«Ci preme mettere sempre e prima di tutto il partito, la sua immagine, il suo valore. Non vogliamo che dilaghi un’immagine balcanizzata del PdL, di guerra civile. Non è così».
Così comunicano in una nota congiunta l’assessore regionale alla famiglia Giulio Boscagli, il presidente della provincia Daniele Nava e il capogruppo Pdl in consiglio comunale Mauro Piazza, a seguito delle polemiche successive al rinvio del congresso.
«Certo, c’è stato il rinvio» continuano nella nota «e non è stato preso bene da molti perché ha avuto il sapore spiacevole di un diritto negato. Ci sono state reazioni naturali: riteniamo che la migliore e più composta sia stata quella di Giulio Boscagli, che ha espresso con chiarezza il punto. Ognuno ha detto le sue ragioni, magari con qualche tono forte. Ma ci sta. Ora riflettiamo con serenità. Torniamo a ciò che ci sta davvero a cuore: la stagione del rinnovamento del partito, con un processo dalla base.
Il rinvio non è bello, ma nemmeno un dramma. Sette giorni in più dopo tanti anni che attendiamo questo momento. Nessuno ne morirà, men che meno il rispetto nei confronti di tutti.
Non vogliamo alcun veleno e alcun personalismo. Tutti ci riconosciamo nel PdL, e basta. Ci sono due candidature, legittime e con pari dignità. Massimo Sesana vuole esprimere una mozione più orientata a chi è nuovo nella politica (anche se con lui vediamo vecchie volpi che la politica la conoscono bene, benissimo). Noi una mozione che punta maggiormente sull’esperienza, sugli amministratori, su imprenditori e professionisti che non si sottraggono comunque all’impegno civico e che rivendica alcune scelte e alcune vittorie elettorali. Senza per questo meritare di essere additati come “baroni della vecchia politica”. Basta conoscerci un poco…
Il confronto, non lo scontro. E’ questo che abbiamo sempre tutelato. Crediamo che tutti siano interessati ad un momento di democrazia sereno, dove il vero vincitore non sia pinco o pallino, ma il PdL tutto. Affinché sia più forte con il lavoro e le idee di tutti. Non solo le nostre.
Non ci piace vedere la descrizione di un clima rissoso, poiché di risse non c’è bisogno. Vorrebbe dire sciupare il prezioso percorso fatto fin ora, le tre belle serate, 800 persone coinvolte, spunti, critiche, suggerimenti… (segno non di un partito allo stremo, ma molto vitale). Vorrebbe dire confondere o allontanare le tante persone che ci hanno dato fiducia e i nostri elettori. Le polemiche fini a se stesse non fanno bene, e non servono nel momento in cui anziché misurarci sui giornali abbiamo l’occasione di farlo in un congresso. Che sia pacato, civile, costruttivo.
L’unitarietà non è un valore in sé. È il frutto di un percorso. In questi mesi si ? preferita la vivace strada del tesseramento pancia a terra, numeroso come mai, un campo assolutamente legittimo che anche noi abbiamo subito fatto nostro, lieti di tanti nuovi iscritti. Ora non ci si può tirare indietro.
L’unitarietà a cui teniamo realmente, come imprescindibile, è quella a cui dar vita subito dopo il confronto congressuale, tornando subito alla massima collaborazione, senza maggioranze e minoranze nei termini del pregiudizio.
Non bisogna avere paura della democrazia e del diritto di scegliere. Anzi, bisogna averne sommo rispetto, difenderli. Sono il sale del rinnovamento per il PdL.
Lasciare che la base scelga la sua classe dirigente: questo si che è un valore in sé».