Cave: il Comune andrà al Pirellone per chiedere la fine degli scavi

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LECCO – “Il monte Magnodeno è interessato da almeno 60 anni di attività di estrattive senza che la comunità lecchese abbia potuto esprimersi in modo diretto su tale scelta”.

E la denuncia che il leghista Stefano Parolari ha esternato nel consiglio comunale di giovedì, che si è riunito per approvare le osservazioni al Piano Cave provinciale che per il 90% inciderà sui fronti d’escavazione situati in città.

Un monito accolto da tutti i presenti, maggioranze o opposizioni, che hanno approvato (con la sola astensione del PDL) l’ordine del giorno che impegna il Comune di Lecco a richiedere un’audizione in Regione per ottenere la fine delle escavazioni sul monte lecchese una volta terminate quelle già previste dal piano in vigore, oppure una moratoria di almeno 20 anni per consentire il riassetto idrogeologico e idrologico del Magnodeno oggi, come denunciato da Parolari, “fortemente mutato”.

Per questo la stessa amministrazione comunale ha voluto fissare dei paletti nelle osservazioni che verranno inviate in Provincia: “Tutte le aree interessate da precedenti escavazioni e da quelle dell’attuale piano cave dovranno tornare nella disponibilità dei cittadini – ha spiegato il vicesindaco Vittorio Campione –attraverso azioni di ripristino in senso ampio, curando anche i dintorni degli ambiti di cava, quindi vie d’accesso, sentieri e favorendo il riuso del bosco e dei prati”.

Questo è uno dei tre obbiettivi che muovono le obiezioni del Comune al piano cave, insieme alla necessità di concentrare sempre più l’attività di estrazione in un unico sito ed estendere le convenzioni con le ditte escavatrici, non solo per il ripristino delle aree cavate, ma anche per i danni provocati dal trasporto dei materiali.

Per quanto riguarda la Cava del Cornello, il Comune di Lecco ha chiesto di concentrare l’attività estrattiva nei primi cinque anni per dedicare gli altri cinque al recupero ed al rinverdimento dell’area. Per la Vaiolo Bassa, l’amministrazione vuole la diminuzione del quantitativo da estrarre e l’ampliamento della cava solo dopo l’esaurimento della zona già sfruttata; per la Vaiolo Alta, infine, il rafforzamento dell’utilizzo congiunto dei due operatori (Unicalce e Fassa Bortolo) e la modifica del gradone di escavazione per garantirne un più veloce recupero.

Osservazioni, quelle del Comune, non vincolanti alla modifica del piano e se nulla oltre ciò si può fare tra Palazzo Bovara e Villa Locatelli, l’auspicio è che in sede regionale si possa ottenere qualcosa di più.