LECCO – Presentato all’interno della manifestazione“Leggermente” il nuovo libro dell’alpinista di Valmadrera, Gianni Rusconi, storico protagonista dell’alpinismo invernale sulle Alpi e non solo. “Il grande alpinismo invernale” è stato l’occasione per ricordare alcune delle imprese più belle e vedere un filmato con immagini registrate durante quelle salite.
“La passione per le invernali – ha esordito Rusconi, valmadrerese d’origine ma trapiantato a Lecco da ormai tantissimi anni – nasce dal mio desiderio di stare solo, in luoghi dove non c’è molta gente intorno: frequento mare e montagna, ma preferisco sempre che siano zone non troppo affollate”. “Oltre a questo, però – ha proseguito l’alpinista – le sfide invernali con le montagne sono legate anche alla storia della mia famiglia, d’origine contadina e povera, ma ricca di valori spirituali: siamo sempre rimasti uniti anche dopo la morte prematura del papà e soprattutto del fratello Carlo, colui che aveva portato in famiglia la passione per la montagna”. “Io e i miei fratelli – ha ricordato Rusconi – conoscevamo già la montagna, perché per lavoro spesso andavamo a far legna, ma poter andare per passione è tutta un’altra cosa”.
“Quando in Grignetta un incidente ha spezzato le corde e ha portato via prematuramente mio fratello Carlo, io e mio fratello Antonio abbiamo raccolto il suo testimone”. “All’inizio non è stata facile – ha ammesso ancora l’alpinista di Valmadrera – perché c’erano le remore della mamma che non voleva che rischiassimo la vita anche noi, ma poi abbiamo siamo partiti: prima i Corni di Canzo, poi la Grigna, le Dolomiti, il Monte Bianco e le spedizioni… il tutto per ricordare nostro fratello, che abbiamo festeggiato e onorato nel migliore dei modi nel 1970, quando abbiamo aperto dopo dieci tentativi la “Via del Fratello” sulla parte Est/Nord-Est del Pizzo Badile”.
“Nel nostro andare in montagna – ha ricordato ancora Rusconi – c’erano sempre amicizia e affiatamento, eravamo un gruppo di pochi amici, non più di cinque o sei, ma tutti uniti dalla stessa passione e dagli stessi obiettivi. Questo forte legame fra di noi è stata la chiave dei nostri successi alpinistici e anche se ero attratto dalle vie in solitaria, devo dire che poter condividere la gioia o la disfatta per un cima con dei compagni di cordata è una soddisfazione impagabile”.
“Il libro che presento oggi – ha poi spiegato Rusconi – nasce da quello scritto nel 1972, “Pareti d’inverno”, a cura di Aurelio Garobbio, che ormai è fuori commercio. Qualche anno fa sono stato tampinato ripetutamente da Andrea Gaddi per riscrivere quel libro, aggiungendo però tutte le salite successive, dal Monte Bianco alle Dolomiti, fino alle grandi spedizioni in Alaska, Perù e Himalaya: questo processo ci ha portato a pubblicare “Il grande alpinismo invernale”.
La presentazione si è quindi conclusa con la visione di un filmato, che come ha spiegato Gianni Rusconi, “è stato montato con un mix di scene filmate durante le salite invernali con cineprese da 16mm: oltre alla fatica alpinistica, a quel tempo giravamo sempre con la cinepresa e così anche per questo motivo ci consideravano un pò matti”.