LECCO – “Il tanto decantato decreto relativo alla sblocco dei pagamenti delle Pubbliche Amministrazioni non è che l’ennesima presa in giro da parte del Governo Monti”. Una frase, questa, che proviene congiuntamente dal presidente della Provincia di Lecco, Daniele Nava, e dal neo assessore provinciale al Bilancio, Ennio Fumagalli. Stando a quanto affermano i due amministratori, pare infatti che il decreto in questione non solo non dia una boccata d’aria all’ente, ma ne renda ancora più difficile il compito.
Ma andiamo con ordine: “La Provincia di Lecco – spiegano – ha attualmente un fondo di cassa di circa 61 milioni di euro, cifra che conferma la solidità e la virtuosità dell’Ente e che è frutto di una gestione oculata delle risorse pubbliche”. Soldi, questi, che dovrebbero sostanzialmente tradursi nella “solvibilità reale di tutti gli impegni di spesa effettuati dall’Ente stesso. In riferimento alle norme del Decreto che si riferisce ai debiti della Pubblica Amministrazione accertati al 31.12.2012 – proseguono – la Provincia di Lecco a oggi potrebbe pagare una quota di circa 7.900.000 euro, pari al 13% dell’intera liquidità, nella misura massima, secondo lo stesso Decreto, del 50% di un importo autorizzato dal Ministero, che a oggi ancora non si conosce! L’intera cifra pagata, sempre secondo il Decreto, viene tolta dal calcolo del Patto di Stabilità, cosa che permetterebbe all’Ente di restare all’interno dei parametri del Patto e di poter continuare a erogare i pagamenti anche per i debiti 2013”.
Fin qui tutto chiaro, se non fosse che “la nostra Amministrazione – aggiungono – così come la maggior parte delle Province, ha già sbloccato una parte dei pagamenti sospesi dalla norma astrusa del Patto di Stabilità, questo in seguito a interventi di urgenza e per aiutare, in questo momento di grave crisi, le nostre aziende. Stando all’interpretazione attuale della norma – precisano – i pagamenti effettuati dal 1° gennaio 2013 alla data di entrata in vigore del decreto non rientrerebbero nel calcolo citato! Quindi, non potendo scomputare i pagamenti già effettuati alle ditte creditrici, l’ente Provincia non potrebbe rientrare nei parametri del Patto di Stabilità, restando in una situazione di stallo, sia per i pagamenti pregressi che per i pagamenti e gli investimenti successivi”.
Uno scenario, questo, che Nava e Fumagalli sintetizzano dicendo che in sostanza “chi è virtuoso, lavora per il territorio ed è sensibile ai bisogni del tessuto economico-sociale della propria provincia, allora viene perennemente tartassato. Chi, invece, si attiene alle norme di una burocratizzazione ormai divenuta indecente e si disinteressa delle esigenze di lavoratori e aziende, ecco che viene premiato e lodato”.
Situazione a cui si aggiungerebbero ulteriori questioni, in quanto oltre “alle norme relative ai pagamenti, il Decreto prevede la ridistribuzione su tutto il territorio nazionale del taglio già previsto di 1,2 miliardi di euro nel 2013. A questo punto vogliamo, quindi, fare presente che nella legge Spending Review approvata dal Governo Monti, la Provincia di Lecco ha già subito un taglio di 2.893.049 euro nel 2012 e un taglio preventivato di 6.943.377 euro nel 2013. Con il nuovo Decreto, la ridistribuzione del taglio comporta un aggravio per la nostra Provincia di circa 911.000 euro, che porterebbe la cifra totale a un taglio netto nel 2013 di 7.854.103 euro”.
Tagli, questi ultimi, che comporterebbero, sempre stando a quanto dichiarano il presidente e l’assessore provinciale, l’impossibilità di erogare servizi quali la manutenzione delle strade e degli edifici scolastici, il riscaldamento delle scuole superiori, il finanziamento del trasporto pubblico locale. “Servizi – precisano – già al limite della sopravvivenza con il taglio preventivato di 6.943.377 euro della Spending Review. Ora, entrando nel merito della ridistribuzione dei tagli a livello nazionale, viene spontaneo domandarsi come mai alla Provincia di Napoli, meno virtuosa della nostra, venga assegnata una riduzione dei tagli di 66 milioni di euro, a quella di Torino venga ridotto il taglio di 24 milioni di euro. Un parametro fondamentale tolto dal calcolo per la determinazione dei tagli distribuiti sulle Province è il costo dello smaltimento dei rifiuti. Questo significa, per assurdo, che chi produce più rifiuti è avvantaggiato rispetto a chi incentiva la diminuzione e la differenziazione dei rifiuti stessi. Chiediamo, quindi, ai Parlamentari eletti sul territorio lecchese di intervenire in sede di dibattito parlamentare affinché sia modificato questo nuovo scellerato Decreto, dando così la possibilità alla nostra Provincia di erogare servizi – concludono – di cui il territorio e i cittadini hanno assoluta necessità”.