Questa non è una storia vera, eppure potrebbe essere la storia di tante coppie che incontriamo quotidianamente affrontando il tema della separazione. Magari la osserviamo da angolature diverse, cogliendo solo alcuni aspetti della complessità della situazione, a seconda del nostro ruolo: possiamo essere i maestri di scuola che vedono il cambiamento negli occhi dei bambini; possiamo essere i nonni che all’improvviso faticano a vedere i nipoti; i vicini di casa che assistono a litigi e musi lunghi; gli amici della coppia che non sanno più “da che parte stare”; oppure possiamo essere i diretti interessati, una metà della coppia, e allora c’è il rischio che all’inizio riusciremo solo a vedere lo spicchio delle nostre ragioni.
Paolo e Matilde sono sposati da anni, hanno due figli, Alessandra e Gabriele, che frequentano rispettivamente la scuola elementare e media. Ormai da molto tempo c’è aria di crisi: non si parla mai, se non per comunicazioni di servizio; non si condivide una progettualità, che sembra essersi esaurita con la nascita dei bambini; non c’è interesse per l’altro: le vite di Paolo e Matilde scorrono su due binari paralleli che sembrano non incontrarsi più. Come genitori nulla da eccepire, entrambi vogliono bene ai figli e si dedicano alla loro crescita, ognuno con gli strumenti che ha a disposizione: più severa ed esigente Matilde, più permissivo e compagnone Paolo.
I musi lunghi e i silenzi in casa si moltiplicano, così come i pretesti per litigare: una commissione dimenticata, un orario capito male, un appuntamento mancato, tutto diviene terreno di scontro, anche come passare il fine settimana. I figli colgono la tensione nell’aria, quella rabbia a fior di pelle, quelle barriere invisibili tra mamma e papà…sono in ansia, ma come fare a dirlo? L’idea di sollevare l’argomento li fa rabbrividire: non è nemmeno concepibile pensare che “mamma e papà si possono lasciare”. No. E’ un brutto pensiero da mandare via. Che non si può condividere con nessuno. Perchè se lo dici…bè, è un po’ come se fosse più vero.
Paolo e Matilde sembrano prigionieri di questa dinamica: consapevoli che le cose non vanno, incapaci di prendere una decisione. Fino a quando “gli eventi” decidono per loro: Paolo al lavoro viene spostato di reparto, conosce una nuova collega, tra i due c’è una buona sintonia e giorno dopo giorno la conoscenza si approfondisce. Parlano, si confidano, pranzano insieme, qualche volta escono per un aperitivo, e alla fine…si innamorano.
Paolo, dapprima confuso e tormentato, decide di lasciare la moglie: troppe volte hanno provato a sistemare le cose e non ha mai funzionato. Vivere insieme così, come due estranei, litigando quotidianamente…che senso può avere?
Comunica con fatica e tensione la decisione a Matilde. Ne esce il finimondo. Entrambi danno il peggio di sè con accuse reciproche che mai fino a quel momento si sarebbero sognati di fare. Evidentemente serviva ad entrambi qualcosa di “esterno” a cui attribuire colpe e responsabilità, qualcuno che portasse ad una scelta. Al momento di comunicare la notizia ai bambini Matilde, piena di rabbia e sofferenza, si lascia sfuggire che “il papà preferisce stare con un’altra”. Nuove lacrime, pianti, sensi di colpa. Matilde è affranta, non voleva dire quello che ha detto, si sente distrutta, ferita soprattutto nell’orgoglio, perchè Paolo, in verità, era ormai “invisibile” da tempo. Però quell’affronto…quel lasciarlo per un’altra…
Paolo si sente in colpa, si fa carico della “rovina della famiglia”, sente di aver calpestato i sentimenti di chi gli stava attorno. Allo stesso tempo è arrabbiato: perchè Matilde è arrogante e prepotente, lo fa sentire uno zero, come se la fine del rapporto fosse solo colpa sua. Va bene, lui ha scoperchiato il vaso proponendo la separazione…ma in fin dei conti non è da anni che vivono come separati in casa?
Alessandra e Gabriele sono nel caos più totale: cosa vuol dire che il papà preferisce un’altra? La preferisce anche a loro due? Perchè esce di casa con la valigia? Dove va? Cosa succederà domani, e il giorno dopo e quello dopo ancora…? Cosa succederà da ora in avanti? Perchè nessuno glielo dice chiaramente?! Come si fa a vivere nell’incertezza?
Il tempo passa e i bambini vedono una madre sempre più arrabbiata e depressa e un padre che non ha più lo slancio di una volta. Il carattere da sempre esigente di Matilde è diventato una fiscalità soffocante con i tempi e gli orari, rigidi paletti che impone a Paolo negli incontri con i figli, richieste economiche ben al di sopra delle possibilità di lui, ripicche per uno scontrino non rimborsato. E poi quell’inconsapevole tendenza a riferirsi al padre come a colui che li ha abbandonati, tutti quanti, non solo lei. Spessissimo con dei pretesti annulla gli incontri tra Paolo e i figli: improvvisamente sente come se i nonni da andare a trovare, i cugini con cui giocare, il corso di nuoto e il calcio fossero delle priorità assolute per i figli, anche più di Paolo. Lei lo sente per loro. In fondo se suo marito – il suo ex marito – ha scelto di andarsene, ora non si deve lamentare se vede meno i figli!
Dall’altra parte il senso di colpa di Paolo lo porta ad essere fin troppo remissivo, a cedere su tutto: se Matilde gli “revoca” di forza un pomeriggio con i figli, lui dice di sì, va bene, pur di non litigare. Non è perchè non vuole bene ai bambini che rinuncia a loro, ma perchè non sa come gestire la cosa: non sa gestire la furia di Matilde nè il proprio senso di colpa: in fondo, forse, se l’è un po’ cercata. E non si rende conto che si sta allontanando da Alessandra e Gabriele, non si rende conto che si sta perdendo dei pezzi, non ci prova nemmeno più a puntare i piedi e dire che li vuole con sè per il week-end.
La situazione è tale per cui con il passare dei mesi, in Alessandra e Gabriele si fanno strada delle idee preoccupanti: la mamma è davvero arrabbiata e disperata, il papà deve aver fatto qualcosa di assolutamente terribile per ridurla così. E se lo ha fatto alla mamma un po’ lo ha fatto anche a loro…non ci pensa a loro? Sì è così, li ha abbandonati. Perchè è lui che è uscito con la valigia. E poi non dà loro nemmeno i soldi…hanno sentito diverse volte al telefono la mamma parlare di “assegni”, di cifre più alte, anche con l’Avvocato…e il papà che dice che di più non ce la fa…o non ce la vuole fare?
E cosa avranno mai fatto loro per farsi abbandonare? Il papà ha preferito quella signora! Anche adesso, perchè non viene a prenderli tutte le volte che loro vorrebbero? E perchè a volte nemmeno quando erano già d’accordo lui arriva? Al posto di uscire con il papà fanno delle cose con la mamma…forse davvero lui non li vuole più. E quando stanno con lui il fine settimana…non è che non ci vogliono stare, ma è difficile…è difficile anche da spiegare ai grandi: loro un po’ ci vogliono andare dal papà, ma un po’ gli sembra anche di fare un torto alla mamma…è come se la abbandonassero anche loro. Come si fa? Loro sanno che è triste quando li vede uscire dalla porta di casa con lo zainetto per andare a dormire da papà. Non c’è bisogno che parli. Loro lo sentono.
E così si fanno strada incomprensioni, non detti, fraintendimenti, che hanno il potere di creare barriere e solchi sempre più profondi e invalicabili. Fino a qualche tempo prima sia Paolo che Matilde si riconoscevano i rispettivi meriti come padre e madre, ora sembra si reputino l’un l’altro quasi pericolosi, o quanto meno inadeguati a fare i genitori. Come è possibile?
Purtroppo è possibile. E’ possibile quando estendiamo i nostri vissuti personali a quelli dei figli, senza renderci conto che loro sono altro da noi; quando non ci accorgiamo che un pessimo marito può essere comunque un buon padre e vice versa; quando coinvolgiamo troppo i nostri figli nelle dinamiche di coppia: un conto è spiegare la separazione, un altro è entrare nei dettagli della vita matrimoniale. E ancora, quando prevale il desiderio di “vendetta” personale; quando inconsapevolmente usiamo i figli come risarcimento per quello che il coniuge ci ha tolto; quando carichiamo i minori di ansie e tensioni che non li dovrebbero riguardare; quando non facciamo con loro chiarezza, lasciando che nelle loro menti si depositino preoccupazioni irrealistiche, dubbi profondi, paure, che se non vengono spazzate via, rischiano di consolidarsi nel tempo, portando alla creazione di una “realtà parallela”, in cui “mamma” e “papà” diventano il ricettacolo di fantasmi spaventosi legati all’abbandono, al tradimento, all’inversione di ruoli.
Fortunatamente non tutte le coppie che si separano sono come Paolo e Matilde: c’è anche chi è in grado di distinguere il ruolo di coniuge da quello di genitore e di continuare a fare “la mamma” o “il papà” con cura, dedizione e attenzione, nel rispetto dell’ex coniuge. C’è chi riesce a spiegare ai figli che mamma e papà non saranno più una coppia, ma saranno sempre i loro genitori e gli vorranno sempre bene. C’è chi comprende appieno il bisogno di un bambino di avere entrambi i genitori, e si adopera affinchè le frequentazioni avvengano nel modo più naturale e collaborativo possibile. C’è chi comprende che se i figli saltano molti incontri con l’ex coniuge, non è solo lui che ci perde, ma sono soprattutto i minori, che possono sentirsi abbandonati e soli. C’è chi riconosce di avere difficoltà ad affrontare la separazione e chiede aiuto a professionisti, per il proprio bene e per quello dei figli.
Ecco perchè cerchiamo, nel nostro spazio professionale, di promuovere una “nuova cultura” della separazione: per alleggerire il dolore che comunque è insito nella separazione, per limitare la sofferenza dei minori, per prevenire una serie di disagi che con il tempo in genere tendono a inasprirsi piuttosto che risolversi, tanto negli adulti quanto nei bambini. Ogni figlio ha il diritto di avere due genitori e di pensare alla propria famiglia come ad un luogo accogliente e sereno, in cui ci si può parlare, in cui i legami scorrono sulla linea del rispetto, anche da separati.
Fortunatamente “separarsi bene”, con gli aiuti giusti, può essere una storia vera.
Dr.ssa Erika Riva psicologa, psicoterapeuta CTP
Info : segreteria@figlipersempreonlus.org
Tel allo 0331 28 13 80
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