
GARLATE – “E’ un caso emblematico, per sette anni la mala burocrazia ha bloccato l’attività di un’azienda che era nel giusto”.
E’ l’associazione dei piccoli medi imprenditori dell’Api a parlare per conto del loro associato, Pierangelo Castagna della Larius di Calolziocorte, realtà specializzata nella produzione di pompe e che nel 2011 aveva deciso di investire nella realizzazione di un porticciolo per il rimessaggio delle barche sul Lago di Garlate.
Un’opera che l’azienda avrebbe realizzato per poi rivenderla, “in questo modo – spiegano dall’associazione – la Larius contava di introitare delle risorse che potessero risollevarla da un difficile periodo economico, fortunatamente oggi superato”.
Le cose sono però andate in maniera decisamente diversa da quanto Castagna potesse immaginarsi e solo recentemente la vicenda si è chiusa con l’archiviazione del procedimento penale che la Procura di Milano aveva aperto nei suoi confronti per reati ambientali.
Tutto ha inizio con la segnalazione del WWF che aveva denunciato pubblicamente il presunto scempio puntando il dito in particolare sulla rimozione del canneto che occupava le rive nella zona del cantiere, con possibili ripercussioni sulla fauna ittica e avicola.
“Una campagna stampa infondata e aberrante per la superficialità, l’ignoranza di merito sull’argomento ed ora possiamo dirlo pienamente – spiegano Mauro Gattinoni e Luigi Sabadini, direttore e presidente di Api Lecco-Sondrio – Fin dal principio era previsto lo sfalcio di 118 mq di canneto ma contemporaneamente una piantumazione di 250 metri quadrati nell’area poco più accanto al porticciolo”.

Nel frattempo, però, ricordano da Api, “si sono attivati procedimenti per deturpamento di bellezze naturali, violazione del codice della tutela dei paesaggi, abusi edilizi, addirittura la tentata corruzione funzionario pubblico” nell’ipotesi investigativa di permessi ottenuti impropriamente dall’imprenditore.
Eppure Castagna aveva tutte le carte in regola, ma dopo la denuncia dell’ente ambientalista il Parco Adda Nord fa marcia indietro e revoca l’autorizzazione, il Comune di Garlate ferma il cantiere a titolo precauzionale.
Il titolare della Larius ricorre al Tar che nel 2014 gli dà ragione annullando i provvedimenti dell’ente parco e dell’amministrazione comunale. A loro volta, gli enti impugnano la sentenza. Sarà il Consiglio di Stato a mettere definitivamente la parola fine alla disputa, con un giudizio favorevole all’operato dell’impresa calolziese.

A quel punto, nel novembre del 2017, la Procura chiede l’archiviazione dell’indagine e il giudice la accetta nel maggio di quest’anno.
“La vicenda ci insegna due fatti, uno culturale: chi opera nell’onestà non può aspettare sette anni per farsi dire se aveva ragione o torto – ha sottolineato Gattinoni – la Larius ha investito in quell’opera e contava di venderla in tempi di crisi per poter rientrare dalle proprie difficoltà. Con una pendenza di questo tipo sul cantiere, ha dovuto attendere fino ad oggi per poterlo fare ad un prezzo conveniente. Il secondo è che non è possibile che, per un’opera, siano 12 enti a dover dare il proprio parere, spesso contraddittorio. Api ci ha messo del proprio nell’affiancare il suo associato, scontrandosi anche con istituzioni con le quali si trova a dialogare per molte altre questioni. E’ una vicenda che lascia oggi si conclude ma lascia delle cicatrici nell’imprenditore”.
“E’ il dramma di una burocrazia che si intreccia con una giustizia a sua volta ancor più farraginosa – ha rimarcato il presidente Sabadini – Come associazione abbiamo deciso di essere accanto ad un imprenditore che aveva tutti i permessi per realizzare un’opera che avrebbe avuto anche risvolti positivi per il territorio. Dall’altra parte abbiamo riscontrato l’insipienza istituzionale di chi si è tirato indietro. Ci sono altri casi come questi, di progetti arenati in corso d’opera, di aziende che vogliono allargarsi ed investire e spesso si trovano davanti una giungla di atti, di parere da far combaciare. Tutto questo frena l’imprenditorialità”.

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