Targa Rsi, tra chi: “Toglietela subito” e chi: “Giù le mani”

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LECCO – Prima hanno presidiato l’ingresso di Palazzo Bovara, poi sono entrati in sala consiliare a seduta aperta, cantando “Bella Ciao” e ribadendo in modo forte e chiaro di condividere in tutto e per tutto la mozione presentata del consigliere Ezio Venturini (Idv) con la quale chiede all’Amministrazione Brivio di rimuovere la targa sul muro dello stadio comunale in memoria dei fucilati Rsi (Repubblcia Sociale Italiana) della Brigata Leonessa avvenuta il 28 aprile del 1945, condannati per aver ucciso durante la battaglia di liberazione di Lecco alcuni partigiani. Il dibattito storico si incentra sull’incertezza se effettivamente le milizie repubblicane avessero compiuto queste uccisioni prima o dopo aver alzato bandiera bianca. La targa venne affissa 10 anni fa quando ad amministrare la città c’era il sindaco Lorenzo Bodega (Lega) e come vice Daniele Nava (An).

A sostenere Venturini sono stati i Giovani Comunisti di Lecco e con loro anche alcuni rappresentanti dell’associazione Qui Lecco Libera.

Dal volantino distribuito durante il sit-in di lunedì scorso all’esterno del palazzo comunale si legge: “Non condividiamo la proposta di una parte della maggioranza di affiancare a quella presente un’altra targa commemorativa che “rielabori una memoria condivisa”. Lecco, Città medaglia d’argento alla Resistenza, non può offrire la spalla a letture strumentali della lotta di Liberazione Partigiana, esiste una verità storica non suscettibile di interpretazioni. Riconoscersi nel valore dell’antifascismo significa ribadire che i morti non sono tutti uguali, che mentre migliaia di partigiani e partigiane combattevano per la libertà, la democrazia, l’emancipazione dell’intero popolo italiano, altri si univano ai nazisti, dopo vent’anni di dittatura fascista, dopo migliaia di delazioni di partigiani e la complicità nelle stragi tedesche di cittadini italiani. L’equiparazione repubblichini-partigiani si inserisce in un profondo clima di revisionismo storico e culturale che mira a falsificare fatti, a darne riletture distorte, ne è un esempio l’interpretazione inesatta del “fenomeno” delle foibe e che, in questo caso, delegittima l’esperienza della lotta di Liberazione partigiana e, d’altra parte, riabilita il regime fascista e la repubblica sociale italiana”.

Il messaggio dei Giovani Comunisti chiede a tutti i consiglieri: “una scelta di parte, trasparente, senza ambiguità. Chi festeggia il 25 Aprile, chi crede nei valori della Resistenza e della Liberazione dal nazifascismo, chi rende omaggio a quella che è stata l’esperienza più avanzata in termini di conquiste politiche, sociali, culturali della storia italiana deve mostrare effettivamente da quale parte sta. Assecondare per l’ennesima volta le politiche delle destre, richiamandosi a “memorie condivise” e “pacificazioni” improbabili significa abbracciare le ragioni di chi omaggia annualmente uccisori di partigiani e di chi pubblicamente offende la memoria e il significato del 25 Aprile (anche pubblicamente, come il Consigliere Comunale del Pdl Zamperini). Via la targa senza se, senza ma, senza ma anche. Continuiamo la resistenza con la nostra partecipazione e l’impegno collettivo, coltiviamo l’antifascismo, militante, sociale, politico, contro fascisti e fascismi di ieri, di oggi e di domani”.

Poco più tardi sono giunti silenziosi in Sala Consiliare alcuni ragazzi di destra e del gruppo Giovane Italia fermi sostenitori che la targa deve rimanere al suo posto pronti a sostenere moralmente la minoranza di destra. Tuttavia, la spinosa vicenda non è stata affrontata, il Consiglio comunale si è infatti protratto fino a tarda sera (oltre le 23) per cui è stato necessario rinviare la discussione e quindi la decisione sul da farsi alla prossima seduta la cui data non è stata ancora stabilita.

Intanto oggi si festeggia il 25 aprile. A breve un ampio servizio.