Metastasi: il racconto delle indagini, da marzo udienze a Lecco

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L'aula bunker del Tribunale milanese, sede del processo

MILANO – Hanno avuto il compito di tracciare un quadro dell’attività legata all’organizzazione che farebbe  capo a Mario Trovato i due testimoni ascoltati oggi durante l’udienza del processo “Metastasi”  nell’aula bunker del tribunale di Milano: si tratta del Colonnello Crisci, del Nucleo di Polizia Tributaria di Milano ai tempi degli avvenimenti nonché coordinatore delle indagini, e di uno degli uomini della sua squadra, il Maresciallo Flavio Grassi.

L’audizione dei due testi è stata condotta dal Pubblico Ministero Claudio Gittardi e nel caso del Colonnello Crisci è toccato anche alla difesa, per mezzo degli avvocati Marcello Perillo (legale di Mario Trovato) ed Enrico Giarda (legale di Marco Rusconi) effettuare il contro esame dei testimoni portati in udienza dall’accusa.

Presenti in aula per la prima volta dall’inizio del processo tutti e sette gli imputati ovvero i cinque detenuti: Mario Trovato, Saverio Lilliu, Romeo Antonino, Massimo Nasatti, Antonello Redaelli e con loro Claudio Crotta e l’ex sindaco di Valmadrera Rusconi.

Deciso in apertura di seduta il definitivo trasferimento delle udienze presso il foro lecchese: la richiesta è stata avanzata dal giudice Manzi è accettata dal pm Claudio Gittardi che ha sciolto il vincolo di divieto d’incontro tra gli imputati Saverio Lilliu e Antonello Redaelli (titolari della Lido di Parè Srl).

Da marzo, dunque, teatro di “Metastasi” sarà il Tribunale di Lecco: le prossime due udienze, in programma per l’11 e il 25 febbraio, si terranno invece presso il Palazzo di Giustizia di Milano, al fine di terminare l’ascolto dei testi di Polizia Giudiziaria portati dai Pubblici Ministeri.

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Guardia FinanzaLE ORIGINI DELL’INDAGINE – Nel corso della lunga deposizione sono stati diversi gli argomenti trattati dal capo delle indagini Crisci, il quale è partito dal 2009, anno di avvio delle indagini che hanno portato all’inchiesta “Metastasi”.

Tutto comincerebbe dalla figura di Francesco Sorrentino, l’odontotecnico ed ex consigliere comunale (della giunta Faggi) che nel giugno 2009 viene indagato dalla Guardia di Finanza lecchese per attività “malavitose”, a seguito delle dichiarazioni fatte da un collaboratore di giustizia relativamente all’emissione, da parte di Sorrentino, di fatture per operazioni inesistenti ai fini di approvvigionamento di denaro illecito. Subito le indagini rilevano che l’odontotecnico era conoscente e in rapporti con Mario Trovato, fratello dell’ergastolano boss della ‘ndrangheta Franco Trovato, attualmente detenuto presso il carcere di Terni in regime di 41bis (cosiddetto carcere duro).

È proprio la parentela col clan Coco-Trovato ad insospettire gli uomini che conducono le indagini, portandoli ad approfondire le operazioni per verificare l’eventuale esistenza di un’organizzazione, definita più volte da Crisci una “Locale”, che avrebbe fatto capo proprio a Mario Trovato. Ad occuparsi del caso è chiamata la Dda di Milano, attraverso una serie di indagini condotte dal pm Claudio Gittardi e dal Procuratore aggiunto Ilda Bocassini che scaturiranno nella oramai ben nota inchiesta “Metastasi”, culminata lo scorso aprile con l’arresto di 10 persone, tra cui il sindaco di Valmadrera Marco Rusconi e del consigliere comunale di Lecco Ernesto Palermo, oltre che dello stesso Mario Trovato.

Secondo gli inquirenti, il vero “capo” della Locale lecchese, che negli anni aveva raccolto intorno a sé un “nutrito gruppo di affiliati”, col quale usava incontrarsi presso la Pizzeria 046 di Via Pasubio a Lecco, “base operativa dell’associazione”, come emerso nel corso delle intercettazioni condotte dagli uomini della Guardia di Finanza capitanati dal Colonnello Crisci. La pizzeria a seguito delle operazioni è stata posta sotto sequestro e proprio poche settimane fa è giunta la notizia della definitiva chiusura dell’attività, che Trovato aveva affidato ai suoi due figli.

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La pizzeria 046
La pizzeria 046

LE RIUNIONI –  Dalle deposizioni di Crisci e poi del Maresciallo Grassi sono quindi emersi i nomi dei partecipanti a queste cene: tra i fedelissimi, Ernesto Palermo, Saverio Lilliu, Antonello Redaelli, Claudio Bongarzone, tutti imputati di vari reati tra cui associazione a delinquere di stampo mafioso, turbativa d’asta, corruzione, estorsione.

Non solo la Pizzeria 046 era sede di questi incontri, seguiti e documentati attraverso intercettazioni telefoniche, ambientali (ovvero tramite cimici sulle autovetture utilizzate dagli imputati) e pedinamenti, compiuti tra il 2009 e il 2012: Mario Trovato e i suoi usavano incontrarsi anche per degli aperitivi, definiti “pre-riunioni”, presso il “Petit Cafè”, il bar gestito dalla compagna di Trovato, oppure potevano decidere di proseguire la “cena” spostandosi in altri locali, come il “Wildwood”, gestito dai fratelli Salvo.

Dalle intercettazioni emergerebbero dettagli sullo svolgimento di questi incontri, nei quali Trovato era il vero e proprio riferimento, come sarebbe stato dichiarato anche da Sorrentino  durante un’intercettazione telefonica: lo stesso infatti avrebbe descritto una situazione “anomala”, nella quale tutto, a partire dalla disposizione delle persone al tavolo ma anche dall’inizio della cena, dipendeva da Trovato. Secondo il Maresciallo Grassi inoltre non era raro che i partecipanti alle riunioni presso la Pizzeria 046 venissero “forzati” a presenziare.

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Ernesto Palermo
Ernesto Palermo

LE ATTIVITA’ E I RUOLI – A fianco dei noti e numerosi esercizi avviati da Mario Trovato nell’ambito della ristorazione dalle intercettazioni sono emerse altre due attività facente capo al presunto boss ma intitolate a terzi: la Dbm Electronics Srl, di Bongarzone Claudio e Crotta Claudio, che si occupava di noleggi di macchinari da gioco (slot machine) e, nel campo dell’edilizia, la “Rinnovo Immobiliare Srl”, sita in Via Ghislanzoni a Lecco.

Trovato, secondo le indagini, avrebbe potuto controllare da vicino anche le attività amministrative del lecchese, attraverso l’insegnante galbiatese Ernesto Palermo, consigliere comunale nella giunta Brivio facente parte della 5^ commissione urbanistica, posizione che tra le altre cose gli avrebbe permesso di intervenire per modificare il Pgt, ricavandone profitti illeciti (ricordato dal teste Crisci il caso della mazzetta di 10mila euro che Palermo avrebbe incassato tramite Bongarzone da parte di Crotta, il quale aveva richiesto l’intervento del consigliere comunale in materia per poter rendere edificabile un terreno di sua proprietà).

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Marco Rusconi, ex sindaco di Valmadrera
Marco Rusconi, ex sindaco di Valmadrera

LA VICENDA DI PARE’ – Il ruolo di Palermo sarebbe stato decisivo nella vicenda cardine dell’inchiesta, relativa al Lido di Parè. Tra le conoscenze del consigliere comunale l’allora sindaco di Valmadrera, Marco Rusconi, che nel 2011 aveva bandito l’appalto per la concessione di un’area demaniale. Al bando parteciperanno due società: quella degli ex gestori del “Pareo” e la Lido di Parè Srl, intitolata a Saverio Lilliu e Antonello Redaelli, ritenuti dagli inquirenti i prestanome di Mario Trovato.

Il bando viene pubblicato l’8 di aprile, il 29 dello stesso mese la Lido di Parè Srl si aggiudica l’appalto: i progetti verranno interrotti da Rusconi,  venuto a sapere delle indagini in corso da parte dei Carabinieri di Valmadrera e della Prefettura, impegnata delle verifiche antimafia del caso e insospettita dalla relazione sussistente tra Lilliu (tra l’altro pregiudicato per spaccio di stupefacenti) e Trovato. E sarà sempre Palermo a rivolgersi al sindaco di Lecco Virginio Brivio per seguire meglio l’evoluzione dell’indagine della Prefettura.

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La vetrata dell’Old Wild West infranta da un proiettile

I CASI DI ESTORSIONE – Diversi i presunti episodi passati in rassegna dai due testi, incalzati dalle domande del pm Gittardi. Dal caso “Scaletta”, proprietario del Bar Rio a Valmadrera col quale Trovato aveva cercato di entrare in affari per aprire una sala giochi a Eupilio, a quello “Conti-Scalfò”, in debito di 200mila euro con il commercialista Giovanni Parisi, detentore dei conti delle attività di Mario Trovato, al più vecchio “Old Wild West”, il ristorante del centro commerciale Taurus le cui vetrine nel luglio 2012 erano state crivellate con 11 colpi di arma da fuoco a seguito del rifiuto da parte dei gestori, secondo quanto raccontato dal test, di pagare un pizzo di protezione ad Ernesto Palermo per conto di Mario Trovato.

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LA DIFESA – Sulla base di queste prime dichiarazioni si è mostrato scettico il legale lecchese Marcello Perillo, il quale ha ricordato come le intercettazioni sulla quale si sono basate le dichiarazioni dei primi testimoni dell’accusa non siano ancora state depositate agli atti ma in corso di perizia.

Il collegio tornerà in aula presso il Tribunale di Milano il prossimo 11 febbraio, data in cui proseguiranno le audizioni dei testi della Procura.