
LECCO – Trecento nuovi “sassi gialli” sono stati rilasciati questa mattina nel torrente Caldone. Il Politecnico di Milano – Polo territoriale di Lecco, con i suoi ricercatori e affiancato dal comune e dalla provincia di Lecco, ha dato vita oggi a una nuova fase del progetto Smart-Sed (Susteinable MAngement of sediment transpoRT in responSE to climate change conDitions) dedicato alla ricerca sul dissesto idrogeologico per la previsione, prevenzione e mitigazione del rischio.

Un progetto reso possibile grazie al finanziamento ricevuto dalla partecipazione di un bando di Fondazione Cariplo (190.00o euro). I “sassi gialli” sono sassi prelevati dal torrente Caldone all’interno dei quali sono stati inseriti dei transponder Rfid (Radio Frequency Identification) che vengono utilizzati per lo sviluppo di modelli matematici utili a prevedere la dinamica delle alluvioni e ridurre quindi gli eventuali danni sul territorio.
“Su trasporto liquido, in caso di forti piogge, già sappiamo cosa succede mentre conosciamo ancora poco del trasporto solido, ovvero il materiale che viene trasportato a valle – ha spiegato Monica Papini, docente del Politecnico – Abbiamo scelto il Caldone anche per le problematiche che si verificano in via Carlo Porta in caso di fenomeni intensi. Il Caldone, nella zona di Bonacina, è diventato un vero e proprio laboratorio a cielo aperto dove vengono svolte lezioni sul campo”.

I “sassi gialli” servono a tarare il modello matematico che i ricercatori andranno a sviluppare. Il trasporto solido resta la vera incognita in caso di rischio alluvionale: “Oltre a monitorare lo spostamento dei sassi, il progetto prevede anche dei rilievi volumetrici, pre e post evento, nelle vasche di sedimentazione – ha detto la professoressa Laura Longoni – L’idea è quella di dare risposte al comune sulla gestione del territorio e fare in modo che la ricerca non rimanga fine a se stessa”.
Il progetto prevede dunque la creazione di un modello, integrato con un monitoraggio territoriale, per la valutazione dei flussi solidi nelle diverse parti di un bacino. Il modello potrà essere applicato anche ad altre realtà.

La professoressa Papini ha sottolineato il particolare rapporto che lega il Politecnico al comune di Lecco: “Con il comune di Lecco collaboriamo su diversi progetti e un rapporto così proficuo non è affatto scontato. Un aspetto positivo visto che c’è ancora qualcuno che crede nella ricerca”.
Una ventina tra strutturati, dottorandi e studenti che lavorano al progetto. Nei mesi scorsi sono già stati rilasciati circa 580 “sassi gialli”, oggi ancora 300. Una ricerca che è partita circa un anno e mezzo fa.
Presente anche il comandante dei Vigili del Fuoco Roberto Toldo, estremamente interessato al progetto, e Enrico Rossi, membro della commissione ambiente della fondazione Cariplo, insieme al prorettore del Politecnico Manuela Grecchi.

“Da questi studi possono derivare importanti dati sotto il profilo della prevenzione dei dissesti idrogeologici ma anche importanti indicazioni per la pianificazione delle opere sugli argini dei corsi d’acqua, specialmente nella parte più avanti – ha detto il sindaco Virginio Brivio -. Uno studio complessivo utile a fare tutti i ragionamenti”.
“La nostra città sta operando con fatti concreti per quanto riguarda il rischio idrogeologico – ha aggiunto l’assessore Gaia Bolognini – La città di Lecco, grazie al Politecnico, è un laboratorio costante: come territorio ci prestiamo a essere operativi sul campo per fare in modo che progetti come questi possano diventare concreti”.

A settembre il Politecnico attiverà il nuovo corso di “Ingegneria civile per la mitigazione dei rischi”, tenuto proprio dalla dottoressa Papini: “E’ un corso che ho voluto fortemente a Lecco perché questo territorio, che confina anche con la Valtellina, è sensibile a queste problematiche. Nel corso saranno inserite queste uscite sul campo per far conoscere ai nostri studenti le attività di ricerca che noi facciamo”.

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