E’ straordinaria l’occasione che Gamma e Uoei Lecco offrono alla ripresa del ciclo delle loro serate per prendere visione diretta del mondo dell’arrampicata, completandone i 360 gradi.
Yuji Hirayama, il climber giapponese che ha portato ai livelli mondiali l’arrampicata del suo paese, è l’irresistibile attrattiva dell’incontro di giovedì 6 ottobre, alle 21, in sala Don Ticozzi a Lecco.
Per presentarlo partiamo dal fondo, dalla conclusione della sua autobiografia: “Non so cosa mi riserverà il futuro. Chi di noi può dirlo in fondo? Le big wall mi affascinano sempre di più, e credo di aver maturato una certa esperienza in proposito. E soprattutto, l’arrampicata non mi ha ancora stancato. Ogni volta che ne scopro un nuovo elemento, mi affascina sempre di più. Nella casa dei miei genitori c’è ancora, in camera mia, un foglio che avevo appeso sopra il mio letto nel momento in cui avevo deciso di diventare un climber professionista: “Mi impegno a diventare il più forte, primo al mondo”. Posso dire di aver realizzato quell’obiettivo? Non lo so, e forse non mi interessa più di tanto. Ecco, cerco solo di migliorare continuamente, di trovare sempre una sfida nuova. Sono arrivato al top, alla cima del mondo: il mondo dell’arrampicata: Ma in realtà spero solo di riuscire ad esprimere sempre qualcosa di nuovo, anche su terreni sconosciuti”.
Yuji Hirayama nasce aTokyo nel 1969, prima dell’arrampicata ha provato il calcio, il baseball, il judo, l’aikido e la corsa in montagna. Poi si avvicina all’arrampicata dove si sente veramente realizzato, e da cui progredirà fino ad arrivare all’entusiasmante incontro con il free climbing, il traguardo ideale che inconsciamente aveva sempre avuto nel cuore.
Per diventare un climber al più quotato livello, addirittura il migliore del mondo come ha deciso di voler essere, decide di esaltare il suo talento naturale incrementandolo con un allenamento incredibilmente intenso e costante.
I risultati non tardano, ma a frenarlo è una brutta caduta. Per il forte giapponese inizia una dura lotto contro la paura che gli era rimasta addosso per molto tempo: un volo di dieci metri in cui si erano staccati tutti i nuts e si era salvato a un paio di metri dal suolo, grazie unicamente alla tenuta di un miracoloso spit. La sua drastica decisione per superare quella disgraziata paura fu quella di lasciarsi cadere di proposito mentre arrampicava, e si può immaginare il sospiro di sollievo nel vedere che i nuts avevano tenuto. Non fu per una volta sola: ad ogni uscita continuò a sperimentare diverse cadute, finchè non riuscì a disfarsi del tutto di questo subdolo terrore.
Appena 17enne parte per le fantastiche big walls di Yosemite Valley, California, Yuji programma un nutrito elenco di vie da ripetere: un numero esagerato! Lui però riesce a salirle tutte, sorprendendo chi gli stava insieme e tenendo un ritmo che non sarebbe stato certamente possibile a un normale arrampicatore.
Via dagli Usa approda in Europa e precisamente in Francia, è il 1988. Qui si migliora ulteriormente nella tecnica di allenamento e di arrampicata, portandosi sempre più vicino ai più alti gradi che contraddistinguono i livelli dell’artificiale. Ha inizio la sua brillantissima carriera con cui inanella i più prestigiosi successi nelle gare di arrampicata su roccia e sulle strutture artificiali. Tra le ripetizioni delle falesie di difficoltà estrema e gli innumerevoli piazzamenti nella gare internazionali di arrampicata, Yuji balza in fretta sul tetto del mondo, vincendo la Coppa del Mondo di arrampicata sportiva. Questo gli riesce nel 1998 e nel 2000, dopo aver conquistato il primo posto in altre numerose gare di Coppa, negli Arco Rock Master e nei campionati asiatici.
Impressionante l’elenco delle sue performance ma sicuramente meritano di essere menzionate tre perle che sfolgorano nel suo curriculum: l’exploit sulla Salathe, in libera e in giornata; la salita al “Nose”, la scalata più popolare di El Capitan, lo spigolo dove si incontrano le pareti Sudovest e Sudest, chiusa in poco più di nove ore, il tentativo (riuscito) in libera e a vista su El Nino, linea spettacolare sul versante Sudest di El Capitan (aperta nell’autunno del 1998 dai fratelli Huber): un autentico capolavoro, da lui considerato il coronamento di anni e anni di allenamenti e sacrifici, ma anche di crescita e soddisfazioni.
Tutto questo e molto altro ancora terrà incollata alle poltroncine la platea della Sala Ticozzi, appuntamento che ripetiamo è in calendario per giovedì 6 ottobre, con inizio alle 21.
Foto tratte da: album di Brian Zambrano e profilo Facebook di Yuji Hirayama