Mentre entriamo nel vivo delle iscrizioni per il prossimo anno scolastico, Paolo Trezzi animatore di movimenti tra cui Khorakhané e Qui Lecco libera ha realizzato una analisi sui costi formativi sostenuti dal Comune di Lecco per le scuole materne paritarie. I conti in tasca all’amministrazione nascono spulciando le statistiche pubblicate con il ‘Piano triennale di diritto allo studio’ da cui salta fuori che Lecco nella scuola investe 4 milioni di euro (per l’esattezza 4.051.000) e che una buona fetta di questo denaro finisce alle scuole private.
Vediamo nel dettaglio come s’incanala il flusso: un milione va per la manutenzione degli edifici (1.216.000), mentre i restanti quasi tre (2.835.000) servono per i bisogni formativi, in media si tratta di 477 euro per ciascun studente dei tre gradi (materna, elementare, media).
Se questi sono i dati aggregati, a guardarle da vicino le cifre offrono un interessante spaccato sull’investimento nel pubblico e nel privato per quanto riguarda le materne. Un milione di euro (1.100.000) finisce agli asili paritari. “In una dichiarazione pubblica l’assessore all’Istruzione Francesca Bonacina ha diffuso una cifra più alta 1.400.000” prosegue Trezzi. I bambini iscritti nel privato sono 1098 bambini, significa che per ognuno di essi l’amministrazione pubblica riconosce 1001 euro a testa (1275 se consideriamo invece la cifra di 1.400.000). A tutti i restanti, cioè 4840 alunni del pubblico, solo 358 euro a testa.
L’autore osserva: “I contributi e i denari stanziati non fanno differenza tra residenti e non residenti, tra livelli di redditi, alti e bassi, ma tra chi va alla scuola paritaria e chi va a quella pubblica. Dare in parte uguali soldi sia a chi è ricco che a chi è povero, che, come diceva don Milani: ‘Non c’è ingiustizia peggiore che fare le parti uguali tra diseguali’, quando prova invece a fare parti diseguali privilegia gli alunni dell’infanzia paritaria a discapito di tutti gli altri“.
Sempre analizzando i dati statistici Trezzi fa notare come sommando tutti e tre gli ordini di scuola i diversamente abili per il 62,94% sono inseriti nelle scuole pubbliche mentre solo il 37,06% in quelle paritarie. I numeri da soli non ci dicono se ciò succede perché i genitori considerano il livello professionale delle scuole pubbliche più adeguato per i figli o se è dovuto ad altro tipo di logiche.
A questo punto Trezzi entra a piè pari sulla libera scelta delle famiglie per i propri figli tra l’opzione scuola pubblica o privata: “Ci sono liste d’attesa di centinaia e centinaia di bimbi che non vengono soddisfatte dagli asili comunali e la libertà di scelta tanto decantata già si scontra con una porta chiusa”. Poi nota che la distribuzione di alunni alle primarie e alle medie si ribalta a favore del pubblico (si veda i grafici a destra): “La libertà di scelta dovrebbe trovare come logica conseguenza, anche nel proseguo della vita scolastica, l’indirizzo privato come succede per l’età dell’infanzia. Ma così non è”. Insomma dice Trezzi spesso si va alla paritaria semplicemente perché nel pubblico non c’è posto, aggiungendo come riflessione: “E’ mai possibile che il 18,49% della popolazione minorile prenda un equivalente del 38% delle risorse, che potrebbero più ragionevolmente essere impiegate nella riduzione delle rette di asili nido, scuole dell’infanzia ed andare a aumentare più in generale contributi e servizi del diritto allo studio nonché a migliorare la qualità dei servizi (es. ristorazione)”?
L’esponente anche di Qui Lecco Libera infine si domanda perché il Comune contribuisca al pagamento degli stipendi delle insegnanti delle scuole paritarie, quando negli asili pubblici è lo Stato che provvede: “Perché dovrebbero essere i Comuni ad assumersi tali oneri”?
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