Incontro giovedì sera promosso da Progetto Osnago sul futuro dell’ospedale di Merate
“Bisogna uscire dalla contrapposizione Lecco – Merate e puntare su eccellenze e specializzazioni per far tornare il Mandic attrattivo”
OSNAGO – Sperimentare nuovi modelli passando dal concetto di hub e spoke ora in vigore a quello poli e antenne, per permettere ai presidi anche più piccoli di trovare una propria identità e specializzazione, evitando così la progressiva perdita di attrattività che sembra contrassegnare ormai tutti i piccoli ospedali.
E’ la sintesi dell’incontro organizzato giovedì sera da Progetto Osnago per fare il punto sulla ricorrente domanda del futuro dell’ospedale San Leopoldo Mandic di Merate alla luce anche delle novità introdotte dalla legge regionale di riforma sanitaria.
Seduti al tavolo dei relatori della sala consiliare, con l’incontro trasmesso anche in streaming grazie al nuovo impianto di registrazione gestito direttamente dal sindaco Paolo Brivio, ormai perfettamente a suo agio alla consolle tecnica, Filippo Galbiati, medico, sindaco di Casatenovo nonché presidente dell’ambito di Merate, nelle vesti di moderatore, Patrizia Monti, già direttore di Presidio Ospedale Merate e dell’Azienda Ospedaliera provincia di Lecco, Paola Gobbi, infermiera del dipartimento Prevenzione di ATS Brianza e il consigliere regionale Raffaele Straniero.
Buona la partecipazione del pubblico con la presenza di diversi esponenti di Progetto Osnago (l’ex sindaco Paolo Strina ha introdotto la serata), del sindaco di Paderno Gianpaolo Torchio, del neo segretario del circolo Pd Merate Mattia Salvioni (che ha dovuto delegare ad altri esponenti del circolo la presenza al contestuale appuntamento sulle città sostenibili promosso da Cambia Merate proprio giovedì sera), nonché di diversi volti noti del panorama politico meratese come l’esponente di Italia Viva Giacomo Ventrice, l’ex consigliere comunale Roberto Riva e l’ex sindaco, nonché medico di base Dario Perego.
L’incontro ha ribadito la necessità di trovare nuove strategie prima che del Mandic parlino soli i ricordi. Ed è proprio al passato, dalla nascita tramite una donazione di privati alla fine dell’Ottocento alla felice intuizione dell’assistenza domiciliare esportata poi a Lecco e in altre realtà italiane, che ha volto lo sguardo Patrizia Monti, direttrice al Mandic con esperienze anche al San Matteo di Pavia e all’istituto dei Tumori di Milano. “Non possiamo più pensare all’ospedale di 30 anni fa, ma possiamo rimodulare la formula dell’hub e dello spoke prevedendo che anche nello spoke si sviluppino competenze e specializzazioni importanti” ha rimarcato, sottolineando come per esperienza personale abbia incontrato più fatica a gestire realtà più piccole, come appunto il Mandic, rispetto a un ospedale di grandi dimensioni come il San Matteo a Pavia.
“Tutti gli ospedali possono essere hub per alcune patologie e spoke per altre patologie. È un modello che non è verticistico, ma misto: in parte verticale e in parte trasversale”.
Una strategia che eviterebbe l’emorragia di personale dai presidi più piccoli, tornando a renderli realtà attrattive e interessanti. “Bisogna per forza di cose avere dei punti di eccellenza attorno a cui l’ospedale si sente di poter esprimere al massimo la professionalità di chi ci lavora”.
In questo modo, si potrebbe contrastare il continuo senso di abbandono dell’ospedale di Merate, recuperando anche il grande valore di cerniera tra le esigenze del territorio, con una popolazione sempre più anziana e in cui aumenta l’incidenza dei malati cronici, svolto proprio dai presidi ospedalieri di media e piccola dimensione.
“La casa di comunità non sia solo un cambio di targa”
Una sfida che si intreccia con quella delle nuove case di comunità, previste dalla riforma regionale, la cui “identità” va però ancora ben delineata, come ribadito dal consigliere regionale Straniero. “Non possiamo fermarci a un cambio di targa tra Presst e case di comunità” le parole dell’esponente Dem al Pirellone , con cui ha espresso l’auspicio che vengano stanziati anche fondi e personale per riuscire davvero a creare strutture potenziate e multidisciplinari rispetto ai poliambulatori già attivi in provincia. Con un ruolo primario, anche degli infermieri di comunità, come ricordato anche da Paola Gobbi, professionista del settore, pronta a evidenziare come l’emergenza Covid abbia riproposto l’attualità e la centralità di fare rete con il territorio per fare prevenzione e concorrere a ridurre l’ospedalizzazione.
Le linee guida del Poas
Lo scenario, insomma, è tutt’altro che facile a fronte anche dei dati allarmanti sulla progressiva fuga di professionisti da alcuni settori, come la medicina d’urgenza (a Merate si è dovuti ricorrere a cooperative per garantire il servizio), l’anestesisti e i medici di base.
Una possibilità di provare a scrivere un nuovo percorso potrebbe arrivare però dalle nuove linee guida del Poas, il piano di organizzazione aziendale strategico. Per Monti potrebbe essere questa l’occasione perché il mondo della politica si confronti con Asst, Ats, medici di base, quali potrebbero essere i momenti di eccellenza dell’ospedale di Merate in modo da creare scambi bidirezionali Merate-Lecco e Merate-territorio. “Penso che le polemiche tra Lecco e Merate verrebbero a cessare quando l’ospedale di Merate avrà chiara la sua identità. Se è chiaro l’obiettivo e il percorso, anche Merate si sentirebbe parte integrante dell’azienda ospedaliera. Per questo penso che sia importante che la politica metta il tema al centro della discussione in una sorta di conferenza dei servizi per identificare i momenti di eccellenza e quelli di dipendenza, facendo svolgere all’ospedale il ruolo di cerniera nei confronti del territorio con le case di comunità”.
Il ruolo dei sindaci
Un invito raccolto dal sindaco Brivio che ha ipotizzato di arrivare alla produzione di un documento, condiviso dai sindaci del territorio, con delle proposte concrete da sottoporre ai vertici di Asst, nuova figura di riferimento (al posto di Ats), in base alla riforma regionale, dei sindaci: “Bisogna andare oltre il derby stucchevole tra Lecco e Merate, facendo un ragionamento di sistema, intelligente, in modo da aver più chance con chi decide”.