LECCO – “Di fronte al fatto che i virus non hanno il passaporto e non guardano i passaporti, stiamo vedendo morire migliaia di persone in Africa e guarire alcune delle persone infettate nei paesi occidentali ricchi. Le case farmaceutiche si stanno attivando per trovare e vendere cure efficaci e misure di prevenzione dopo che Ebola è diventato un caso mondiale.
Ancora una volta il mercato sta dettando le risposte a problemi che hanno una valenza molto più alta del mercato stesso. Con Ebola si è conclamata l’interdipendenza globale, non possiamo più dirci tranquilli a casa nostra e non possiamo più dire che se i problemi sono di altri non ci interessano. Questa globalizzazione dei mercati ha portato beneficio ai Paesi ricchi e ha fatto anche crescere, a loro spese, i Paesi più poveri. L’embargo, di fatto messo in atto da una riduzione di movimento di persone e merci da e verso quella parte di Africa colpita da Ebola, impoverisce ulteriormente Paesi già poveri, e non aiuterà a sviluppare condizioni di vita migliori per i cittadini di quelle aree.
L’interdipendenza globale ci obbliga allora ad una governo del welfare mondiale dove la solidarietà, anche interessata dalla nostra ridotta tranquillità, deve prevalere nelle scelte globali. E’ necessario far crescere sistemi di welfare sanitario pubblico fondato sulla fiscalità generale non solo per ogni stato ma nella solidarietà dell’insieme degli stati, per aiutare chi ancora non ha tutele di prevenzione e cura efficaci a migliorare le condizioni di vita individuali e collettive.
Il nostro Paese ha già fatto interventi sanitari preventivi e di cura per le migliaia di migranti sbarcati o recuperati nel Mediterraneo, ma il passo ulteriore che i paesi occidentali e non solo quelli ricchi, devono fare è sostenere processi globali attraverso ONU e OMS per dare ad ogni Paese le condizioni minime di sanità pubblica per la cura delle persone e la prevenzione delle malattie.
L’Ebola ci ha aperto gli occhi sul fatto che nessuno sta bene da solo, abbiamo bisogno di risposte collettive e in questo caso globali, perché ognuno possa sentirsi meglio”.
Valerio Colleoni