LECCO -Il tumore colo-rettale costituisce la seconda causa di morte per cancro in Italia ed in Europa, con un’incidenza ed una mortalità rispettivamente di 400.000 e 200.000 cittadini europei per anno. Questi numeri sono destinati ad aumentare nei prossimi decenni a causa dell’invecchiamento della popolazione e dei non corretti stili di vita. Nei paesi Europei gli attuali tassi medi di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi sono del 50% e dipendono, sostanzialmente, dallo stadio a cui il tumore viene diagnosticato.
“Lo screening del tumore colo-rettale – spiega Fabrizio Parente, primario della Gastroenterologia e dell’Endoscopia Digestiva del Manzoni – può migliorare sensibilmente i tassi di sopravvivenza, portandoli fino al 90% quando il cancro viene diagnosticato in stadio precoce, rendendo questo tipo di tumore quello più facilmente curabile”.
“Lo screening non solo salva la vita – continua Parente – ma fa anche risparmiare considerevoli risorse economiche al Sistema Sanitario Nazionale, in quanto evita l’impiego di quei farmaci antitumorali estremamente costosi, utilizzati nelle fasi più avanzate di malattia. Vale la pena ricordare che oggi, in Lombardia, lo screening di questa particolare tipologia di tumore è totalmente gratuito per la popolazione a rischio, ovvero per tutti i cittadini di età compresa tra i 50 ed i 70 anni”.
Sono questi i capisaldi di una ricerca condotta dalla Gastroenterologia e dal Dipartimento Oncologico dell’Azienda Ospedaliera della Provincia di Lecco, in collaborazione con l’ASL di Lecco e con la Facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano e pubblicata sul numero di gennaio della prestigiosa rivista Endoscopy.
Gli specialisti lecchesi hanno, infatti, calcolato che il costo medio di trattamento del tumore colo-rettale nella provincia di Lecco, nel primo anno dalla diagnosi, oscilla da un minimo di 16.435€, per lo stadio più precoce, ad un massimo di 37.288€, per lo stadio più avanzato a persona. La maggior parte dei tumori diagnosticati nei primi due round biennali del programma di screening lecchese (circa il 70%) sono risultati in stadio precoce e quindi curabili con il solo intervento chirurgico (talvolta anche solo di tipo endoscopico), senza alcun successivo trattamento chemio o radioterapico, rispetto ad una minoranza (circa il 40%) dei tumori diagnosticati al di fuori dello screening.
“Ciò si è tradotto – si spiega nell’articolo – in una considerevole riduzione dei costi di trattamento per questo tumore nella popolazione sottoposta a screening, dell’ordine di circa 700.000 euro ogni 100 casi di cancro colo-rettale. Il risparmio arriva a coprire pressoché integralmente i costi sostenuti per l’implementazione del programma di screening nella provincia di Lecco ed è destinato ulteriormente ad aumentare nel prossimo futuro, in virtù del sensibile incremento dei costi dei nuovi farmaci antitumorali di tipo biologico. Basti pensare, infatti, che un anno di chemioterapia con i farmaci biologici più innovativi, impiegati per gli stadi più avanzati del cancro colo-rettale, può arrivare a costare anche oltre 100.000 euro a paziente”.
“A tutto ciò – si continua – vanno aggiunti gli ulteriori risparmi derivanti, a più lungo termine, dalla diminuzione di incidenza di cancro colo-rettale nei soggetti nei quali, in occasione dello screening, sono stati asportati polipi adenomatosi, ovvero le lesioni neoplastiche benigne che precedono il cancro del colon”.
Lo screening del tumore colo-rettale (partito in provincia di Lecco nel 2005 e giunto ormai al quarto round biennale) ha registrato un progressivo e sempre maggior radicamento nel territorio, raggiungendo percentuali di adesione, nell’ultimo anno, superiori al 60%.
“Sarebbe tuttavia auspicabile arrivare a percentuali di adesione del 75% ed oltre – rammenta Parente, coordinatore della ricerca – come nel caso del tumore della mammella, anche perché più alta è l’adesione più il programma diventa efficiente ed aumenta il risparmio nonché il numero di vite salvate”.
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