MERATE – Con un misto di sorpresa e ironica tenerezza abbiamo saputo dell’iniziativa degli “Amici della Terra” a Milano il prossimo 6 Ottobre. Si tratta della Conferenza “Chiudere il Cerchio” dal sottotitolo: “Dall’emergenza al buon governo dei rifiuti. Alt all’export. Ottimizzare il riciclo. Azzerare gli sprechi. Archiviare i miti dei rifiuti zero ed i tabù sul recupero energetico”. Ironica tenerezza perché la presentazione del Convegno è piuttosto sconclusionata e raccoglie in poche righe una serie di concetti confusi, infondati, facilmente obiettabili e fuorvianti.
Con ordine: si dice “chiudere il cerchio” e si cita l’incenerimento per conseguire l’obiettivo. Contraddizione clamorosa, perché non c’è nessuna “chiusura del cerchio” mediante incenerimento, che altro non è se non un intervento distruttivo su risorse che potrebbero essere oggetto di ulteriore recupero (come avviene nelle “fabbriche dei materiali”, impianti diffusi ed in corso di ulteriore diffusione sul territorio nazionale ed europeo) e di riprogettazione nell’ottica di una loro migliore riusabilità/riciclabilità/compostabilità.
Sul concetto dei “falsi miti” delle strategie Rifiuti Zero, basterebbe osservare che il Pacchetto UE sull’Economia Circolare reca il sottotitolo “Verso un programma Rifiuti Zero per l’Europa”, in perfetta coerenza con il mandato fondamentale di massimizzare l’efficienza di uso delle risorse e rispondere al meglio alle sfide che l’Europa sta fronteggiando sul mercato globale delle materie prime: se le inceneriamo, come possiamo recuperarle ai fini di approvvigionamento dell’industria?
Sembra che i sedicenti “Amici della Terra” abbiano poca o nulla conoscenza di cosa sia “Rifiuti Zero” e del fatto che Rifiuti Zero è anzitutto e fondamentalmente un metodo di lavoro che in tempi medi (nell’ordine di qualche anno) grazie all’introduzione e al consolidamento del porta a porta, alla successiva introduzione della tariffazione puntuale e alle analisi dei rifiuti residui finalizzate alla riprogettazione dei materiali non riciclabili, consente di raggiungere livelli minimi di rifiuti residui da smaltire, e soprattutto di continuare a lavorare per la loro ulteriorediminuzione.
Parliamo per esempi concreti: la Danimarca incenerisce circa il 60% dei circa 700 kg/abitante anno di RU. Significa 420 kg/ab.anno. La produzione di scorie e ceneri tossiche postincenerimento è pari a circca il 25% di tale quantitativo, ossia circa 105 kg/ab. anno. I distretti dove si è da tempo applicata e consolidata la strategia
“Rifiuti Zero”, sono ad oggi sotto i 50 kg/ab.anno di rifiuto urbano residuo (RUR). Senza contare che su tale quantitativo si fa poi un ulteriore recupero di materia tramite le “Fabbriche dei Materiali”, grazie proprio al fatto che, non essendoci inceneritori, non ci sono le rigidità di un sistema che deve garantire un certo quantitativo di RUR per alimentarlo. Quando poi gli “Amici della Terra” fanno appello alla funzione salvifica dell’art. 35 dello “sblocca Italia”, quello
che prevede l’intervento del Ministero con poteri sostitutivi per decidere dove e quanti inceneritori fare, e militarizzare la costruzione degli stessi non si rendono conto che l’articolo, come è oggi formulato, contiene varie incoerenze. Per citarne alcune: clamoroso il passaggio in cui si scrive che gli inceneritori “concorrono allo sviluppo della raccolta differenziata ed al riciclaggio” (una contraddizione nei termini!) e quello in cui si specifica che tali impianti sono necessari “per rispettare le direttive europee” dove non c’è nessuna Direttiva europea che obbliga ad inviare ad incenerimento una certa quota di rifiuto. C’è invece l’obbligo di pretrattamento, che deriva dalla Direttiva discariche, e il cui mancato rispetto tiene l’Italia sotto botta di diverse procedure di infrazione.
Sappiamo che le nostre considerazioni non serviranno a convincere i sedicenti “Amici della Terra”, ma pensiamo che diano utili elementi di riflessione ai soggetti terzi, istituzionali e non.
Rete Rifiuti Zero Lombardia