
LECCO – Ancora una settimana di tempo per visionare tutte le intercettazioni depositate agli atti, dopo di che la fase istruttoria del processo “Metastasi” sarà dichiarata conclusa. Ad annunciarlo martedì mattino è stato il presidente del collegio giudicante Enrico Manzi, prima di dare il via all’ultima udienza della lunga istruttoria del procedimento scaturito dalle indagini condotte dalla Dda di Milano su presunte infiltrazioni mafiose in territorio lecchese.
Una ventina i soggetti coinvolti a vario titolo nel procedimento penale, tra cui l’ex sindaco di Valmadrera Marco Rusconi e l’ex consigliere comunale del Comune di Lecco Ernesto Palermo, già condannato in abbreviato lo scorso aprile (vedi articolo). Associazione di tipo mafioso, riciclaggio, corruzione ed estorsione tra le accuse più gravi, ruotanti intorno a diversi episodi, oggetto delle udienze prima attraverso i testimoni della pubblica accusa, rappresentata dal pm della Procura di Milano Bruna Albertini, e poi da quelli delle difese.
Sono cominciati martedì scorso 19 gennaio invece gli esami degli imputati, anche se contrariamente a quanto era sembrato prima della pausa natalizia, quando i protagonisti di “Metastasi” sembravano smaniosi di raccontare la loro versione dei fatti, solo in cinque alla fine si sono seduti al banco dei testimoni. Lo scorso martedì è toccato a Romeo Antonino e Massimo Nasatti, detenuti insieme a Saverio Lilliu, Mario Trovato e Antonello Redaelli, e indicati dagli inquirenti come soci della presunta organizzazione malavitosa facente capo a Trovato stesso, protagonisti di alcuni episodi di estorsione e minacce. Dopo di loro era stato Gaetano Mauri ad offrire la propria testimonianza: l’uomo è imputato nel secondo filone dell’inchiesta con i figli e la compagna di Trovato, Claudio Bongarzone e diversi altri soggetti, accusati a vario titolo di reati di tipo patrimoniale (vedi articolo).
Martedì sono stati la figlia di Mario Trovato, Stefania Shanna Trovato, e l’uomo della Lido di Parè Srl, Antonello Redaelli, a sedersi al banco degli imputati per l’esame. L’udienza – durata fino a pomeriggio inoltrato – si è aperta con una spontanea dichiarazione da parte di Claudio Crotta, imprenditore, socio della Rinnovo Immobiliare Srl e della Dbm Electronics, ritenuta quest’ultima attività “secondaria” di profitto da parte di Trovato (qui l’articolo relativo).

E’ stata, ancora una volta, la Pizzeria 046 al centro dell’esame di Shanna Trovato, accusata di riciclaggio. La ragazza ha allontanato decisa ogni accusa, spiegando che il locale, aperto nel 2005, era stato comprato attraverso un finanziamento con l’Unione Commercianti e il pagamento mensile di cambiali da 1.800 euro alla precedente proprietaria, Koibe Veronica. “Per cinque anni e forse più – ha spiegato – ho pagato questi cambiali mensili e 900 euro all’Unione Commercianti per il finanziamento”.
Chiarita ancora una volta la gestione del locale, i cui soci inizialmente erano i tre fratelli di Shanna, Giacomo, Rolando e Franco. Poi l’entrata in società di Shanna, decisa in seguito a problemi per gli altri due fratelli, Rolando e Franco. “Io e mio fratello Giacomo diventammo così i soci, ma un anno dopo l’apertura venne arrestato, così rimasi da sola a gestire tutto, compreso banche, commercialista e quant’altro. Dal punto di vista amministrativo gestivo tutto io” ha spiegato la ragazza, affermando che il padre e i fratelli erano puri dipendenti, a cui veniva pagato uno stipendio fisso, salvo piccole cifre in più che potevano essere divise tra i familiari: “Se mio fratello era in difficoltà potevo proporre di dividerci 100-200 euro, penso sia più che normale, alla fine la pizzeria era un’attività di famiglia, ci univa”.
Tutto regolare anche con la clientela, “sempre la stessa – ha spiegato la ragazza – amici miei, di mio padre, dei miei fratelli, il clima era piacevole, i clienti si erano affezionati e la nostra pizza era richiestissima”, e con gli scontrini “l’euro di scontrino all’amico può scappare, non stiamo ad arrossire per questo – ha detto risoluta – ma tutto era fatto secondo le regole, tutti hanno sempre pagato e tutto veniva fatturato. E si lavorava bene, nei weekend potevo raccogliere senza problemi dai 5 ai 7 mila euro. Poi è arrivata la crisi, l’abbiamo sentita tutti, anche noi, ma siamo riusciti a lavorare. Il problema è arrivato dopo, con gli arresti le banche non mi davano più credibilità, ho dovuto iniziare a pagare in contanti non avendo più gli assegni disponibili”.
Scarsi, per non dire nulli i rapporti tra padre e figlia: “Quando ho saputo che frequentava una donna straniera e giovane bè, non mi stava più bene. Nel 2011 lui è andato via di casa, lo vedevo in pizzeria ma oltre a parlare delle mansioni e di cosa fare finiva lì. Quando lei – Alexandra Ivashkova, compagna di Trovato (ndr) – veniva in pizzeria io non ci mettevo piede. Non ne parlavo neanche coi miei fratelli, con nessuno, non volevo saperne niente”
Infine, toccato l’argomento delle cene alla 046, a cui avrebbero preso parte diversi imputati, ritenuti dagli inquirenti affiliati all’organizzazione: confermata da Shanna Trovato la presenza dei soggetti indicati dal pubblico ministero, definiti “amici di mio padre, anche di vecchia data, alcuni li conoscevo sin da bambina, altri come Max – Massimo Nasatti – incontrati in giro per Lecco. Le cene erano delle rimpatriate, cucinava mio padre, a volte pesce, a volte pizzoccheri, altre cibo calabro”.

E’ stato poi Antonello Redaelli protagonista della maggior parte dell’udienza, esaminato prima dalla pubblica accusa e poi dal suo legale, Marcello Perillo.
Taxista e socio – con Saverio Lilliu – della Società Lido di Parè Srl, aggiudicataria nell’aprile 2011 del bando pubblicato dal Comune di Valmadrera per la gestione del cosiddetto “pratone” di Parè, Redaelli ha ripercorso la nota vicenda, costata l’arresto tra gli altri all’ex primo cittadino Marco Rusconi, partendo dall’incontro con Mario Trovato, avvenuto i primi mesi del 2011 nel bar Belfiore (di proprietà della famiglia Bongarzone).
“Premetto che per me Parè è un luogo spettacolare, una cartolina, con il lago, le case, i monti. Mi è sempre piaciuto e quando ho saputo che c’era un bando ho pensato che sarebbe stato bello partecipare con un mio progetto, solo che non ero pratico della cosa. Parlandone con Mario – ha spiegato Redaelli – venne fuori che conosceva un consigliere comunale a Lecco che avrebbe potuto darmi qualche dritta. Mi organizzò quindi un incontro con Ernesto Palermo, era febbraio 2011. Dovevo capire come preparare bene il bando, non avevo molto tempo oltretutto, perché in caso di vincita in pochi mesi avrei dovuto costruire tutto per poter iniziare a lavorare con la stagione estiva”.
“Che ruolo aveva Trovato?” la domanda del pm “Trovato non aveva nessun ruolo, conosceva questo Palermo e per aiutarmi ci mise in contatto, fine. Fui io poi a rivolgermi a lui per i lavori, Mario mi affascinava come persona, era preparato, lavoratore, conosceva un sacco di persone, avendo anche esperienza della ristorazione, e pensai che chiedergli una mano per i contatti basilari, falegnami, idraulici, elettricisti. Arrivai persino a chiedergli di essere mio socio, ma lui non volle. Mi disse che a causa del cognome che portava avrebbe potuto crearmi problemi e non voleva. Chiesi anche a Palermo di diventare mio socio, ma anche lui rifiutò, essendo già insegnante a Galbiate. Alla fine lo chiesi a Lilliu, che conoscevo da prima di Mario, e sapevo essere in gamba e un gran lavoratore, lui accettò. Ma durò poco, perché venne fuori che aveva problemi con la legge e quindi non poteva essere socio, me lo disse anche Palermo. Così pensammo io e Saverio di mettere la sua compagna come socia al posto suo”.
Non ha nascosto Redaelli il carattere brillante e insistente di Palermo, ricordando come abbia gestito lui i rapporti col sindaco e le pratiche burocratiche: “Lui faceva e poi diceva sempre ‘però alla fine vediamo di regalargli un orologino a questo sindaco’, io dicevo va bene per dire ma non ho mai pagato niente a nessuno per avere dei favori, e prima dell’uscita del bando io il sindaco non lo avevo neanche mai incontrato”.
L’ampia audizione di Redaelli è terminata nel tardo pomeriggio.
In Aula si tornerà settimana prossima, martedì 2 febbraio, dove è prevista la relazione del perito e l’inizio della discussione, che spetterà in via preliminare al pubblico ministero.

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