LECCO – Il questore Alberto Francini e il capo di gabinetto Andrea Atanasio ringraziano pubblicamente l’assistente capo Michele Vasta che lo scorso 7 aprile si è gettato in acqua e ha tratto in salvo Focsa Gelu, che poco prima si era buttato dal ponte Kennedy (rileggi l’articolo).
Focsa Gelu è un 56enne di origini rumene che si trova in Italia da un anno, rimasto vedovo da poco ora vive a Lecco insieme ai propri figli. Lo scorso 7 aprile si è gettato dal ponte Kennedy, recuperato in extremis dopo il lungo intervento dei soccorsi che hanno dovuto rianimarlo poiché era in arresto cardiaco, ora è ancora ricoverato all’ospedale Manzoni, ma sta bene e sta terminando la convalescenza. Il 56enne deve la sua vita a Vasta che senza titubanza si è buttato nelle gelide acque, tra lago e Adda, per trarlo in salvo e questa mattina i due uomini si sono incontrati nel reparto di Neurologia, dove è ricoverato.
“Le forze dell’ordine spesso vengono viste come nemiche perché si occupano di punire e far rispettare la legge – commenta il questore Alberto Francini – ma ci occupiamo anche di dare soccorso ai cittadini, nella Polizia ci sono inefficienze e mele marce non lo neghiamo, ma capitano anche tanti episodi positivi o addirittura eroici come quello che ha interessato l’assistente capo Vasta”.
“Questa mattina siamo stati in ospedale per incontrare l’uomo salvato dall’agente Vasta – dichiara il capo di Gabinetto Andrea Atanasio – e abbiamo constatato che ora sta molto meglio, ha avuto un sorprendete recupero e questo dà ancora più lustro al gesto del nostro agente, perché la tempestività del suo intervento è stata fondamentale per evitare il peggio. Ci fa molto onore l’idea di essere stati determinanti nel salvare una vita”.
Il 7 aprile scorso l’assistente capo Michele Vasta, dopo aver terminato il servizio, come ogni giorno percorre la strada che porta al ponte nuovo per recarsi in direzione di Malgrate, comune dove risiede, quando l’assenza di automobili lo insospettisce e, quindi, decide di fermarsi: una volta sceso dalla macchina si rende subito conto che nelle acque del lago vi è una persona in grosse difficoltà, immediatamente si spoglia della divisa e dalla riva inizia a nuotare per raggiungerla.
Vasta racconta così quei momenti: “Avevo appena terminato il mio turno di lavoro e stavo andando verso casa. Arrivato quasi sul ponte nuovo ho notato la strana assenza di auto, mi sono fermato per osservar meglio e per strada ho visto un gruppo di persone che si sbracciavano come per chiedere aiuto”.
“Ho intuito cosa potesse essere successo – continua l’agente – ho parcheggiato la mia auto, sono corso sulla riva dell’Adda all’altezza della clinica mangioni e ho visto che in mezzo al lago, tra i due piloni del ponte vi era un uomo immobile. Mi sono tolto le scarpe e parte della divisa perché mi avrebbero appesantito una volta bagnate e perché sapevo che quando sarei uscito dall’acqua avrei avuto freddo. Ho iniziato a nuotare finché non ho raggiunto il signor Gelu che era già incosciente. Per fortuna sono passate in quel momento due canoe, mi sono appoggiato a una di esse, cercano di tenere Gelu in equilibrio, altrimenti si sarebbe rovesciata anche la canoa, poi siamo stati visti da una barca che si è avvicinata e abbiamo portato Gelu a riva dove fortunatamente si trovavano un medico e un’infermiera fuori servizio che hanno iniziato le manovre di rianimazione in attesa dei soccorsi”.
Dopo il lungo intervento dei soccorsi, che hanno recuperato il polso di Focsa Gelu mentre era già andato in arresto cardiaco, il paziente è stato trasportato d’urgenza all’ospedale dove è tuttora ricoverato.
Il gesto dell’agente Vasta è stato determinante perché anche un minimo ritardo nell’effettuare le manovre di rianimazione avrebbe portato al peggio, l’assistente capo ha agito senza titubanza e senza pensare alla possibilità che anche lui avrebbe potuto mettersi in pericolo e nell’effettuare il salvataggio ha riportato delle lesioni all’addome per aver sbattuto contro i piloni del ponte o contro una barca, ma non ha nessun ripensamento e sicuro afferma “lo rifarei anche domani”.
“Le acque del lago sono diverse rispetto al mare – conclude Vasta – perché si galleggia molto meno, a un certo punto mi sono reso conto che mi mancavano le forze, ma per fortuna sono arrivate prima le canoe e poi la barca. Nel salvare Gelu mi sono fatto male all’addome, ma al momento non me ne sono reso conto. Dopo qualche giorno sono stato in ospedale per sapere come stava l’uomo che avevo trascinato fuori dal lago, ma i medici mi avevano detto che le sue condizioni erano molto gravi, per questo motivo quando stamattina l’ho trovato in buona salute sono rimasto piacevolmente stupito, lui e i suoi figli mi hanno ringraziato e io mi sono sentito davvero felice”.
L’agente Vasta non è nuovo ad atti eroici, qualche anno fa, infatti, si era già trovato in una situazione analoga quando, durante il servizio, aveva prestato soccorso in acqua a una valmadrerese che si era lanciata dal ponte.