sia la strada giusta e vada sostenuto in tutta la comunità.
Invitiamo quindi tutti, anche coloro che finora sono rimasti a guardare, a intraprendere o a continuare il cammino.
Noi ci siamo”.
Comitato Noi Tutti Migranti Lecco