Nel Pdl non c’è spazio per il dissenso

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LECCO – Non c’è spazio per il dissenso, nel Pdl. Infatti, dopo la battaglia condotta da Mauro Piazza, Daniele Nava e Antonio Pasquini perchè si andasse a congresso per l’elezione del direttivo provinciale – che poi hanno stravinto – e perchè le cariche e le candidature all’interno del partito venissero decise dalla base, ieri, al direttivo provinciale aperto che ha visto come guest star l’ex ministro Mariastella Gelmini si è sostanzialmente visto un dietro front. In un direttivo in cui si è parlato tanto della ri – discesa in campo del grande capo, malgrado tutto. Quel Silvio Berlusconi che, avendo prima tentato di boicottare il congresso tramite la longa manus chiamata Michela Vittoria Brambilla, ora probabilmente delude gran parte della propria dirigenza provinciale decidendo che non ci saranno primarie per le politiche del 2013.

“La candidatura senza primarie di Berlusconi non è una sconfitta – ci ha detto il coordinatore provinciale Mauro Piazza – Noi però abbiamo intrapreso un processo di rinnovamento che non si deve interrompere. Credo che i timori che sono stati espressi in questi giorni si riferiscano essenzialmente a questo, non alla candidatura di Berlusconi in sè che anzi, è probabilmente la figura più in grado di raccogliere voti, ma al fatto che questo non sia associato ad un’inversione di tendenza, o un ritorno al passato del Pdl.”

“Non ha senso lasciare spazio ad altri se i sondaggi dicono che l’unico spiraglio perchè il Pdl ottenga una percentuale accettabile è la candidatura di Berlusconi – ha affermato il presidente della provincia Daniele Nava – questo però è ricalcare il grosso limite del partito in questi anni, cioè quello di non riuscire a far emergere una o più figure che possano in qualche modo ottenere un gradimento del nostro elettorato”.

Quello che nasconde meno la sua delusione è Antonio Pasquini: “Il congresso che abbiamo celebrato a Lecco, con tutte le difficoltà e gli scontri, doveva essere un esempio per tutto il partito a livello nazionale – ha dichiarato il vice coordinatore  – In quel congresso la gente ha votato una classe dirigente che, col lavoro sul territorio è riuscita a resistere alle fortissime pressioni provenienti dall’alto”.

Una dirigenza, ma sopratutto una base elettorale a cui tocca quindi ingoiare un boccone amaro. Durante il direttivo, a cui hanno partecipato un’ottantina di persone tra amministratori, sindaci, consiglieri e singoli militanti, si è percepita infatti quella delusione che Piazza ha chiamato “timori”.