Riceviamo e pubblichiamo il commento di Giorgio Buizza, capogruppo PD, sulla vicenda che vede coinvolto Roberto Castelli, accusato dal consigliere dei Democratici Ernesto Palermo di averlo insultato.
I leaders della lega ci hanno abituati ai gesti volgari e alle parole in libertà – il dito medio e le pernacchie di Bossi, le canzonacce di Salvini, la maglietta di Calderoli, il cappio di Bodega, le sparate di Borghezio –, tuttavia partecipare “in diretta” in Consiglio Comunale ad una sceneggiata “da osteria” con destinatario un consigliere seduto tra i banchi del Consiglio, in una seduta istituzionale, è stata un’esperienza molto imbarazzante che merita una pubblica censura.
Il gruppo del PD esprime piena solidarietà al consigliere Ernesto Palermo che è stato destinatario di epiteti ed insulti personali da parte del consigliere nonché vice ministro Roberto Castelli.
L’episodio è avvenuto al termine di un dibattito su una proposta di ordine del giorno, sottoscritto dalla Presidenza del Consiglio Comunale (e quindi sia da componenti della maggioranza che della minoranza) finalizzato a chiedere al Parlamento e al Governo una significativa correzione del patto di stabilità. Il dibattito ha fatto registrare interventi di segno opposto tra i consiglieri del PdL e della Lega che se le sono cantate di santa ragione.
Dopo aver sentito ripetutamente citare il sud e le città di Roma e di Palermo tra le principali cause della stretta finanziaria imposta dal Governo a tutti i comuni d’Italia, il consigliere Palermo ha avuto “il torto” di constatare con un sintetico e lucido intervento privo di eccessi verbali e con tono di voce del tutto normale, che la disputa e contrapposizione registrata nel dibattito era l’espressione locale della contraddizione dei partiti che insieme attualmente governano il paese.
Il Consigliere Castelli ha voluto marcare il suo ruolo e la sua presenza in aula consigliare, (peraltro non molto frequente) con parole offensive e con epiteti indirizzati personalmente al consigliere Palermo; tali espressioni sono state da tutti interpretate non certo come confronto dialettico, ma come offesa personale rivolte ad un consigliere “soldato semplice” senza gradi né stellette, colpevole di aver osato contrastare l’opinione di un componente del Governo in carica.
Da parte del gruppo del PD si esprime piena condivisione all’operato e alla pacatezza del consigliere Palermo e si suggerisce al consigliere Castelli di riservare alle aule parlamentari o ad altri luoghi a lui più confacenti, i suoi sfoghi e le sue intemperanze.
Il Consiglio Comunale di Lecco potrebbe essere onorato ed arricchito dalla presenza di un parlamentare, per il suo apporto costruttivo e competente, ma rinuncia volentieri ad un contributo di offese gratuite e violenze verbali che sviliscono il Consiglio Comunale e la città.