LECCO – Hanno sfilato per le strade del centro, dalla sede dei sindacati di via Besonda agli uffici della Provincia in corso Matteotti, bandiere in mano e fischietto tra le labbra, esprimendo così tutta la propria rabbia e preoccupazione per un futuro ancora incerto: sono i lavoratori dell’impresa Pietro Carsana che venerdì hanno manifestato con un corteo e con un presidio in occasione dell’incontro tra sindacati e azienda al tavolo di confronto in sede provinciale.
Insieme ai lavoratori, in tutto 138 quelli in forze all’azienda, i loro rappresentanti sindacali: “Abbiamo chiesto un incontro in Provincia per sollecitare la proprietà e capire quale procedimento concorsuale vuole attuare, insieme alle tempistiche. La situazione è delicata – spiega Giuseppe Cantatore di Fillea Cgil – tutti i lavoratori sono a casa tranne qualche amministrativo utile alla definizione del piano concordatario. Due problemi sono i problemi che si parano davanti – prosegue il sindacalista – se si vuole preservare la continuità aziendale e in che modo, con quali numeri rispetto alla forza lavoro, e quindi la gestione degli eventuali esuberi.
I primi incontri con l’azienda non avrebbero soddisfatto i sindacati: “Finora abbiamo ricevuto risposte vaghe. Speriamo di vedere oggi al tavolo sia la titolare, Alessandra Carsana, che ancora non abbiamo potuto incontrare, che i commissari giudiziari nominati dal tribunale. Perché devono dare delle risposte a questi 138 lavoratori che a dicembre non sapranno se potranno godere di un altro ammortizzatore sociale oppure se saranno estromessi dall’impresa”.
Ad ottobre, come ricordato da Ignazio Verduzzo della Filca Cisl, è stato siglato un primo accordo per la cassa integrazione straordinaria e per la mobilità volontaria: “Quest’ultimo strumento – sottolinea il sindacalista – è utile per quelle professionalità di alto livello, ma tra la forza lavoro ci sono professionalità più basse che rischiano di non trovare ricollocazione all’interno del settore edile. Per questo chiederemo vengano utilizzate politiche attive da parte delle istituzioni per aiutarli nel trovare un nuovo impiego”.
“Questa crisi – ha proseguito Verduzzo – risponde ad un denominatore comune di altre situazioni difficili vissute dal settore crisi vissute dal settore: la concorrenza sleale di quelle imprese che riescono ad accaparrarsi appalti al 50% dell’importo e un sistema bancario che non dà più le risposte alle imprese. Qui, affrontiamo la crisi di Carsana dalla sera alla mattina, poiché le relazioni sindacali con questa società non ci sono mai state”.
Una crisi che si è manifestata solo nelle ultime settimane ai dipendenti . “I lavoratori l’hanno presa malissimo venendo a sapere le cose all’ultimo momento – ha sottolineato Gianluca Callina della Feneal Uil – Quello che chiediamo è che azienda e tribunale accelerino sui tempi e che venga scelta la strada del concordato per poter destinare ai lavoratori un periodo di ammortizzatori sociali”.

E’ rimasto solo un mese di tempo per poter rinnovare la cassa integrazione straordinaria che da gennaio scomparirà, come deciso nella riforma del mercato del lavoro. Ai dipendenti dell’impresa resterà solo la disoccupazione Naspi visto che non è prevista per il settore edile la mobilità indennizzata.
“Ci hanno sempre detto che eravamo una grande famiglia, invece non è vero – sbotta uno dei lavoratori presenti al presidio – a giugno detto che era tutto a posto e di stare tranquilli, la settimana dopo invece si parlava già di cassa integrazione. Siamo tornati dalle ferie ci siamo ritrovati in questa situazione”.
“Alcuni cantieri restano aperti ma non stiamo più lavorando – spiega un altro dipendente – Devono sbrigarsi per farci ottenere almeno la cassa straordinaria entro fine dicembre, se invece l’azienda fallirà non avremo neppure questa possibilità”.

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