“Un tributo d’amore a mio padre”: così Anna Gabbi definisce la sua opera prima “Otto anni otto piani”, edito da Correlazioni (Euro 18,00), presentato lo scorso sabato 22 ottobre alla Casa dei Costruttori di ANCE Lecco, davanti ad oltre 250 persone. Un libro intimo, che racconta in forma di diario l’intenso rapporto tra Anna e il padre Emilio e richiama, nel titolo, sia gli otto anni trascorsi dal momento della morte di questi, sia gli otto piani dell’Istituto dei Tumori di Milano, dove il padre è stato ricoverato, seguito e curato nel corso della malattia e dove si è spento.
Un libro scritto non per essere pubblicato, e dunque vero ed autentico testimone del percorso, intimo e personale, che l’autrice ha vissuto in questo lungo periodo: un percorso che si è concluso solo quando, anche attraverso la scrittura, è riuscita a vincere il dolore della perdita del padre, accettando di “lasciarlo andare” nella sua nuova dimensione e di tornare a vivere.
Attraverso le sue parole, il suo linguaggio diretto, il ritmo incalzante del suo narrare, del suo raccontare e raccontarsi esce Anna, in tutta la sua complessità: con la forza ma anche la debolezza che prende ciascuno di noi di fronte ai grandi eventi della vita, a cui la morte appartiene.
La sua lotta contro il male che aveva attaccato papà Emilio, la voglia di sconfiggerlo. Ma al tempo stesso il desiderio di proteggere il padre e la madre, quasi sostituendosi a loro nell’affrontare la sfida. E poi la fragilità che sopraggiunge quanto ci rendiamo conto di non poter cambiare il destino: rabbia, prima, e poi dolore, Mai, però, rassegnazione. Perché ad Anna non manca certo il coraggio e, anche quando questo sembra venir meno, riesce a trovare dentro di sé e nella sua famiglia la forza che le permette di reagire e di resistere. Con difficoltà, cadute, cedimenti. Ma di resistere.
“Otto anni otto piani” è un diario personalissimo di Anna. E, come in ogni diario, anche Anna ha costruito un proprio interlocutore: il “terzo fratello” del padre, quell’amico che conosceva Emilio nella sua Parma e ne aveva sempre accompagnato le tappe più significative della sua vita. Un personaggio reale, ma per molti versi virtuale, che ha fatto da specchio all’autrice e le ha dato la forza di guardarsi dentro, di chiarirsi, di ripercorrere passo dopo passo il suo cammino.
Il diario si sviluppa così costantemente tra due diversi registri: quello del presente e quello della memoria. Un presente duro e difficile e un passato portatore di positività, di ricordi felici che hanno segnato la vita di Anna e hanno contribuito a formarla. Un passato-presente in cui centrale è la figura, ovviamente, del padre e l’intensissimo rapporto tra loro due. Una dialettica, quella tra passato e presente, che diventa anche una dialettica tra Parma e Lecco, i due poli geografici ed affettivi che segnano la vita dell’autrice: l’atmosfera ovattata e rassicurante della nebbia di Parma, in cui si collocano i suoi ricordi di gioventù, e quella vivace e attiva di Lecco, dove Anna si costruisce come donna. In mezzo Milano, vissuto come luogo di dolore attraverso la malattia del padre.
“Otto anni otto piani” fa emergere anche le straordinarie capacità descrittive di Anna. I suoi ritratti sono veri e propri “cammei”, particolarmente vivi e freschi, ricchi di sfumature di affetto. Anna descrive i personaggi della sua vita ponendoceli davanti con rapidi ma accurati tratti che ne svelano l’anima, l’identità. Ciò grazie ad uno stile incisivo, ricco di pause e di riprese, che fotografa ed interpreta alla perfezione lo stato altalenante del suo animo, creando una forte empatia con il lettore.
Una parte del ricavato del libro sarà destinato ad un progetto dell’Istituto dei tumori di Milano.