LECCO – Negli uomini è il tumore più frequente, seguito dal cancro ai polmoni ed ogni anno in Italia si registrano circa 17 mila nuovi casi ogni anno, in particolare negli adulti con più di 60 anni di età: è la neoplasia della prostata, una patologia maligna meno mortale di quella che colpisce il citato organo respiratorio, ma più diffusa e che a Lecco obbliga all’intervento chirurgico dai 90 ai 100 malati l’anno.
Un’operazione delicatissima, non senza complicanze anche pesanti per il paziente, tra cui l’impotenza sessuale e le perdite urinarie:
“Conseguenze dovute a danni ai nervi prossimi all’organo operato, nel caso della perdita della funzione sessuale, e al meccanismo sfinterico nel caso delle perdite urinarie. Se l’intervento in sé è ben tollerato, queste complicanze permangono, con numeri bassissimi per l’incontinenza, ma con percentuali elevate per quanto riguarda i problemi della sessualità, anche del 50%”.
A parlarcene è il direttore dell’Urologia dell’Azienda Ospedaliera di Lecco, il dott. Alberto Trinchieri, intervistato per la rubrica “Day Hospital” che Lecco Notizie dedica al mondo della sanità lecchese. Dal suo arrivo al Manzoni, il direttore ha puntato tutto sul “Nerve Sparing”, intervento che punta a risparmiare i nervi erigendi e a ridurre quindi l’impatto negativo dell’operazione.
“Si tratta di tecniche sempre più rispettose dell’apparato prostatico –vescicale che permettono un miglioramento nella preservazione della funzione sessuale e che tre anni fa abbiamo potuto ottimizzare all’ospedale Manzoni con l’acquisto del robot Da Vinci. Grazie a questa preziosa apparecchiatura è infatti possibile operare con grosso ingrandimento sul campo chirurgico e con strumenti che vengono introdotti senza incisione nel corpo del paziente; una tecnica mininvasiva che permette un miglioramento nella preservazione della funzione sessuale; non siamo ancora arrivati al 100% dei casi trattati – spiega il primario – ma registriamo, giorno dopo giorno, risultati sempre più positivi”.
Già consolidato è invece un importate dato statistico riguardo ad un’altra patologia trattata dall’Urologia lecchese: il tumore del rene.
“Negli ultimi dieci anni abbiamo sviluppato una terapia conservativa, che ci consente una resezione parziale dell’organo. Fino a qualche anno fa si rimuoveva tutto il rene per evitare la recidività del tumore. Dalla sua introduzione, la percentuale dei casi trattati con questa tecnica è sempre aumentata, passando progressivamente dal 20 al 40%. L’obbiettivo del 2013 è di superare questa quota”.
Risultati eccellenti, con percentuali simili a quelle conseguite dai grandi ospedali americani: “Il cittadino della provincia di Lecco riceve un trattamento in linea non solo con i grandi centri nazionali ma anche con quelli di carattere internazionale”.