LECCO – Oltre 5 milioni di euro di pagamenti ancora da erogare alle aziende per gli interventi effettuati in città e circa 46 milioni di euro che potrebbero sbloccarsi per nuovi investimenti: sono queste le cifre che a Lecco sono rimaste bloccate dal Patto di Stabilità, come spiegato dal sindaco Virginio Brivio.
Soldi rimasti nelle casse comunali e che sarebbero dovuti finire alle ditte appaltatrici, già provate dal durissimo periodo di crisi, altri invece che sarebbero potuti già essere impiegati per le opere rimaste inconcluse, come il nuovo Palazzo di Giustizia.
Per questo il primo cittadino ha deciso di sottoscrivere la proposta del presidente di Associazione Nazionale Comuni Italiani, Graziano Delrio, che ha invitato i sindaci ad adottare il documento di Anci sull’emergenza sociale e ad aderire a un’iniziativa pubblica che si terrà giovedì 21 marzo a Roma, presso il Teatro Capranica in Piazza Capranica, alle ore 11.30. Alla manifestazione sarà presente anche Lecco, rappresentata dal consigliere comunale Giorgio Buizza, presidente della Commissione consiliare Lavori pubblici e patrimonio
Il documento sottoscritto dal sindaco, invece, sottolinea la necessità di sbloccare i pagamenti alle imprese da parte dei Comuni e allentare i limiti imposti dal Patto di Stabilità, al fine di alleviare il disagio sociale ed occupazionale nei territori dei Comuni italiani, come richiesto da molti esponenti istituzionali, tra cui lo stesso Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
APERTURE DALL’UE e LA SODDISFAZIONE DI ANCE LECCO
In Italia l’ammontare dei debiti della Pubblica Amministrazione verso le imprese ha raggiunto quota 71 miliardi, una situazione disastrosa che ha smosso le coscienze anche a Bruxelles: lunedì la Commissione europea ha infatti aperto alla possibilità di conteggiare in maniera flessibile il peso dei pagamenti arretrati della Pubblica amministrazione su deficit e debito pubblico.
Un’apertura che ha ricevuto il plauso anche dei costruttori lecchesi: “Questo pronunciamento – ha affermato il presidente di ANCE Lecco, Sergio Piazza – fa seguito all’intensa e incisiva azione che ANCE sta conducendo a livello nazionale, che ha portato prima alla sottoscrizione di una dichiarazione trasmessa al Governo e alla Commissione Europea per chiedere il pagamento di tutti i debiti pregressi della Pubblica Amministrazione, come prioritaria risposta alla situazione emergenziale del settore dell’edilizia, e quindi alla firma congiunta con l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI) di un appello al Presidente del Consiglio per l’approvazione di un provvedimento d’urgenza, che autorizzi le amministrazioni a sbloccare le risorse necessarie per fare fronte ai propri debiti, con particolare riferimento al Patto di stabilità interno”.
Del resto, la criticità della situazione è un dato evidente a tutti: “Il debito della Pubblica Amministrazione nei confronti delle imprese di costruzione ha raggiunto ormai i 19 miliardi di euro ed il ritardo medio nei pagamenti è di 8 mesi con punte di oltre 3 anni. Rispetto a questo problema, le soluzioni adottate finora non si sono rivelate assolutamente risolutive, a cominciare dalla certificazione dei crediti della Pubblica Amministrazione. Basti dire che in cinque mesi sono stati certificati pochi milioni di euro di crediti, quando in Spagna, con un meccanismo del tutto simile e nello stesso lasso di tempo, più di 27 miliardi di euro sono stati pagati alle imprese”.
Ad ostacolare soprattutto la soluzione del problema, sino ad oggi, sono stati i vincoli di finanza pubblica e appunto nel Patto di stabilità interno: “Un Patto che, limitando fortemente la capacità di investimento degli enti locali, rappresenta la prima causa di ritardo nel pagamento alle imprese del settore e blocca circa 5 miliardi di euro di pagamenti per lavori già eseguiti dalle imprese e per i quali gli enti locali dispongono di risorse di cassa”.
A questo punto il pronunciamento della Unione Europea può rivelarsi determinante: “Ci attendiamo che il Governo italiano non perda tempo e non lasci cadere questa opportunità, che finalmente risolverebbe una situazione economicamente devastante ed assolutamente immorale”.