LECCO – “Per i nostri “ospiti” immigrati al Bione la scelta è stata fatta. Per l’inverno e il tempo che gli rimane. Container al posto delle tende.
Ma è questa l’unica alternativa. Forse che nella città di Lecco non ci sono centinaia di abitazioni sfitte? Forse che i contributi pro-capite versati alle cooperative dal Ministero dell’interno, non sarebbero stati meglio utilizzati, locando appartamenti?. Forse che questi espulsi dal mondo non si saprebbero saputi autogestire in questi appartamenti, meglio e a costi minori. Alla faccia della spending rewiew.
Terre di mezzo non è un’eccezione romana ma una regola.
C’è solo da sperare che si capisca chi comanda sul nostro territorio.
Lo dico a quei ben intenzionati di accoglientisti, dai volontari, alle amministrazioni comunali.
Che cosa faranno queste ultime, quella di Lecco in particolare? L’ennesimo progetto “educativo” che verrà eventualmente gestito da cooperative locali o da volontari costretti a trasformarsi in associazioni.
Quando invece la prima cosa da fare era di rivendicare presso la prefettura una autonomia “accogliente” che avesse come primo obiettivo, condiviso, quello di consegnare case agli immigrati. E ai locali aggiungo.
Invece si farà, se si farà, solo perchè concesso, l’integrazione diffusa a suon di piani educativi e di “lavoretti” socialmente utili. Con un campo recintato e “lavori forzati” socialmente utili, Lecco assume già un suo profilo futuro: quello di essere, secondo tradizione italiana, che viene da lontano e si è sempre attuata nel corso di tutto il ‘900, un piccolo universo concentrazionario.
Come diceva un signore: se questo è un uomo……
L’idea di fondo è sempre la stessa, gli uomini specie se poveri e deboli, se altri, crescono storti e devono essere rieducati o cancellati. Per il secondo aspetto ci pensano il mare e le guerre, per il primo ci sarà sempre qualche associazione caritatevole che opera dentro muri insuperabili.
Dentro recinti inaccessibili”.
Alessandro Magni