Ufficialmente ci sono solo delle circolari interne che indicano una data precisa: il 27 novembre. Nella realtà dei fatti, è tutto in alto mare. A Lecco, in Lombardia e soprattutto in Italia. Il precipitare degli eventi a Roma è certamente un detonatore formidabile, ma le sostanze esplosive non mancavano nemmeno prima del “tradimento” parlamentare dell’8 novembre.
Vediamo allora qual è la situazione lecchese, non dissimile da quella di tante altre zone. Qui come altrove, il problema non è tanto o solo collegato a Berlusconi e ai palazzi del potere; il fatto è che in vista del “famoso” congresso (provinciale prima, nazionale se mai si farà poi) è in atto una vera e propria guerra a colpi di… tessere. Anzi, di pacchetti di tessere Pdl. E sono così tante – vista la posta in palio – che smazzarne milioni (oltre 4mila pare solo a Lecco) comporta tempo. Sia per la quantità sia soprattutto perché ci si guarda in cagnesco tra le mille componenti impegnate nella corsa ai posti che contano. E allora le benedette sottoscrizioni, quasi svendute alla cifra stracciata di 10 euro, vanno vagliate ben bene, per non rischiare. Operazione che comporta tempi – e scazzi, of course.
Che le quattromila e passa tessere vengano validate e possano partire tutte le letterine d’invito al congresso in tempo per il 27 novembre, mmmm… ci son seri dubbi. E poi, al di sopra di Lecco non mancano i casini. Intanto, stai a vedere se il Pdl in quanto tale arriverà vivo a quella data o comunque “mangerà il panettone”. I rumours della politica dicono che Silvio potrebbe farsi l’ennesimo partito, mandando al macero anche la sigla del Popolo delle Libertà – e con quella pure le famose tessere già acquisite. Se così fosse, evidentemente niente congresso e via, vediamo cosa s’inventerà stavolta il creatore di Forza Italia…
Ma gli scenari aperti sono tanti. Elezioni? Sì, forse; ma quando? Se presto, non c’è tempo per mettere in piedi congressi di sorta, ci sarà da correre per la campagna di febbraio. Se più avanti, lo stesso non è detto che si riesca ad organizzare tutti i passaggi congressuali eorganizzativi. Insomma, la Brambilla potrebbe ritrovarsi a mo’ di carta straccia le sbandierate duemila tessere con le quali si stava apprestando ad affrontare la sfida elettorale con Nava e i formigoniani.
Radio Pdl dà infatti uno scontro bellicoso che dovrebbe vedere la ministra di Calolzio avanti rispetto ai 1500 tesserati vantati da Nava e soci, mentre il movimento di Boscagli avrebbe “solo” 500 firme ma come si sa i ciellini quando si muovono lo fanno compatti. E se mai ci sarà il congresso, come ripetono i più strutturati tra i politici dell’area, non basteranno le tessere ma ci vorranno le presenze, fisiche, di chi andrà a votare i nuovi vertici pidiellini di Lecco e provincia.
Questioni di potere? Sì, nel vero senso della parola. tanto che pure dalle nostre parti si inizia a valutare “quanto costa” un posto in parlamento. Decine se non centinaia di migliaia di euro, peggio che mai perché prima c’era da pagare una campagna elettorale in condizioni tutto sommato “favorevoli”; ora la guerra inizia in casa, a partire dalle famose tessere del partito comprate a pacchetti. E poi ci saranno congressi (forse), selezioni, spot, banner, comizi, viaggi… All’insegna delle divisioni tra fazioni – i detrattori le chiamano “guerre per bande” – in un partito mai così frammentato e con un capo in difficoltà, lo stesso che un tempo faceva da formidabile collante ma ora se la deve vedere con i “traditori” in aula.
Sarà anche stato definito “partito di plastica” ma per l’accanimento con cui ci si contende un posto al sole, questo Pdl oggi come oggi ci appare più “di giada“. Anche di fronte a un congresso che forse non ci sarà.