VALMADRERA – Quanto inquina l’inceneritore? Ben poco rispetto alla concentrazione di inquinanti nell’aria rilevata nei dintorni di Valmadrera. Lo afferma lo studio epidemiologico promosso dai Comuni prossimi al termovalorizzatore per verificare quali sono gli effetti sull’ambiente e sulla salute pubblica dovuti alla presenza dell’impianto di smaltimento dei rifiuti.
Un approfondimento iniziato nel maggio del 2016, che vedrà la conclusione tra un anno, nel dicembre del 2018, e del quale mercoledì sono stati svelati i dati preliminari, relativi a tre fattori: la quantità di emissioni prodotte dal forno inceneritore, il tasso di mortalità e l’incidenza di tumori nella zona presa in esame, ovvero i sette comuni più vicini all’impianto (Valmadrera, Civate, Galbiate, Malgrate, Lecco, Annone e Suello) tra il 2003 e il 2015.
Complessivamente 98 mila soggetti sono stati presi in esame attraverso i dati forniti dagli uffici anagrafe comunali, dall’Anagrafe Sanitaria Regionale e da quelli forniti dall’Agenzia per la Tutela della Salute.
Di questi, solo 3800 ricadrebbero nell’area definita come a più alta esposizione dalle emissioni che fuoriescono dal camino dell’impianto valmadrerese, ovvero superiori ai 40 nanogrammi per metrocubo di poveri sottili, altre tre aree delineate hanno valori più bassi (tra i 15 e i 40 ng/m3 e inferiori ai 15 ng/m3).
Dati, quelli elaborati dalla società Tecnohabitat e rilevati al camino del forno, che rivelano un’emissione praticamente inconsistente rispetto ai livelli di Pm10 riscontrati complessivamente nell’area di Valmadrera, balzata nell’ultimo anno alle cronache anche nazionali (vedi articolo) proprio per lo sforamento dei limiti per l’inquinamento dell’aria.
“I valori registrati sono mille volte inferiori alla soglia di legge dei 40 microgrammi al metro cubo” riferisce il prof. Francesco Donato, esperto epidemiologico dell’università di Brescia e parte del comitato scientifico incaricato di validare lo studio. “Le emissioni dell’impianto sono mutate nel tempo – ha proseguito il professore – erano più alte nei primi anni del 2000, sono calate nel 2006 ed oggi sono fortemente ridotte”.
Il Pm10, e non altre tipologie di inquinanti, è preso come riferimento “perché essendo un particolato grossolano, intercetta meglio tutte le componenti considerate pericolose nelle emissioni, i metalli, le tracce piccolissime di diossine ed idrocarburi – spiega il dott. Ennio Cadum, medico epidemiologico di Arpa Piemonte – In un unico tracciante riusciamo ad individuare la famiglia di sostanze chimiche che si comportano in un analogo modo”.
Rassicuranti, secondo il comitato scientifico, anche i dati relativi alla mortalità e all’insorgere di tumori nella popolazione: “Non abbiamo riscontrato eccessi di mortalità per malattie cardiovascolari né per malattie tumorali respiratorie, c’è invece una concentrazione di tumori alla pleura e al fegato, le cui cause sono difficilmente collegabili agli aero inquinanti”.
Le analisi proseguiranno durante il prossimo anno esaminando in particolare i dati dell’ATS sui ricoveri ospedalieri e l’incidenza delle patologie perinatali.
“Il rapporto completo lo avremo alla fine del prossimo anno” ha confermato il sindaco di Valmadrera, Donatella Crippa, precisando l’estraneità di questo studio rispetto alle sorti del progetto di Teleriscaldamento che potrebbe diventare il futuro del termovalorizzatore. “Abbiamo solo voluto fotografare lo stato di salute della nostra popolazione,venendo incontro anche alle richieste dei nostri cittadini”.