“I laici devono smetterla di stare prostrati e inginocchiati. E’ ora di alzarsi in piedi e di reagire. Non dobbiamo più farne passare una. Ci sono in gioco le libertà di ogni individuo. La difesa dei valori laici non si sovrappone alla dicotomia credente non credente. Anzi, la difesa della laicità è difesa anche dell’accesso libero e responsabile alla propria fede”.
Forti le parole di Giulio Giorello che rieccheggiano in mezzo al baccano di uno Stato Laico o presunto tale, che proprio sul tema della laicità confonde, travisa, nicchia.
L’intervento del filosofo, nonché matematico ed epistemologo e ordinario di Filosofia della Scienza all’Università degli Studi di Milano all’incontro di mercoledì sera che si è tenuto alla Camera del lavoro di via Buozzi all’interno della rassegna culturale Nessuno Escluso, è stato tanto graffiante quanto profondo.
Giorello, già a Lecco lo scorso sabato insieme all’astrofisica Margherita Hack per discutere sulle origini dell’Universo appuntamento che rientrava nel Festival della Fisica, è tornato sulle sponde lariane per affrontare il tema della laicità chiamato da Cgil, Arci, associazione Ciceri Losi, Sinistra Ecologia Libertà e Rifondazione Comunista, organizzatori della rassegna.
“Arrivo da una tre giorni intesa a Venezia – ha esordito Giorello – Ero combattuto sul fatto di accettare o meno questo invito. Alla fine ho detto di sì, perchè c’è stata una molla che mi ha fatto accettare. Questa molla sono stati tutti coloro che in questi ultimi tempi hanno sputato veleno contro il Risorgimento e la Resistenza. Questa mi è sembrata un’occasione da non perdere per rispondere a queste canaglie. Perchè altro non sono: imbecilli e ignoranti”.
Un inizio al fulmicotone quello di Giorello che ha subito catalizzato l’attenzione in sala. Un crescendo il suo intervento che, dopo il preambolo, ha preso il via con la lettura del Vangelo Sinottico di Matteo, capitolo 4° versetti 1-11, nel quale l’apostolo racconta le tre tentazioni lanciate dal diavolo a Gesù. Giorello si è soffermato sulla terza: “Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: ‘Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai’ “.
“Ecco – ha sottolineato il filosofo – i Papi da sempre hanno violato questo passo del Vangelo di Matteo. La tentazione di Gesù è la pratica del potere papista. E oggi, come ieri, lo Stato Vaticano si pone come un’autorità che pretende in nome dello spirito di giudicare i Regni della Terra”.
Quindi Giorello ha proseguito rifacendosi a un importante passaggio storico: “E’ bene ricordare che la Donazione di Costantino è un falso, come ha inequivocabilmente dimostrato il filologo italiano Lorenzo Valla. Il documento che pretende di riprodurre un editto emesso dall’imperatore romano Costantino I e risalente al 313 con il quale si sarebbe concesso a papa Silvestro I e ai suoi successori il primato sui cinque patriarcati (Roma, Costantinopoli, Alessandria d’Egitto, Antiochia e Gerusalemme) attribuendo ai pontefici le insegne imperiali e la sovranità temporale su Roma, l’Italia e l’intero Impero Romano d’Occidente, è falso”.
Ed è a questo punto che ha sollevato il problema di come la casta politica sia succube del potere della Chiesa. E puntando il dito contro tutti i politici ha provocatoriamente dichiarato: “E’ ora di spazzarli via, se necessario con gli stessi mezzi usati da libici ed egiziani”.
Quindi ha preso d’esempio personaggi che nel corso della storia hanno lottato per la difesa della laicità, facendo riferimento alla Breccia di Porta Pia, ma citando anche il poeta John Milton, il filosofo Spinoza e l’ex presidente Usa Thomas Jefferson, “il quale diceva – ha ricordato Giorello – ‘non m’importa se il mio vicino creda in un Dio solo, in venti Dei o in nessuno; l’importante è che non mi azzoppi o mi derubi. Ogni volta che in nome della divinità si violano i diritti dei concittadini occorre l’intervento della legge’. Con questo – ha preseguito Giorello – non vuol dire usare la violenza, ma vuol dire combattere su ogni fronte per difendere la laicità: sui giornali, in società, sul posto di lavoro… Sarà dura, ci faremo tanti nemici, ma è fondamentale affinchè i valori si possano dispiegare dispiegare in modo pluralista”.
Quello di Giorello appare come un laicismo metodologico, da difendere e portare avanti con una molteplicità di strumenti siano essi intellettuali che pratici in una battaglia che altri non è che la battaglia per ottenere una vera libertà.