Vertice in Prefettura sulla rapina all’orefice, paura tra i commercianti

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LECCO – Evidentemente ha lasciato il segno la feroce rapina che lo scorso sabato è culminata con il pestaggio e l’accoltellamento di Mauro Pozzoni, titolare di una gioielleria in corso Martiri, finito all’ospedale Manzoni con quattro costole rotte: c’è il terrore tra gli esercenti lecchesi e la stessa Confcommercio ha deciso di scendere in campo per difendere i propri associati.

Il presidente Peppino Ciresa ha deciso di contattare la prefetto Antonia Bellomo, che a sua volta ha convocato il Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza pubblica congiunto; all’incontro, previsto nel pomeriggio del prossimo martedì, saranno presenti anche il sindaco e il presidente della Provincia, rappresentati della Questura, dei Carabinieri, della Guardia di finanza e del Corpo Forestale dello Stato.

Nel frattempo proseguono le indagini della Squadra Mobile per rintracciare quella banda di quattro sudamericani, probabilmente residenti nel milanese, che alla vigilia di Pasqua hanno deciso di seminare il panico in città.

A farsi testimone delle preoccupazioni dei commercianti è la presidente degli orefici lecchesi, Giuseppina Gallarati: “Sicuramente questo episodio ci ha turbato profondamente, abbiamo paura e vogliamo capire cosa verrà messo in campo per difenderci. A spaventare maggiormente è la brutalità con la quale i malviventi si sono gettati sulla loro vittima; rapine ce ne sono sempre state, ma ho l’impressione che la criminalità agisca in modi sempre più sfacciati”.

La stessa presidente Gallarati, in passato, si è trovata a sua volta vittima di rapine e quello che sembra prevalere dalle sue parole è un senso di impotenza nei confronti di queste malefatte: “Puoi dotare i locali di telecamere, tenere le porte chiuse, ma queste persone ti curano e prima di agire si sono ben studiati come muoversi. Quello che vorremmo è lavorare con un senso di maggiore sicurezza, di tranquillità e credo sia necessario anche istituire un fondo di solidarietà per ripagare quei danni fisici ed economici che ci troviamo a scontare sulla nostra pelle”.