Tra Lecco e Merate più di 300 addii in un anno. “Emorragia” inarrestabile tra medici e infermieri
Si è dimessa anche la primaria facente funzioni del reparto di Pediatria Francesca Cortinovis
MERATE – Dopo Ginecologia e Ortopedia anche il reparto di Pediatra perde il suo primario. Francesca Cortinovis, primaria facente funzioni all’ospedale San Leopoldo Mandic, ha rassegnato nei giorni scorsi le dimissioni dall’Asst Lecco. Una decisione che arriva a pochi giorni da altri addii eccellenti, ovvero quello della primaria facente funzioni del reparto di Ginecologia e Ostetricia Tiziana dell’Anna e quelle del primario di Ortopedia Antonio Rocca, a cui si sommano, sempre nelle ultime settimane, le dimissioni, per mobilità in altre Asst, dei dottori Luca Pastore e Alessandro Tagliabue, in servizio il primo in Gastroenterologia e il secondo in Pediatria.
Un’inarrestabile “emorragia” di personale medico e infermieristico che solleva molti dubbi e timori sul futuro dell’ospedale di Merate. E a poco sembrano bastare le rassicurazioni fornite martedì scorso dal sottosegretario Mauro Piazza che, rispondendo per conto dell’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso al question time presentato in Consiglio regionale dal consigliere dem Gian Mario Fragomeli ha precisato che “non vi è alcune intenzione di chiudere, convertire o ridurre l’offerta per l’ospedale di Merate. E’ il contesto generale, diffuso a livello nazionale, che ha determinato una carenza di risorse umane che si ripercuote sull’attività erogata”.
La fuga di camici bianchi e infermieri verso altre Asst o verso il privato sembra essere però ormai inarrestabile con dimissioni registrate praticamente ogni giorno: secondo i dati diffusi sempre grazie al question time (abbiamo chiesto conto del numero di dimissioni dall’Asst Lecco negli ultimi cinque anni e siamo ancora in attesa di risposte), sono stati più di 300 gli addii registrati nell’ultimo anno: un dato significato, non a caso scelto e raffigurato nella catena umana a cui è stato data vita nel flash mob Salviamo l’ospedale di Merate andato in scena sabato scorso in piazza Prinetti.
Un fuggi fuggi generale che, se da una parte riflette un malessere diffuso in ambito sanitario in tutta Italia (con il pubblico sempre più schiacciato dal privato), dall’altro impone di porsi qualche domanda sulla gestione territoriale della sanità.
L’ospedale San Leopoldo Mandic, realizzato grazie alle donazioni di molti privati cittadini, sembra sia alla deriva con le dimissioni di medici e infermieri registrate quasi con un senso di ineluttabilità. Il futuro del Punto Nascite sembra ormai segnato, non solo dai numeri sempre più bassi di parti registrati al Mandic (ben sotto la soglia dei 500 all’anno), ma anche dall’analisi effettuata dal direttore generale di Asst Lecco Paolo Favini che, registrando il fatto che su 688 nascite nel distretto di Merate solo 266 siano avvenute al Mandic, ha sintetizzato che le donne del Meratese preferiscono partorire altrove.
Un destino a cui potrebbe arrivare anche il reparto di Pediatria dove, a fronte delle dimissioni dei camici bianchi, il servizio potrebbe essere appaltato alle cooperative esterne, così come di fatto già avviene per il Pronto Soccorso con un problema, quello della tenuta economica del servizio, tutt’altro che secondario.
Se Merate soffre e mostra in maniera evidente tutti i limiti e le contraddizioni di una gestione sanitaria che fatica non solo a individuare un futuro, ma a vivere e far vivere bene il presente, anche Lecco non ride. Il giugno scorso ben quattro oculisti, tra cui il primario Claudio Pellizzari, hanno rassegnato le dimissioni dall’Asst Lecco, azienda balzata agli onori delle cronache nazionali, finendo nel mirino de’ “Il caffè” di Massimo Gramellini sul Corriere della Sera, per la vicenda di overbooking delle sale operatorie con solo un posto letto disponibile per quattro interventi prenotati e tre pazienti rispedite quindi, loro malgrado, a casa.
Situazioni incresciose, denunciate anche a livello parlamentare dal senatore Tino Magni, che pongono degli interrogativi seri sulla capacità di garantire, a livello concreto e quotidiano, il diritto alla salute.
E se a dimettersi sono anche primari facenti funzioni iscritti o intenzionati a iscriversi al concorso per diventare “di ruolo” (come nel caso di Dell’Anna e di Cortinovis), il dubbio che qualche problema serio esista veramente diventa praticamente certezza e non può essere più declinato come fisiologico.
Questa sera, martedì, i sindaci del Meratese e del Casatese incontreranno, a porte chiuse, i tre consiglieri regionali lecchesi eletti al Pirellone (Mauro Piazza della Lega, Giacomo Zamperini di Fratelli d’Italia e Gian Mario Fragomeli del Pd) per parlare proprio di sanità e manifestare le proprie perplessità e l’insoddisfazione per le risposte, spesso burocratiche e un po’ fumose, fornite da Favini durante l’incontro a tu per tu di qualche giorno fa.
L’auspicio è che a vincere non siano i colori politici in una sterile contrapposizione di colpe, ma che si lavori insieme per fornire risposte, anche piccole e semplici, di fronte allo smarrimento, non solo dei pazienti, ma anche di chi si trova oggi a lavorare in un ospedale trasformato in una trincea.