Caso Italcementi, sindaci e Provincia compatti: “La salute dei cittadini prima del fatturato”

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Ieri sera, l’assemblea pubblica promossa dai sindaci: “Siamo contrari, sconcertati e delusi da questa vicenda”

Fa discutere e preoccupa la richiesta di Italcementi di modificare l’autorizzazione integrata ambientale passando a bruciare 110 tonnellate all’anno di rifiuti

MERATE – “Chiediamo trasparenza alla Provincia di Bergamo e chiediamo uno studio epidemiologico ante operam per conoscere la situazione. Sono richieste che avanziamo con forza perché il fatturato viene dopo la salute dei cittadini”.

Sono le parole, incisive e dirette, con cui Stefano Simonetti, consigliere provinciale con delega alla pianificazione territoriale è intervenuto ieri sera, giovedì, all’assemblea pubblica promossa dai Comuni di Paderno, Robbiate, Imbersago, Verderio, Solza, Sotto il Monte e Cornate, sottoscrittori di uno specifico protocollo di intesa, per discutere del caso Italcementi.

Stefano Simonetti, consigliere provinciale

La procedura di modifica dell’Aia

L’azienda con sede a Calusco ha infatti presentato tempo fa domanda alla Provincia di Bergamo per chiedere di modificare l’autorizzazione integrata ambientale (A.I.A.) per incrementare da 30.000 tonnellate/anno a 110.000 ton/anno il quantitativo di combustibili da rifiuti solidi non pericolosi (CSS – Combustibili Solidi Secondari) da utilizzare per alimentare il forno di produzione del clinker (componente base del cemento), in parziale sostituzione dei combustibili fossili convenzionali.

Le obiezioni in sede di Via, valutazione impatto ambientale

Una domanda analizzata, lo scorso anno, nelle conferenze dei servizi in cui i Comuni di Paderno d’Adda, Imbersago, Robbiate, Verderio e Merate avevano espresso parere negativo, chiedendo di integrare lo studio di Health Impact Assessment commissionato dalla società all’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” con uno studio epidemiologico-ambientale di “coorte”, residenziale e “retrospettivo” (ante-operam) o, in alternativa, uno studio epidemiologico analitico retrospettivo di tipo “caso – controllo, per contenere l’impatto del progetto in atmosfera e tutelare così il sistema ambientale nel suo complesso e la salute dei cittadini.

Una richiesta rispedita al mittente che non ha però silenziato i rappresentanti del territorio meratese che, anzi, sono riusciti a fare squadra incassando il sostegno convinto e diretto anche della Provincia di Lecco che proprio ieri sera ha annunciato di aver aderito formalmente al protocollo d’intesa Italcementi.

La “rabbia” dei sindaci

Contrari, sconcertati e delusi gli aggettivi utilizzati da Fabio Vergani, sindaco di Imbersago e neo presidente della conferenza dei sindaci del Meratese per precisare la posizione condivisa con i colleghi, “contrari a concedere allo stabilimento produttivo Italcementi di Calusco di quadruplicare l’utilizzo di combustibile solido secondario, di fatto un prodotto derivante da rifiuto”, “sconcertati” dall’essere relegati al ruolo di semplici uditori ai tavoli autorizzativi che trattano temi che possono implicare pesanti ripercussioni sulla salute dei nostri cittadini e delusi che alcuni enti deputati alla tutela della salute pubblica non accolgano le nostre proposte per un’indagine alternativa a quella commissionata da Italcementi”.

Gianpaolo Torchio, sindaco di Paderno nonché moderatore dell’incontro, ha aggiunto: “Questa riunione serve per condividere non solo le preoccupazioni su questo progetto, ma anche per spiegare quanto fatto in questi anni e far maturare la consapevolezza tra i cittadini, evidenziando che il cementificio è già attivo e produttivo”.

La cronistoria

Alessandro Origo, già sindaco di Verderio per diversi mandati, ha poi ricostruito la cronistoria della vicenda, raccontando della richiesta da parte dell’azienda di modifica dell’autorizzazione integrata ambientale avanzata nel 2014, dell’integrazione a lei domandata nel 2016 e della risposta, datata 2021, con la presentazione dello studio commissionato all’università di Tor Vergata. “In tutti questi anni, i Comuni non sono stati “né informati né coinvolti sulle scelte epidemiologiche” ha ribadito l’ex primo cittadino, ora consigliere in maggioranza.

Nella dettagliata disamina, Origo ha poi snocciolato dei dati relativi all’incidenza dei tumori nell’area dell’isola bergamasca evidenziando l’eccesso di mortalità per cancro alla mammella riscontrato a Calusco con un incremento dell’87%.

Le preoccupazioni per le ricadute ambientali

Numeri allarmati su cui i sindaci fanno leva per chiedere ulteriori indagini epidemiologiche basate su dati e indagini più recenti. “La risposta che abbiamo finora ottenuto è che verranno eseguite indagini in futuro, ma non possiamo accontentarci di questo. Non solo. Proprio oggi (ieri, ndr) è arrivata la risposta della Provincia di Bergamo che non accetta la nostra richiesta di partecipare alla prossima conferenza dei servizi come parte attiva, relegandoci ancora una volta al ruolo di semplici uditori” ha concluso Origo.

L’appello della Provincia di Lecco

Una posizione, quella della Provincia orobica, attaccata dal consigliere provinciale Simonetti: “E’ assurdo che nel 2023 in Italia stiamo parlando ancora di questo. La Provincia di Lecco ha deciso di schierarsi al fianco dei sindaci che hanno iniziato un percorso di difesa del territorio e, oltre ad aderire al protocollo d’intesa, parteciperà a tutte le iniziative messe in campo, anche qualora avessero delle ricadute giudiziarie. Chiediamo trasparenza alla Provincia di Bergamo, chiediamo di ricevere tutta la documentazione e poter conoscere tutto il processo autorizzativo. Non solo. Vogliamo uno studio ante operam per avere dei dati di fatto prima. E’ un discorso di salute pubblica che viene prima di tutto, anche del fatturato. Il mio auspicio è che si allarghi il fronte dei sindaci che sottoscrive il protocollo d’intesa e che sempre più cittadini si attivino perché questa è una battaglia che facciamo per la prossima generazione. Siamo chiamati a una nuova resistenza e dobbiamo lavorare tutti insieme”.

Il tecnico individuato dai Comuni

Ed è proprio alla necessità di effettuare uno studio epidemiologico più approfondito per integrare quello commissionato da Italcementi all’università di Tor Vergata di Roma (giudicato sufficiente da Ats e Arpa nel procedimento di rilascio della Via, valutazione di impatto ambientale) che si è focalizzato l’intervento del professor Fabrizio Bianchi. Collegato in videoconferenza, l’esperto, già dirigente del settore epidemiologia, biostatistica e ricerca sui servizi sanitari del CNR di Pisa, ha voluto precisare subito di aver sempre lavorato per il pubblico, non avendo conflitti di interesse quindi con il privato. Tra i limiti individuati nel lavoro svolto dai professori dell’università romana, Bianchi, incaricato dai Comuni per assisterli nell’imminente confronto che si aprirà in sede di Conferenza di Servizi, ha ravvisato il non aver tenuto conto delle linee guida dell’istituto superiore di sanità che impongono una valutazione ante operam della situazione epidemiologica.

Confrontando dati e indicazioni di legge, il professionista ha poi evidenziato come le aree limitrofe al cementificio siano già fortemente inquinate, con valori tipici della Pianura padana, sottolineando l’eterogeneità riscontrata tra i Comuni della zona che suggerirebbe di effettuare ulteriori e più approfondite indagini per scovare eventuali cluster geografici. “I livelli di inquinamento presenti, con soglie ben sopra i limiti per la protezione della salute, giustificano e rendono sostenibili le richieste di chiarimento e di approfondimento avanzate dai sindaci” ha concluso Bianchi.

Raffaella Mattioni

I comitati di cittadini

A dare manforte alla posizione dei sindaci i comitati La nostra aria e Zero Rifiuti con Raffaella Mattioni che ha ricordato come la questione sia diventata, dal 2014 in avanti, quella di confrontarsi con un cementificio che vuole trasformarsi in un inceneritore e che, essendo considerato impianto produttivo, ha limiti più ampi sulle sostanze inquinanti. “Purtroppo la Lombardia è una Regione votata all’inceneritori. Brucia il 34,8% dei rifiuti nazionali, di cui il 40% provengono da fuori regione. Il tutto senza che sia previsto un monitoraggio né epidemiologico né tossicologico su questi impianti” ha affermato portando poi alcuni esempi tra cui quello relativo alla richiesta di ampliamento dell’inceneritore di Filago, concesso nonostante sia stato rilevato da due studi distinti l’aumento di ricoveri per asma di bambini.

La serata si è poi chiusa con un giro di interventi e domande del pubblico, composto in gran parte da addetti ai lavori e amministratori del territorio.
Giovanni Ghislandi, ex sindaco di Imbersago, Comune dove svolge il ruolo di capogruppo di maggioranza, ha voluto mettere le mani avanti parlando di una “battaglia difficile. Ci sono elementi di fatto che non ci favoriscono, come i pareri favorevoli pronunciati da Ats Bergamo e Arpa”. A intervenire anche Marco Benedetti, consigliere comunale di opposizione a Verderio, che ha voluto porre l’accento sull’importanza di difendere la salute dei cittadini, evidenziando anche la differenza tra un inceneritore come quello di Valmadrera utilizzato da Silea e quello che Italcementi vorrebbe di fatto realizzare all’interno dell’impianto produttivo di Calusco.