LECCO – “Il welfare aziendale è un vero e proprio mercato dove operano grandi aziende, assicurazioni, una serie di soggetti che riescono a guadagnare da servizi come sanità, scuola, assistenza agli anziani. Com’è possibile che forme di stato sociale diventino improvvisamente così profittevoli? La risposta è semplice. Se c’è qualcuno che riesce a lucrare su queste voci, c’è qualcuno che ci perde. Questo qualcuno sei tu.
La scorsa finanziaria del governo Renzi, infatti, ha eliminato tutte le tasse previste sui fondi destinati a questo tipo di benefit, rinunciando ad un notevole introito fiscale. Stiamo parlando di un risparmio che per il dipendente si aggira intorno al 10%, ma per il datore di lavoro oltrepassa il 40%.
E’ vero che il lavoratore risparmia il 10% di trattenute se decide di destinare il proprio premio al welfare aziendale, ma si tratta solo di una partita di giro. Lo Stato, avendo meno entrate fiscali, a sua volta destinerà meno fondi a sanità, istruzione e pensioni pubbliche, perché integrate privatamente dai dipendenti che hanno accesso al welfare aziendale. Nei fatti è un falso regalo: invece di destinare i nostri soldi alla fiscalità generale ci stanno incentivando a indirizzarli verso strutture private per poter smantellare lo stato sociale pubblico. In realtà stiamo pagando due volte per lo stesso servizio.
A breve assisteremo ad una pressione da parte delle aziende per tramutare quote sempre maggiori dello stipendio in fondi destinati al welfare aziendale. Non solo: gli aumenti contrattuali verranno vincolati sempre di più all’accesso al welfare aziendale. Se non accedi ai fondi integrativi, perdi anche gli aumenti contrattuali. Fiat (Fca) sta già spianando la strada. Si tratta di un risparmio notevole per le aziende, perché di fatto abbassano gli stipendi integrandoli con benefit pagati dagli stessi lavoratori con la fiscalità generale. Alla pressione delle imprese si somma anche quella dei sindacati firmatutto, che gestendo quote di welfare attraverso gli enti bilaterali, possiede veri e propri interessi economici nella sua diffusione.
Tutto questo ci sarà consentito solo se avremo un posto di lavoro, quindi faremo di tutto per non essere licenziati: orari e turni massacranti per uno stipendio ridotto, perché l’esclusione dal ciclo produttivo diventerà l’esclusione da ogni tipo di assistenza.
Il modo migliore per contrastare enti bilaterali e welfare aziendale è lottare per aumenti salariali e per uno stato sociale universale.Questa lotta spetterebbe a un sindacato degno di questo nome, ma come può avvenire se lo stesso sindacato inizia a trarre convenienza dalla bilateralità.
Non possiamo accettare la logica del baratto dei nostri aumenti salariali in cambio di fondi da destinare al welfare, così come non vogliamo rinunciare a ore di par o Ferie in cambio di servizi che riducano l’assenteismo, soprattutto se questi riguardano il tempo libero che impieghiamo con la nostra famiglia.
Va preteso che le organizzazioni dei lavoratori tornino a lottare per uno stato sociale universale, a cui possano accedere tutti, lavoratori e disoccupati, pensionati e studenti. Uno stato sociale che garantisca a tutti servizi fondamentali di qualità e in larga quantità, a partire dall’offerta sanitaria e da quella scolastica, basato su tasse dirette fortemente progressive dove chi meno ha, meno paga”.
USB Lecco
Carroccio Francesco