DAY HOSPITAL/4
Medicina Nucleare ed esami “radioattivi”

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LECCO – Quarta puntata di DAY HOSPITAL, la rubrica che Lecco Notizie dedica al mondo della sanità, in un viaggio tra i reparti dell’Azienda Sanitaria di Lecco.

Quest’oggi scendiamo nel “bunker” dell’Ospedale Manzoni, al piano -2 dell’edificio, per scoprire la struttura di Medicina Nucleare: quella branca della diagnostica  che opera attraverso basse quantità di radiazioni per “fotografare” l’organismo ed individuare possibili patologie.

Il tutto avviene attraverso nuclidi radioattivi che, somministrati al paziente sotto forma di radiofarmaci, entrano in circolo nel sistema  e provocano una reazione a livello molecolare che permette di mappare i diversi apparati ed organi. Al contrario delle ben più classiche radiografie, vere e proprie immagini su negativo del corpo umano, il risultato di un esame di medicina nucleare è un’imaging funzionale definito scintigrafia, in grado di guardare all’attività metabolica dell’organismo, cogliendone le anomalie.

Vasto è il suo campo di applicazione:  dalla diagnostica in ambito cardiologico, oncologico, endocrinologico, alla osteodensitometria, ovvero lo studio della patologia dell’osso. Inoltre, la medicina nucleare trova impiego anche in un contesto terapeutico, per la cura della tiroide (ipertiroidismi, ipotiroidismi) attraverso l’irradiazione e la distruzione dei tessuti patologici.

I radio-farmaci, prodotti internamente dal reparto attraverso la Camera Calda, vengono utilizzati per diverse tipologie di esami e combinati alle differenti attrezzature del reparto: tra queste la Gamma-camera,  in grado di acquisire le immagini scintigrafiche attraverso radiazioni gamma,  oppure  l’esame di Mineralometria Ossea Computerizzata (M.O.C), utilizzata per identificare l’osteoporosi, ed ancora la tomografica PET.

“Quest’ultima trova impiego in campo oncologico, nello studio dell’attività metabolica delle neoplasie. La PET permette di localizzare la malattia, classificarne il comportamento e valutare l’efficacia della strategia terapeutica. E’ uno strumento che permette di orientare le scelte future dell’oncologo, imponendo la modifica dell’iter terapeutico in caso di progressione della malattia, oppure l’adozione di un follow up meno stringente se, al contrario, viene riscontrata una risposta positiva alle cure” spiega il Dott. Claudio Di Leo, dal 2005 direttore della Struttura Complessa di Medicina Nucleare di Lecco.

Il Dott.  Di Leo è giunto al Manzoni dopo oltre undici anni di attività medica presso l’Ospedale San Paolo di Milano; docente all’Università degli Studi di Milano e l’Università Bicocca di Milano, è stato anche ricercatore per il Centro San Romanello del Monte Tabor e per il Centro Nazionale Ricerche ( C.N.R.). Lo affiancano i Dottori  Luca Pagani, Alessandro Cantù e la Dott.sa Elena Greco,  insieme a due infermieri e quattro tecnici.

Il reparto è anche luogo di formazione per i medici specializzandi in Medicina Nucleare e Diagnostica per Immagini della sede monzese dell’Università degli Studi di Milano Bicocca, i quali effettuano  al Manzoni periodi semestrali di tutoraggio.  Una convenzione proficua quella stipulata tra Ospedale ed Università, che nel 2009 ha portato all’acquisto del tomografo per l’esame di PET-TAC. Oltre 1300 pazienti sono stati sottoposti lo scorso anno a questa tipologia di test oncologico.

“Non si tratta esami semplicemente diagnostici – spiega il primario – la prerogativa della Medicina Nucleare è di tipo clinico: fondamentale è la anamnesi e la raccolta delle informazioni cliniche per giungere ad una conclusione diagnostica che non sia solo descrittiva del fenomeno, ma  che possa offrire una risposta chiara e precisa al medico specialista. Anche per questo è di importanza rilevante il rapporto diretto con il paziente, per il quale, in modo particolare nello studio delle patologie della tiroide, si conseguono mediamente  1200 visite ambulatoriali ogni anno”.

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