Primario in “rosa” al Manzoni: Emanuela Bonoldi, guida l’Anatomia Patologica

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LECCO – L’Anatomia Patologica del Manzoni si tinge di rosa: da qualche settimana, Emanuela Bonoldi è il nuovo Primario della struttura.

La specialista , in passato , ha operato alla Fondazione Ca’ Granda – Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, dove è stata responsabile dell’Unità Operativa di Ematopatologia e Vice Direttore dell’Anatomia Patologica. In precedenza aveva lavorato presso l’Ospedale San Bortolo di Vicenza e , prima ancora, al San Paolo di Milano.

Laureatasi all’Università Statale di Milano e specializzatasi presso lo stesso Ateneo in Anatomia Patologica e Tecniche di Laboratorio, il neo Primario ha studiato con Guido Coggi, già Preside del corso di laurea in Medicina alla Statale e tra i caposcuola dell’Anatomia Patologica italiana moderna.

Emanuela Bonoldi è professore a contratto presso la Scuola di Specializzazione di Anatomia Patologica all’Università degli Studi di Milano per il corso di “Dermatologia non neoplastica”; in passato ha svolto attività di docenza, fra l’altro, in Tecnica Autoptica, Citoistologia e Patologia Generale mentre nel 2011 è stata responsabile di una ricerca clinica dedicata alla “Pianificazione e attuazione di percorsi diagnostici – terapeutici per pazienti affetti da carcinoma della mammella e carcinoma del polmone”.

Bonoldi è stata responsabile scientifico di diversi congressi e autrice, o coautrice , di numerose pubblicazioni mediche su riviste nazionali e internazionali.

Forte è la propensione del nuovo Primario a lavorare in team, valorizzando coloro che collaborano con lei e i rapporti con i clinici dell’Ospedale. In Anatomia Patologica , spiega la specialista, non si lavora mai soli.

I servizi dell’Anatomia Patologica interessano 43.000 utenti all’anno. “Quasi mai , nel corso del nostro lavoro, entriamo in contatto con essi, ma sempre ci assumiamo la responsabilità, mediante una diagnosi scritta, di orientare il chirurgo, di indirizzare la decisione dei clinici internisti verso una terapia piuttosto che un’altra” , spiega la specialista che segna, nell’attività clinica e diagnostica dell’Azienda Ospedaliera, il ritorno di una donna a posizioni apicali .

Mentre in passato le diagnosi si basavano quasi esclusivamente sulla valutazione morfologica al microscopio, oggi l’Anatomia Patologica può contare sul prezioso contributo delle biotecnologie che garantiscono una migliore definizione delle patologie, delle loro prognosi e della possibile risposta ai trattamenti. “In altre parole – chiarisce Emanuela Bonoldi – oggi siamo in grado di fornire e garantire al clinico, e quindi al paziente, indicazioni diagnostiche, prognostiche e predittive”.

Ma come lavora la Struttura dell’Anatomia Patologica lecchese? “La nostra squadra – dice il neo primario – interagisce continuamente con tutti i clinici dei Presidi Ospedalieri aziendali e mette in atto tutti i sistemi disponibili di controllo di qualità per sbagliare il meno possibile, anzi , direi, per non sbagliare mai. Nei casi più complessi e di difficile interpretazione, ricerchiamo sempre il parere di esperti che operano in Centri di riferimento specifici per i diversi settori della patologia che stiamo esaminando e analizzando”.

Gli impegni della Struttura? “In questo momento l’Anatomia Patologica dell’Azienda Ospedaliera – continua Bonoldi – sta lavorando a ben due progetti di diagnosi citologica in 24 ore , sia a Lecco che a Merate, in riferimento alla patologia tiroidea e allo screening mammario. Siamo inoltre impegnati ad organizzare meeting scientifici interdisciplinari con diversi specialisti, che intervengono nella diagnosi e nella cura di diverse patologie”.