Qui Lecco Libera contesta Sallusti: “Diffamare non è reato”

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LECCO – Al termine dell’incontro pubblico con il giornalista Alessandro Sallusti, promosso dall’onorevole Michela Vittoria Brambilla (Pdl), alcuni giovani del gruppo “Qui Lecco Libera” hanno inscenato una piccola contestazione contro il direttore de “Il Giornale”.

Dopo aver partecipato all’incontro con il giornalista e aver posto delle domande relative al fatto che “la pena di 14 mesi di reclusione – inflitta a Sallusti per le “diffamanti falsità a danno di un innocente” scritte da Renato Farina su Libero – fosse stata commutata in una ridicola sanzione”, alcuni esponenti di “Qui Lecco Libera” hanno mostrato uno striscione polemico all’uscita della Sala conferenze di Palazzo Falk: “Sallusti ce l’ha insegnato, diffamare non è reato”.

I ragazzi di “Qui Lecco Libera”, in un volantino che riportiamo a lato, hanno contestato al direttore de “Il Giornale” di aver scatenato “a pochi passi dalla condanna definitiva un polverone su chissà quale reato d’opinione, trasformando la libertà di diffamare in prerogativa professionale”. “Permetteteci di dissentire – hanno affermato nel loro scritto – Alessandro Sallusti non è affatto un protagonista di una “vicenda kafkiana”, quanto l’espressione di un giornalismo da stadio piegato agli umori e ai voleri del Capo”.

“Becero nel bastonare gli avversari, spregiudicato nel coprire ed occultare gli errori/orrori del datore di lavoro”: è così che viene definito Sallusti nel volantino, reo secondo gli autori della contestazione di “aver fatto scrivere su Libero un giornalista radiato dall’ordine” e di non aver proceduto con una “puntuale rettifica delle menzogne riportate”.

“Nessuna persecuzione, dunque – secondo gli esponenti di “Qui Lecco Libera” – e non lo diciamo perché berlusconiani, antiberlusconiani, bersaniani, montiani, ingroiani o grillini. Lo diciamo perché cittadini affezionati alla libertà di informazione e al diritto di critica, che non possono essere stravolti da chi, spacciandosi per imparziale, non fa che perseguitare quel che non può sopportare: la realtà dei fatti”.

Una contestazione che non ha per nulla “inacidito” il direttore, che si addirittura è prestato all’associazione per uno scatto fotografico.