LECCO – Per l’ultimo atto della stagione di prosa del teatro d’autore ieri, martedì 6 marzo, è andata in scena con l’ennesimo tutto esaurito, sia della rappresentazione sia del nostro Teatro della Società, l’orazione civile e laica “Io non taccio Prediche di Girolamo Savonarola” con don Andrea Gallo, il prete genovese ottantaquattrenne (il 18 luglio) animatore e fondatore della Comunità san Benedetto al Porto del capoluogo ligure, prete di strada, degli ultimi, dei miserabili, delle battaglie civili e scomode, ultimamente autore anche di diversi libri: “così in terra come in cielo”, “sono venuto per servire”, “Non uccidete il futuro dei giovani” “Se non ora, adesso”.
Il lavoro teatrale andato in scena ieri ha come filo conduttore le letture delle Prediche di Fra Girolamo Savonarola ai fiorentini 500 anni fa, quelle prediche che l’hanno portato al rogo per eresia ma l’hanno visto profetico annunciatore di flagelli e disgrazie per Firenze e per l’Italia.
Don Gallo, con questo filo conduttore per oltre 2 ore, senza sosta, accompagnato solo da bravi punteggiature musicali dei 2 compagni di scena, racconta aneddoti avuti nella su lunga vita di sacerdote, gli scontri, sempre raccontati con garbo, con i suoi superiori, i suoi vescovi e con il potere. Tra una lettura e l’altra delle Prediche del Savonarola ci apre la porta ai suoi incontri, con i suoi compagni di viaggio, con i suoi profeti, i don Lorenzo Milani e dei suoi allievi di Barbiana, dei don Giuseppe Dossetti membro della Costituente, Don Luigi di Liegro della Caritas, don Alex Zanotelli delle baraccopoli del Kenya e delle lotte per l’acqua pubblica e la democrazia, tutti legati non tanto e non sollo della chiesa degli ultimi ma dell’amore e dell’impegno per la pace e il bene comune.
La forza di questa rappresentazione è la credibilità di Don Gallo, la sua perseveranza in difesa dei più deboli, senza nessun timore di entrare in conflitto con la dottrina ufficiale della chiesa, con la società o la cultura dominante, che lo avvicina quindi ulteriormente alla figura incorruttibile del predicatore ferrarese, la sua vita testimonia, quotidianamente, le battaglie, le stesse battaglie del frate domenicano Savonarola.
Don Gallo da forza a queste letture, sottolineata dalla presenza di molti giovani e da numerosi applausi, nel continuo invitare, spronare a nutrirsi e difendere la democrazia. Predicando il libero pensiero e la libera opinione, le lotte con gli ultimi, i miserabili. La Pace. La forza di essere partigiano. Partigiano è colui, dice rivolgendosi al pubblico, colui che sceglie da che parte stare. Soprattutto dice in questi tempi, dopo il G8 di Genova del 2001 – dove l”Italia è più povera, meno democratica.
In una scena minimale, essenziale: un leggio, un tavolo bianco impegnato solo da fogli, da una caraffa di acqua e dalla sua immancabile scarpa rossa, Don Gallo è padrone della scena, nel suo pur saltellare precario per tutto il palco, non recita, racconta, condivide, sprona, legge Savonarola che parla ai fiorentini di 500 anni fa, di schiavitù delle cose, della bramosia dei soldi, dell’avidità, dell’egoismo, del sesso e delle escort, “come mai le ragazze si offrono ai potenti e le madri dietro bisbocciano?” dei poteri e dei servi. “Cosa siete servi? No, dovete essere cittadini e non tacere”
E non sembrano, non sono, passati i 500 anni che quelle carte portano datato.
E sul finire, dopo appunto due ore senza sosta, chiude citando Antonio Gramsci e Papa Giovanni XIII, il Concilio Vaticano II e Giorgio Bocca e, non ultimo, il suo quinto vangelo, dopo quelli canonici, quello che si capisce essere il suo più amato, il vangelo secondo Fabrizio De’ Andrè. Il Poeta dell’amore, degli ultimi, delle puttane e dei miserabili, degli sconfitti. Quegli stessi compagni di viaggio che ogni giorno fanno di Don Andrea Gallo un uomo, un buon cristiano. Che ha forte nel petto il messaggio che ribadisce ancora in chiusura, mentre sventola convinto al bandiera della Pace, di recuperare il primato della coscienza personale che non è subordinata a nessuno, e questa badate bene è dottrina certa. Come dice Savonarola: Cosa siete servi? No, dovete essere cittadini e non tacere” ritrovando don Milani, anche lui vessato dalle gerarchie ecclesiali, quando per definire la politica disse: è uscire tutti insieme dai problemi partendo dagli ultimi.
E’ questa la forza di questo ultimo appuntamento teatrale. Il Messaggio di don Andrea Gallo, un prete di strada, ottantaquattrenne, che ha ancora la forza, lo spirito di scegliere da che parte stare, di non tacere. La forza di essere responsabile per la sua parte..
Pertanto il non attore don Gallo dovrebbe aiutare a comprendere, ancora una volta che non si va a teatro per osservare quanto è bello il colore del sipario, ma le scene che si sviluppano quando il sipario è aperto.
E, in questo caso, diventando ognuno di noi, non attori nella quotidianietà del nostro vivere. Per il bene comune.