L’azienda farmaceutica del gruppo Teva chiuderà la sede di Bulciago entro tre mesi
Protestano i lavoratori. I sindacati: “Non si cancellano così 50 anni di storia”
BULCIAGO – Con una decisione improvvisa, la Sicor (azienda parte del gruppo farmaceutico Teva) ha annunciato ai sindacati che tra poco più di tre mesi la sede di Bulciago cesserà la sua attività. Lo stabilimento brianzolo produce principi attivi per farmaci generici e vi lavorano oltre un centinaio di dipendenti, che ora rischiano di restare disoccupati nel giro di poche settimane.
“E stato un fulmine a ciel sereno – racconta Celeste Sacchi della Uiltec – siamo stati convocati dall’azienda martedì e credevamo fosse uno dei normali incontri di confronto con il sindacato, invece ci è stata comunicata questa decisione”.
“Come se niente fosse, la multinazionale israeliana, proprietaria del sito di Bulciago dal 2002, decide di cancellare cinquant’anni di storia industriale del nostro territorio e di smantellare l’impianto che dà lavoro, ad oggi, a 109 persone” commenta Nicola Cesana della Filtec Cgil.
Segnali d’allarme fino ad oggi non ve ne erano: “Due anni fa l’azienda aveva ricevuto delle prescrizioni da parte dell’Aifa a cui aveva ottemperato effettuando i lavori richiesti. Ma ora non si registravano problemi – spiega Sacchi – Ci è stato riferito che i margini di guadagno sulle produzioni di Bulciago, essendo di farmaci generici, è troppo esiguo”.
Una motivazione che, per i sindacati, non può essere sufficiente a giustificare il licenziamento di oltre un centinaio di lavoratori. Per alcuni potrebbe essere possibile il ricollocamento negli altri siti produttivi del gruppo in Lombardia. Per gli altri si affaccerebbe il licenziamento.
“Teva sceglie di creare un’altra crisi sociale, dopo aver condotto in modo scellerato il sito negli ultimi anni. Noi non possiamo assistere inermi a questa situazione e metteremo in atto qualsiasi iniziativa possibile per cambiarla” dice Cesana della Cgil.
Lavoratori e sindacati hanno proclamato uno sciopero e un presidio di protesta che si terrà nel pomeriggio di lunedì davanti ai cancelli dello stabilimento. “Il rischio, con una cessazione totale dell’attività – spiega Celeste Sacchi– è quello che non si riesca neppure ad ottenere un periodo di cassa integrazione integrazione straordinaria”.