LECCO – Non c’è dubbio che il Natale abbia fatto risaltare ancora di più alcune situazioni “ai margini” della vita socio-economica della nostra città. Qui, come altrove, si è toccata con mano l’emergenza delle nuove povertà , del disagio profondo, dei limiti di un’assistenza che, pur ben strutturata, non può arrivare dappertutto.
Forse il clima natalizio, sia del cuore che meteorologico, ha reso ancora più evidenti alcune problematiche ormai intrinseche alla nostra quotidianità, ma la rete di servizi che il Comune di Lecco ha saputo tessere in questi anni, con l’appoggio di cooperative e associazioni, rappresenta un modello che funziona e su cui si può contare non solo durante le vacanze, anzi. Penso ai centri di accoglienza come l’asilo notturno di via dell’Isola, agli appartamenti messi a disposizione di persone in difficoltà economiche e a tutta una serie di attività ordinarie, forse meno visibili ma fondamentali, portate avanti dai nostri Servizi sociali in collaborazione con le tante risorse del privato sociale della nostra città (penso ad esempio al ricovero notturno della Caritas a Olate).
So bene che è una questione delicata e complessa, anche perché tocca da vicino le singole sensibilità e mette a dura prova la convivenza civile.
E’ bene chiarire subito che ciascuno è chiamato a rispondere secondo la propria coscienza, ma anche in nome del proprio ruolo pubblico e istituzionale.
In questi giorni stiamo sbattendo contro la punta dell’iceberg dei clochard sopraffatti dal gelo, ma sotto si muove un esercito di persone deboli, fragili e senza futuro. Ho seguito da vicino il versante “lecchese” di questo nuovo fenomeno e vi assicuro che è diverso da come appare, perché assai diversa è la sua visuale in base a se parliamo da una scrivania o se condividiamo la tavola con qualcuno di loro. Ho incontrato non solo la “classica” figura dell’extracomunitario, ma ho visto e ascoltato la sofferenza di numerosi nostri concittadini che per ragioni diverse, dalla disoccupazione alla famiglia disgregata, si sono ritrovati in pochi mesi “sul lastrico”, come si diceva una volta.
So che qualcuno ha commentato e anche criticato in modo feroce il momento di condivisione al Campaniletto con un gruppo di profughi: ricordo che è stato solo l’ultimo passaggio di un percorso che ha visto tante famiglie e associazioni lecchesi aiutare molti di loro nel periodo delle feste (e se proprio vogliamo dirla tutta, prima di Natale sono stato a pranzo e a cena anche con gli amici in difficoltà di Cesea, Caritas, Casa su Pozzo, mentre altri assessori e consiglieri non sono mancati agli appuntamenti organizzati per persone disabili e anziani). Grazie al progetto “Natale in famiglia 2016”, organizzato dal gruppo di volontari di “Lezioni al Campo”, nel periodo di Natale 390 profughi presenti in città sono stati ospitati da famiglie lecchesi, che hanno descritto questi momenti come fonte inesauribile di conoscenza reciproca e scambio di tradizioni e vissuti personali.
La solidarietà c’è, cari lecchesi, ed è un valore, non un impiccio, un tratto della misericordi laica, prima ancora che cristiana, una risorsa di civiltà. Certo non nascondo i disagi e, se da un lato capisco le posizioni di chi è preoccupato e spaventato da un’integrazione carica di problemi, non trovo giustificazione per chi della paura fa uno strumento di consenso e grida al lupo, quando si sa che il lupo spesso abita fra noi.
L’anno che si è appena avviato dovrà essere anche l’occasione per mettere a fuoco non solo i nostri interventi sociali, i “rammendi” davanti ai casi estremi. Si impone la necessità di una strategia dell’accoglienza che sappia tenere conto delle diversità d’opinione e che abbia sempre come obiettivo primario la convivenza civile. Il mio compito in questo si fa arduo e impegnativo e so che, senza la vostra collaborazione, la strada sarà sempre in salita. Ma so anche che i lecchesi hanno un cuore grande e che non ci lasceranno soli in questo cammino.
Virginio Brivio
Sindaco di Lecco