In Consiglio sulla targa Rsi si scatena… “l’asilo Mariuccia”

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LECCO – Un consiglio comunale alquanto vergognoso quello andato in scena lunedì sera a Palazzo Bovara. Nulla di fatto sulla questione della targa per il secondo consiglio consecutivo: ne è convocato un terzo ad hoc per ridiscutere di nuovo il tutto, fissato per lunedì 21 maggio alle 20.30. Scene che hanno rasentato il ridicolo si sono susseguite senza soluzione di continuità dall’apertura dei lavori fin quasi al termine della seduta, avvenuta verso le 23.

La manifestazione anti targa, fuori da palazzo Bovara

L’ormai famigerata targa commemorativa appesa al muro del Rigamonti – Ceppi, che ricorda i 16 ufficiali saloini fucilati il 28 Aprile 1945 ha scatenato un can can incredibile. Già nei giorni precedenti era trapelata una certa difficoltà da parte della maggioranza di trovare un accordo, divisa tra chi avrebbe voluto la rimozione tout court della memoria, come richiesto dalla mozione del capogruppo dell’Idv Ezio Venturini, oppure di bocciare il testo del consigliere dipietrista, e approvarne uno che disponesse la sostituzione della targa con una dal testo condiviso tra maggioranza e opposizione, a esclusione di Idv e Sel, che di ricordare quei morti non ne vogliono proprio sapere.

Al momento della discussione in aula sembra ci sia un certo ottimismo:

Il secondo emendamento circolato

il sindaco, Virginio Brivio, con un’opera di ingegneria politica d’altri tempi, pare sia riuscito a metter d’accordo tutte le anime della sua maggioranza grazie a un emendamento riferito alla mozione di Venturini e firmato da Venturini stesso, da Alessandro Magni della federazione della sinistra e da Salvatore Rizzolino del Pd, in cui si chiede di sostituire la targa con un qualche altro elemento che ricordasse l’accaduto, ma non potesse essere considerato celebrativo. Si parla, ad esempio, di un pannello illustrativo.

A questo punto il sindaco tenta l’impossibile: allargare ulteriormente il consenso alla minoranza. Sarebbe la migliore delle soluzioni: un emendamento approvato all’unanimità rappresenterebbe sia una vittoria politica di Brivio, sia per l’intera Città, che una volta tanto dimostrerebbe di riuscire a superare divisioni ideologiche, a volte un po’ posticce, che puntualmente vengono alla luce quando si dibatte del 25 Aprile.

Piazza (Pdl) discute col sindaco Virginio Brivio (Pd)

Si iniziano i lavori, si parla distrattamente di altri temi e le trattative tra maggioranza e opposizione diventano frenetiche. Iniziano a circolare altri emendamenti. L’addetto stampa Paolo Razzano dello staff Brivio distribuisce e poi ritira due volte le copie del lavoro. L’accordo non si trova e si arriva alla discussione del punto: al Pdl non va bene la tempistica, si sente sotto ricatto. O accettare l’emendamento, senza poterci mettere becco, oppure lasciare che la maggioranza decida da sola. Il presidente del Consiglio comunale, Alfredo Marelli, chiede una “sospensione della seduta di dieci minuti per una riuonione dei capigruppo”. I minuti da dieci diventano sessanta, e alla riunione dei capigruppo segue un’inedita riunione di maggioranza, per poi convocare di nuovo i capigruppo.

L'inedita riunione di maggioranza

Intanto in aula arrivano due vere e proprie “tifoserie”: una pro e una contro la rimozione della targa, e gli animi, anche tra il pubblico, si accendono.

Dopo un’ora di riunioni, si arriva al nulla di fatto: la discussione verrà rinviata a un nuovo Consiglio comunale, che, come anticipato, si terrà lunedì 21 maggio alle 20.30. Ed è a questo punto che si scatena la bagarre. Dalla minoranza si fanno sentire: “Questo non è un emendamento, ma è un ordine del giorno completamente nuovo. Discutere un testo del genere creerebbe un pericolosissimo precedente” tuona Mauro Piazza, coordiantore provinciale del Pdl. Sul testo c’è , scritto a penna “emendamento interamente modificativo”, e il senatore Castelli dichiara che “probabilmente non c’è chiarezza su cosa sia un emendamento”. Il pubblico rumoreggia e iniziano a partire anche i primi insulti.

Il Pdl lascia l'aula

E quando la capogruppo della Lega Nord Cinzia Bettega dice che Venturini: “si è calato le braghe di fronte alle richieste dei suoi compagni di maggioranza, presentando un emendamento completamente opposto alle sue richieste nell’ordine del giorno, piegando la schiena a novanta gradi” raccoglie l’applauso inedito della tifoseria che vorrebbe che la targa fosse rimossa.

Poi Piazza (Pdl) chiede che nel prossimo Consiglio comunale non vengano distribuiti i gettoni di presenza ai consiglieri, ritenendolo un “gesto di decoro per la città”.
A quel punto nella maggioranza il nervosismo è palpabile: partono insulti, Alessandro Magni (Sel) tenta di difendersi dicendo che “l’emendamento non cambia sostanzialmente le richieste di Venturini” e De Capitani (Lega) gli risponde: “Magni, sei un cretino”.
Il presidente Marelli perde il controllo della situazione e forse anche la terzietà e nega ripetutamente la parola a Pasquini (Pdl), ma non riesce a fermare Romeo (Pdl), che parla di un “atteggiamento vergognoso”, e il Pdl decide di lasciare l’aula.
La discussione finisce, il pubblico defluisce abbastanza tranquillamente e si passa all’ulitmo punto all’ordine del giorno: la toponomastica al femminle delle vie di Lecco.