Raccolta firme per il referendum abrogativo dopo il Consiglio Regionale Uil che ha detto no alla legge
“Con questa legge rischiamo un gran passo indietro. Non si può far demagogia sulle spalle dei comaschi e dei lecchesi. Noi pretendiamo che il territorio sia difeso”
LECCO – L’ora zero per la raccolta delle firme per il referendum abrogativo della Legge Calderoli è arrivata. Il 18 luglio la Uil ha riunito a Milano il Consiglio Confederale alla presenza del Segretario Generale Uil Lombardia Enrico Vizza, il Segretario Confederale Nazionale Santo Biondo e il vicepresidente del Consiglio di Regione Lombardia Emilio Del Bono. Il tema dell’incontro è stato quello di ribadire la posizione della Uil sull’Autonomia Differenziata e dare tutte le indicazioni specifiche per la raccolta delle firme per il referendum abrogativo di cui la Uil è promotore insieme ad altri soggetti sindacali e politici.
La mobilitazione è iniziata anche nel Lario dove la Uil, in assoluta coerenza con il suo principio di “essere il sindacato delle persone”, è entrata nel merito della norma, non solo per comprendere ma soprattutto per spiegare il perché è penalizzante per il tessuto economico e sociale delle province di Lecco e Como.
Sono le parole del Coordinatore Territoriale UIL Dario Esposito a spiegare il no deciso e l’inizio della mobilitazione per la racconta delle firme per il referendum abrogativo: con questa legge rischiamo un gran bel passo indietro, basti pensare alle scuole che potranno avere percorsi regionali, programmi differenziati, concorsi locali. Un bel problema per il Lario che è già carente di molte centinaia di lavoratori (a partire dal personale ATA) e che si troverebbe a fare i conti con piante organiche ancora più incomplete. E ancora non voglio dimenticare la previdenza integrativa e complementare. Ossia di quegli strumenti accessori, a sostegno del lavoratore, e garantiscono di percepire degli assegni aggiuntivi una volta andati in pensione. Consentire di promuovere fondi di previdenza complementari regionali, rispetto a quelli nazionali, vuol dire avere una capacità più ridotta rispetto a quella nazionale andando a vanificare gli sforzi fatti nella contrattazione collettiva dai sindacati così nella contrattazione di secondo livello. Como nel tessile, ma anche Lecco nel metalmeccanico o, per entrambe le province, nell’artigianato e nel settore edile, hanno ad oggi decine di migliaia di lavoratori che possono fruire dei benefici di una contrattazione collettiva”.
Ma sul piatto ci sono anche i trasporti e la sanità che sono altre due problematiche che Como e Lecco conoscono molto bene.
“Regione Lombardia – continua Esposito – secondo l’agenzia di Rating Moody’s, avrà alla fine del 2024 un avanzo di cassa di circa 11 miliardi di euro. Una piccola finanziaria nazionale. Molto bene? Molto male! Perché quella cifra vuol dire avere risorse che si potevano mettere a disposizione della sanità, dell’assistenza sociale, del tessuto economico, del sostegno alle buone imprese e non sono state adoperate. Quella cifra vuol dire che a fronte di una possibilità di stare accanto ai cittadini Regione Lombardia ha deciso di ridurre la propria presenza. E se queste sono le premesse ora che ne sarà con l’autonomia? Si ragionerà ancora da azienda che a fine anno distribuisce i dividenti agli azionisti e non ai cittadini? Aumenteranno le scelte sbagliate che già ogni giorno penalizzano i cittadini”.
“Penso a Trenord, che fa collezione di ritardi, soppressioni e disagi che di certo con l’autonomia, peggioreranno di molto. Che dire poi delle decisioni prese recentemente sul distretto sanitario di Menaggio, sulla psichiatria di Merate, sulla diminuzione del tempo da dedicare ai pazienti durante le visite specialistiche? Decisioni che penalizzano tanto i lavoratori della sanità quanto gli utenti e sono state prese dalla Regione ora. Chissà che farà in futuro. Uil Lario nelle prossime settimane raccoglierà le firme per giungere al quorum necessario a un Referendum abrogativo, perché non si può far demagogia sulle spalle dei comaschi e dei lecchesi. Noi pretendiamo che il territorio sia difeso. Non a colpi di retorica ma coi fatti”, conclude così Dario Esposito.