LECCO – Il lavoro post e pre lezione in classe che impegna i professori quotidianamente verrà “messo in piazza” dai docenti dell’I.I.S.S. G. Parini di Lecco per dimostrare come non ha alcun senso “misurare con ‘strumenti di precisione’ una professione che, per sua natura, non può essere ridotta e descritta da nessuna tabella, da nessun dato statistico, in quanto rinasce continuamente dal quotidiano rapporto con gli alunni e si occupa innanzitutto della loro educazione“, come i docenti stessi hanno evidenziato in una nosta stampa.
E così, gli stessi docenti, nei pomeriggi di martedì 20, mercoledì 21 e giovedì 22 novembre, si fermeranno a lavorare a scuola. “Il desiderio – spiegano – è, infatti, di poter rendere visibile quella parte del nostro lavoro che spesso si attua oltre l’orario scolastico e la passione per la nostra professione, che nessuna mortificazione economica e nessun pregiudizio sono riusciti a spegnere e che anzi speriamo, grazie al rapporto quotidiano con alunni e genitori, di poter incrementare giorno dopo giorno“.
Insomma non una protesta, non un sit-in, ma una dimostrazione, una sorta di svelamento di quella parte di lavoro dell’insegnanete che solitamente viene svolta “dietro le quinte”.
“In Italia le ‘cattedre’ dei professori delle superiori prevedono 18 ore in aula con gli studenti, ma affinché queste si possano realizzare è necessaria una preparazione che travalica le mura non solo delle singole classi, ma anche della scuola – proseguono i docenti del Parini – Perché il patto formativo con le famiglie e gli studenti funzioni, infatti, nessun docente può limitare il proprio lavoro al tempo trascorso con i ragazzi poiché, se esso non fosse inserito in una rete più ampia e presentato con la dovuta programmazione e organizzazione, risulterebbe inutile e sterile. Proprio per questo in ogni scuola sono previsti momenti di incontro e di confronto sia tra docenti sia con le famiglie: i consigli di classe, le riunioni dei dipartimenti disciplinari, i collegi docenti ed i colloqui con i genitori sono una parte non trascurabile della vita della scuola, indispensabile perché si possa anche solo sperare di educare gli alunni, che spendono gran parte delle proprie giornate sui banchi di scuola“.
Ovviamente c’è del’altro: “A tutto questo si aggiunge ovviamente il lavoro ‘domestico’ – concludono i docenti – che ogni insegnante si ritrova ad affrontare per la preparazione delle lezioni e dei compiti in classe, per la loro correzione, per la proposta di progetti e attività integrative, formative o di recupero che aiutino ogni ragazzo a diventare protagonista della propria crescita e dell’ambiente scolastico in cui essa è chiamata a svilupparsi. Molte iniziative della scuola sono però spesso possibili solo grazie alla disponibilità di insegnanti che volontariamente mettono a disposizione di tutti la propria professionalità e le proprie attitudini; ed è questo stesso senso del dovere che ci ha spinto a mettere in atto una forma di mobilitazione che fosse visibile pubblicamente, ma che non danneggiasse gli studenti e le loro famiglie“.