Un atto che da proposta di iniziativa popolare si trasforma erroneamente all’atto della protocollazione in petizione e un Consiglio comunale che diventa una cagnara dove si discute di tutto ma non della sostanza dell’atto, ovvero di ciò che 419 cittadini hanno sottoscritto e presentato in Comune – 78 giorni fa – in merito alla mobilità sostenibile fornendo linee di azione e di indirizzo relative a una nuova politica comunale sui trasporti pubblici e la mobilità.
Risultato: un’ora per sbrigare i primi due punti all’ordine del giorno e ben 4 ore trascorse in un ginepraio burocratico che ha dato vita a una inconcludente discussione imperniata sul metodo e sul regolamento comunale anzichè sui contenuti dell’iniziativa popolare.
Insomma “fuffa” come ha suggerito qualcuno del pubblico presente in sala e il can-can di interventi alla fine ha portato alla bocciatura dell’atto di iniziativa popolare. Uno schiaffo, checchè se ne dica, alla tanto decantata democrazia partecipata.
Quindi partiamo dal fondo, ovvero dal portavoce di coloro che si sono prodigati nel raccogliere le 419 firme: Duccio Facchini, leader di Qui Lecco Libera, che fatica a trovare aggettivi per descrivere quanto è successo, poi sbotta: “Il Consiglio comunale è stato uno spettacolo indegno. Hanno fatto e brigato senza concludere nulla; il sindaco Virginio Brivio (Pd) non ha spiaccicato parola, l’assessore di competenza Vittorio Campione (Pd) si è assentato per buona parte della seduta e il presidente del Consiglio comunale Alfredo Marelli (Pd) si è reinventato Azzeccagarbugli confondendo la lettera che ha accompagnato il documento con il titolo dell’atto. Quindi la maggioranza si è chinata davanti ai “desiderata” della Giunta e la minoranza ha strumentalizzato il tutto. Risultato, la volontà dei cittadini e i loro diritti sono stati calpestati”.
Si potrebbe finire qui, ma quello che si è visto lunedì sera in Consiglio comunale merita di essere raccontato, anche per cercare di spiegare e comprendere quanto è successo.
Facciamo un passo indietro. Qui Lecco Libera raccoglie 419 firme autenticate e il 28 aprile presenta in Comune un atto di iniziativa popolare inerente la mobilità sostenibile, insomma propone al Comune linee guida e indirizzi sul tema, ovvero: realizzazione di progetti di “car pooling”, consentire il trasporto delle biciclette sui mezzi pubblici, realizzazione di una rete di taxi collettivi, prolungamento degli orari degli autobus e implementazione del numero delle fermate, realizzazione di una metropolitana leggera e molto altro ancora. All’atto della protocollazione probabilmente gli uffici comunali di competenza sbagliano e definiscono l’atto petizione. La differenza è sostanziale: per presentare l’iniziativa popolare servono più di 400 firme e l’atto viene poi messo all’ordine del giorno, quindi discusso dal Consiglio e votato; la petizione necessita di 200 firme e la si affronta con un iter differente.
Quindi, presentato l’atto il Comune aveva tempo 45 giorni per portarlo in Consiglio. Ne passano 78 e si arriva al Consiglio comunale di lunedì sera (inizio ore 18.30) dove al terzo punto dell’ordine del giorno si legge: “Petizione presentata da L’Officina di Qui Lecco Libera” sul tema della mobilità sostenibile”.
Il Consiglio inizia come sempre con 25 minuti abbondanti di ritardo. Primo punto all’ordine del giorno comunicazioni, secondo punto domande di attualità e si approda così al terzo punto quando sono le 19.45 passate. Nemmeno il tempo di iniziare la discussione che il presidente del Consiglio Marelli annuncia che è stato presentato un nuovo ordine del giorno da Stefano Citterio, Luigi Marchio, Giorgio Buizza (Pd) e Alberto Invernizzi (Appello per Lecco) e che dovrà essere discusso e votato.
Un’azione possibile grazie all’articolo 60, comma 5, del Regolamento comunale (che qualcuno poi chiederà di essere rivisto).
A questo punto il Consiglio comunale è obbligato a ridiscutere il nuovo ordine del giorno e votarlo. La differenza tra il vecchio e il nuovo ordine del giorno (che contemplano entrambi il punto 3) sta nel fatto che al nuovo viene aggiunto un altro punto in cui vengono presentati alcuni temi presenti anche nell’atto di iniziativa popolare che a sua volta andrà discusso e votato.
Intanto sorge un altro problema in quanto l’iniziativa popolare continua a essere tratta come petizione.
Alcuni rappresentanti di Qui Lecco Libera presenti in sala contestano e il consigliere Alessandro Magni (Federazione della Sinistra – Sinistra Ecologia e Libertà) sottolinea l’errore e ricorda che alla fine: “vale il principio di conservazione degli atti, pertanto quello è in tutta evidenza un atto di inizitiva popolare e non una petizione. Quindi va discusso e votato per quello che è”.
A questo punto il presidente Marelli sospende la seduta e si riunisce con i capigruppo per chiarire il tutto: “Cinque minuti di pausa…”, annuncia.
Ne passano 35, minuto più minuto meno, e la seduta riprende.
Marelli cerca di fare chiarezza anche con il supporto del Segretario Generale Paolo Codarri. L’atto presentato dai cittadini viene considerato “petizione” a tutti gli effetti e il “principio di conservazione degli atti” ricordato da Magni va a farsi benedire.
Le lamentele della minoranza si acuiscono, poi colpo di scena: Alessandro Magni e Ezio Venturini (Italia dei Valori) propongono un terzo ordine del giorno che a sua volta andrà discusso e votato.
Apriti cielo. Gli interventi non si contano più.
La minoranza accusa la maggioranza di non avere coraggio nel dire apertamente che la “petizione” verrà bocciata, trovando l’escamotage del nuovo ordine del giorno per cercare di accontentare i presentatori (ovvero i cittadini) dell’atto.
La maggioranza invece si difende sostenendo che ciò che è stato fatto va a valorizzare la “petizione”. Mentre in sala i promotori dell’iniziativa popolare sobbalzano sulle sedie per quanto sta accadendo.
Si arriva così alla votazione dell’ordine del giorno presentato da Citterio, Buizza, Marchio e Invernizzi: approvato. Quando dovrebbe iniziare la discussione dell’ordine del giorno presentato da Magni e Venturini i due decidono di ritirarlo e su di loro scende una pioggia di critiche per aver fatto perdere ulteriore tempo.
All’alba delle 23 si decide di votare la “petizione”. Su proposta della capogruppo della Lega Cinzia Bettega la votazione viene divisa in due parti. Prima si votano le considerazioni dell’atto presentato dai 419 cittadini e poi la delibera. Responso: bocciate entrambe.
Dopo 4 ore e più di discussione, della mobilità sostenibile e di ciò che hanno proposto i 419 cittadini non si è spesa nemmeno una parola. E’ tardi la seduta viene sospesa e Marelli manda tutti a nanna (meno male).
Fermiamo il sindaco sull’uscio e gli chiediamo un commento sulla lunga serata: “Si è perso troppo tempo a discutere sul metodo invece che confrontarsi sulla sostanza”, mentre sul suo silenzio durato tutte le 4 ore del dibattito sottolineato anche dal consigliere Antonio Pasquini (Pdl), Brivio replica: “Il vero interlocutore su questa vicenda non è il sindaco ma il Consiglio ed è giusto che certe discussioni le faccia il Consiglio. A Pasquini invece ricordo che il sindaco non interviene a comando e non ha ancora bisogno di una badante”.
Ore 23.50, buona notte a tutti… o quasi.