LECCO – L’ospedale di Lecco si afferma come centro capofila per la cura delle aritmie cardiache mediante l’ablazione trans-catetere senza l’impiego di raggi X, cioè di radiazioni potenzialmente pericolose per il rischio tumore.
Lo studio multicentrico nazionale che sostiene tale metodo – coordinato dal dottor Antonio Pani, responsabile del laboratorio di elettrofisiologia ed elettrostimolazione di Lecco – è stato recentemente pubblicato su Circulation Arrhythmia Electrophysiology, rivista di caratura internazionale. Alla raccolta dei dati hanno partecipato venti centri italiani.
“L’ablazione trans-catetere, ossia la procedura interventistica mediante la quale si rendono inattive le strutture responsabili delle aritmie, rappresenta spesso il ‘gold standard’ per la cura definitiva delle stesse e consiste nel bruciare con fonte di calore i cortocircuiti responsabili – spiega Pani -. Tale procedura viene eseguita mediante intervento mininvasivo utilizzando degli elettrocateteri la cui movimentazione all’interno del cuore necessita dell’utilizzo di alte dosi di radiazioni ionizzanti (raggi X), spesso sottovalutate ed altamente nocive per i pazienti soprattutto di giovane età e per gli operatori, trattandosi di fonte di energia cancerogena.
Proprio per evitare questi rischi, sono stati quindi sviluppati sistemi di mappaggio elettro-anatomico non convenzionali, quali ad esempio il sistema “Carto 3” (Biosense Webster), che rendono possibile la ricostruzione anatomica delle cavità del cuore utilizzando l’impiego contemporaneo di tre piccoli campi magnetici inferenziali ed escludendo così l’impiego delle radiazioni”.
All’interno di questo scenario l’ospedale Manzoni, da anni impegnato nello studio e nel trattamento delle aritmie anche complesse come la fibrillazione atriale e le tachicardie ventricolari, non si è limitato ad applicazioni parziali del nuovo sistema, ma ha addirittura promosso uno studio multicentrico per verificare l’affidabilità e la sicurezza dell’impiego del sistema Carto 3 come sola o prevalente fonte di immagini per la guida delle ablazioni di aritmie sopraventricolari.
I risultati dello studio si sono rivelati sorprendenti: grazie all’adozione di particolari accorgimenti con un uso “intelligente” dei sistemi di mappaggio, infatti, si è osservato una netta riduzione e nel 63 % dei casi l’abolizione completa dell’uso di radiazioni ionizzanti, testando così l’efficacia e la sicurezza della metodica.
“Le aritmie – ricorda il dottor Pani – sono alterazioni del normale ritmo cardiaco, cioè situazioni nelle quali il cuore perde la sua regolarità ed accelera in modo anomalo. Quando ciò accade, e soprattutto se si ripete, è bene consultare un cardiologo perché potrebbe trattarsi di un esordio di tachicardia o di fibrillazione atriale, situazioni che vanno tenute sotto osservazione e valutate attentamente”.